13 luglio 2007    

Acri: ''Questo Rapporto è un atto di denuncia politica''


A me naturalmente spetta il compito di contribuire ad offrire una lettura politica del nostro lavoro. Dei suoi limiti, delle sue difficoltà, dei suoi piccoli traguardi.

E voglio utilizzare questa occasione per una denuncia, una denuncia politica chiara e semplice.

La politica legislativa della nostra assemblea è insufficiente.  Oserei dire scadente.

E la nascita di questo Comitato non ha affatto contribuito a migliorare il clima generale.

Non posso nascondere la circostanza che la nascita del Comitato per la qualità e fattibilità delle leggi è stata vissuta con una certa sufficienza. Perché in quella particolare categoria di valore che spesso noi politici abbiamo, il tema della qualità, della qualità della legislazione poi, non ha ancora assunto in pieno l’importanza che merita. Nonostante oggi il ruolo legislativo regionale sia così esaltato.

E questo nonostante i nostri sforzi e le nostre intuizioni che rivendico orgogliosamente e che nel prosieguo di questo mio breve intervento cercherò di tratteggiare nella loro giusta dimensione.

Ho più che una sensazione, ed i dati lo confermano, che ci sia un uso ampiamente propagandistico della legislazione regionale.

Molti annunci, soprattutto nella fase di presentazione. Pochi risultati.

Soprattutto una scarsa cultura del monitoraggio, dell’analisi d’impatto, che ci impedisce di avere un quadro d’assieme delle risultanze della nostra attività, della attività legislativa.

L’assemblea regionale rischia di diventare sempre più il luogo dove si raccolgono e convergono le più varie proposte di legge, col fine di mostrarle e rivendicarle pur sapendo, vuoi perché manca quella politica legislativa di cui parlavo prima, vuoi perché non è possibile finanziarle, che difficilmente finiranno pubblicate sul BURC.Il Presidente del Comitato per la qualità delle leggi,  Antonio Acri (Ds)

Oppure leggi regionali sempre più “leggi manifesto”, impregnate di buoni propositi e di dichiarazioni di principio cui non segue nessuna concreto beneficio per i cittadini.

C’è un caso recente, ve ne accenno perché lo ritengo emblematico di un certo modo di operare e perché subito dopo questo nostro incontro avrò una riunione proprio su questo tema.

Parlo della legge regionale n. 23 del 2003 e del conseguente Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali che ha finalmente visto la vita a distanza di 40 mesi da quella legge quando la stessa prevedeva un tempo di 120 giorni.

E dopo 40 mesi ci troviamo un documento insufficiente. Che non risponde nemmeno agli indirizzi che la stessa legge indica in maniera puntuale. Che ci propone ulteriori rimandi di adempimenti.

Così che dopo quattro anni dalla approvazione della legge regionale n. 23 sul sistema integrato dei servizi sociali, abbiamo semplicemente messo un altro piccolo mattone, anche un po’ sghembo, ma della realizzazione di quel sistema integrato siamo ancora molto lontani.

E’ evidente, se questi sono i risultati, che in questi processi c’è qualcosa che non va’. E noi lo sappiamo cosa non va’. Lo abbiamo documentato.

Abbiamo, tra l’altro, presentato due proposte di legge di semplificazione amministrativa.

Grandi elogi. Articoli sul Sole 24Ore. Complimenti da parte dell’OCSE. Documenti presentati in grande pompa in cui si parla di rottamazione della vecchia regione …

Bene, quelle due proposte di legge, che pure dovrebbero dare una sterzata alla politica legislativa regionale, non hanno trovato il tempo per venire in aula.

Non è necessario che io continui a rimanere Presidente di questo Comitato in prosieguo delle medesime condizioni.

E’ chiaro che se questo anno legislativo dovesse concludersi senza segnali di una inversione di tendenza, il 2008 non mi vedrà presiederlo ancora.

Voglio dirlo sommessamente ma decisamente. Non ho bisogno di incarichi di presidenza per continuare a rivestire il mio ruolo di rappresentanza politica, ritengo, con la medesima dignità.

Magari anche con qualche amarezza in meno.

E veniamo adesso alla presentazione del Rapporto

E’ il terzo che presentiamo sulla qualità della legislazione regionale, una relazione che  prosegue il lavoro del Comitato iniziato nel 2005 con il primo Rapporto attraverso l’analisi dell’attività normativa del Consiglio regionale calabrese.

Giunti a questo terzo appuntamento mi preme sottolineare il valore di questo strumento i cui precedenti hanno suscitato un diffuso interesse, interno ed esterno, sull’attività legislativa calabrese.

La “cultura del dato” di cui è portatore il Rapporto ha l’ambizione di offrire un quadro obiettivo soprattutto nel momento in cui l‘analisi è il sostegno concreto alle successive proposte.

Siamo partiti coscienti che la qualità è un processo. Non è un evento. Un processo che si costruisce con fatica, con difficoltà, con aggiustamenti progressivi provando a dare vita ad un ambiente normativo diverso, molto diverso, da quello in cui si è sviluppato storicamente la legislatura regionale calabrese.

E già questo è stato un obiettivo. Dare vita ad un punto di rottura di una rinnovata visione delle politiche legislative che il Consiglio regionale è chiamato ad affrontare.

Lo abbiamo fatto cercando di dare segnali di politica legislativa importante, anche innovativi.

Il primo. Quello di non considerare come una perdita di tempo l’ordinaria manutenzione istituzionale.

Una istituzione che opera soprattutto attraverso la legificazione deve porre particolare attenzione a questo aspetto. Ne va della credibilità del ruolo che è chiamata a svolgere l’assemblea consiliare. Quella di offrire ai cittadini una normazione chiara e, possibilmente, al passo dei tempi.

Dai primi rapporti è nata la prima operazione di “pulizia normativa” della legislazione regionale, primo passo verso la semplificazione e chiarificazione del sistema normativo regionale.

Palazzo Campanella a Reggio, sede del Consiglio regionale della CalabriaLa seconda linea di intervento già avviata dal Comitato  è il raggiungimento di un “corpus” legislativo più “fluido” e semplificato, nel quale l’insieme delle norme che disciplinano un determinato oggetto, siano riunite in modo semplice ed ordinato.

Per questo abbiamo scelto di avviare la produzione di Testi Unici con l’obiettivo di rendere la legislazione calabrese moderna ed efficiente.

Il terzo obiettivo, di cui si dà diffuso conto in questo rapporto, è quello dell’efficacia della pletora degli organismi “di partecipazione” disseminati in una molteplicità di leggi regionali, da valutare nel quadro più complessivo di semplificazione e di riordinamento della legislazione vigente.

Da questo terzo rapporto emerge inconfutabilmente, se pure in maniera sintetica, una linea di azione legislativa che, a mio avviso andrebbe contrastata con maggiore energia.

Si tratta di un utilizzo sempre più massiccio dei collegati alle leggi di bilancio per  introdurre modifiche sostanziali alla legislazione vigente o addirittura disposizioni di riforma organica di interi settori.

Un modo di operare che, ribadisco, occorrerebbe impedire magari vietando, al pari di quanto già realizzato in altre regioni, che le leggi finanziarie rechino disposizioni estranee al suo oggetto.

Anche perché – e basta analizzare gli ultimi cinque collegati al bilancio – gli stessi sono pieni di una sequenza non trascurabile di formali impegni che sono stati, per la maggior parte, disattesi.

In conclusione ritengo che il percorso avviato dal Comitato non può che esaltare il ruolo del Consiglio regionale.

Lo sappiamo. La legge oscura, criptata, nascosta, mette sostanzialmente il cittadino in balia dell'interprete, cioè di qualunque operatore.

L'assemblea rappresentativa abdica così al suo compito di fissare le regole del vivere civile, che vengono dettate da altri.

Quanto basta, mi sembra, per considerare la qualità della regolazione come una riforma  da perseguire con forza e determinazione.

Francamente, dopo due anni, non sono sicuro se su questa linea di tendenza si possano realizzare alleanze vaste e consapevoli.

E questo lo considero un handicap soprattutto nel momento in cui la funzione legislativa delle assemblee regionali non ha mai avuto, nella storia repubblicana, un così forte ruolo.

Voglio concludere ricordando che nel  collegato alla nostra ultima finanziaria, l’art. 9, titolato Riduzione delle spese per consulenze, comitati e commissioni, prevede che entro 60 gg. si provveda, tra l’altro, ad accertare la perdurante utilità di incarichi professionali, studi, consulenze, comitati, commissioni ed organismi collegiali di qualsiasi natura operanti nell'ambito delle organizzazioni regionali

Bene, fin dal primo rapporto, abbiamo provveduto a denunciare e ad analizzare questa situazione, ed anche in questo terzo rapporto vi abbiamo dedicato un capitolo

Recentemente anche la Sezione regionale di controllo per la Calabria della Corte dei Conti si è occupata del problema. (vd. Relazione sulle risultanze generali e del rendiconto e sull’andamento delle politiche di spesa della regione Calabria nell’anno 2005 – Catanzaro 22 dicembre 2006), richiamando proprio i Rapporti prodotti da questo Comitato.

La sezione calabrese affronta il problema inserendolo nel paragrafo che concerne i costi della politica considerato che il funzionamento di tali organismi comporta, spesso, un esborso di denaro pubblico.

Il Comitato, nel rispetto dei suoi compiti istitutivi, ha inteso affrontare il tema esclusivamente con riguardo alla efficacia di tali organismi in un quadro più complessivo di semplificazione e di riordinamento della legislazione vigente.

I dubbi già avanzati, e motivati, circa la reale efficacia di tali organismi nel processo di miglioramento della qualità della legislazione, sulla loro duplicazione quando non sovrapposizione, impongono un intervento ragionato nel quadro più generale del riassetto della normativa regionale.

Se poi, da tale operazione, dovessero derivare anche risparmi di denaro pubblico, l’obiettivo del Comitato sarebbe ulteriormente significativo ma non da questo esclusivamente qualificato.

Anche in questo siamo stati anticipatori. Ma anche poco ascoltati.

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