25 giugno 2007    

San Francesco e il suo messaggio (di Luisa Lombardo)


Nel libro “I Fioretti di San Francesco” è ricostruita, attraverso le testimonianze dirette della gente di Calabria, la vicenda umana del Santo, che forse più di tutti seppe interpretarne le angosce, le tribolazioni e l’anelito di riscatto. L’opera del frate minimo, Pietro Addante, edita da Laruffa, sulla vita e le opere di Francesco di Paola, è però anche un affresco fedele dell’epoca.
Pubblicata in due edizioni, l’una di maggior pregio e l’altra più contenuta nelle dimensioni, l’opera è stata presentata, sabato scorso, a Palazzo Campanella, alla presenza di autorità civili e religiose. La copertina del libro di Pietro Addante sui Fioretti di San Francesco
Con questa pubblicazione - ha spiegato Giampaolo Latella, portavoce del presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Bova, la massima Assemblea elettiva calabrese “ha voluto onorare la ricorrenza del cinquecentenario della morte del Santo”.
Il volume, in cui è racchiuso il “processo del secolo” (1512-1513) per la santificazione del fondatore dell’Ordine dei Minimi, raccoglie le testimonianze di quanti, ricchi e indigenti, dotti e analfabeti, scrivani e nobili furono chiamati liberamente a testimoniarne i miracoli, dinnanzi al Tribunale, sotto giuramento.
L’autore ha spiegato “di aver eliminato tutte le strutture giuridiche per restituire quello che può davvero considerarsi il capolavoro della letteratura popolare religiosa, forse il più interessante documento di letteratura italo-calabrese del Rinascimento”. Uno scrigno prezioso che custodisce notizie sulla storia, l’economia, la politica e le vicende di allora e che fornisce anche precise informazioni sulle malattie dell’epoca.
Ma chi era Francesco di Paola? Non solo, l’uomo di preghiera, l’eremita chiuso nella cella. La sua vera cella – spiega Pietro Addante - era la strada  dove la gente chiedeva la pace del cuore e la liberazione dalla sofferenza fisica”. Non dimentichiamo che Francesco visse quando il Regno di Napoli era retto dagli aragonesi che avevano instaurato un regime coloniale a scapito della popolazione.
Francesco fu colui che seppe aprire le coscienze, rimproverando i ricchi per le loro ingiustizie, chiedendo l’esenzione dalle tasse per quanti erano indigenti. Si racconta che, quando si recò a Roma, lo sfarzo della Città Eterna lo impressionò così negativamente da spingerlo a redarguire un cardinale facendogli notare che Gesù non aveva avuto abiti così sontuosi. Dalle parole dell’autore, emerge, ancora con più forza, la figura di un uomo che fu “il viandante di Dio in mezzo ad una società piena di soprusi, di abuso di potere e di ingiustizie sociali, di straccioni, e di indifesi, di emarginati e oppressi”. Ma, la dimensione laica del Santo taumaturgo di Paola, viene fuori, soprattutto dalle testimonianze dei 56 testi. Francesco non è solo l’uomo di Dio ma è anche il cittadino che prende coscienza dei bisogni indilazionabili di un popolo e vi pone rimedio, e traccia programmi di futuri sviluppi. Per questo - dice il presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Bova, figure come quella di San Francesco restano esempi sempre attuali, punti di riferimento certi, che non vanno solo onorati ma vivificati e attualizzati, perché possano costituire, per la Calabria di oggi, un modello cui ispirarsi, uno stimolo per affrontare e risolvere i problemi odierni e per superare le difficoltà in cui vive la nostra regione”. Per il presidente del Consiglio regionale calabrese “vale dunque la pena di impegnarsi per aprire la strada a nuove esperienze solidali, nuove energie che si dimostrino ispirate a quella memoria, quella di Francesco, che oggi serve forse più del pane”.
L’opera si articola in due sezioni. La prima è lo studio storico-critico del processo cosentino, per la causa di santificazione di Francesco che fu condotta contestualmente a Reggio Calabria e a Tours, in  Francia, dove il Frate morì nel 1507. La seconda riporta i ‘Fioretti’, cioè i fatti straordinari della vita del Santo.
Secondo l’editore, Domenico Laruffa “Il quinto centenario della morte di San Francesco è una grande occasione per ricostruire un’immagine positiva della Calabria e per restituire centralità ad una figura verso cui, negli anni, l’attenzione e l’interesse sono andati purtroppo scemando. “Da bambino – ricorda Laruffa - ho visitato i luoghi della fede di San Francesco, la mia generazione si è incarnata nella storia del Santo di Paola che era nel cuore di tutti i calabresi”.
E della tradizione popolare, ricordiamo, fra le diverse preghiere dedicate al Santo Patrono della gente di mare, il rosario che ancora oggi si recita a Marina Grande di Scilla…“San Franciscu mi rilettu, viniti a la me casa chi va spettu, viniti a la me casa e succurriti chi li bbisogni nostri li sapiti”.     
Era doveroso – ha detto l’Arcivescovo Metropolita – che il Consiglio regionale s’interessasse di questa figura eccezionale, il più Santo dei calabresi e il più calabrese dei Santi”.
Sono tante ancora le tappe delle celebrazioni per onorare il Santo di Paola. “Bisogna pensare ad un progetto – ha detto il sindaco di Paola, Garrotta – che faccia sentire più ‘vicini’ alla nostra regione i 50 milioni di calabresi sparsi nel mondo. All’iniziativa di presentazione, ha partecipato anche il padre provinciale dell’Ordine dei Minimi di Cosenza. Padre Gregorio Colatorti ha sottolineato “l’importanza di recuperare molti luoghi della fede di Francesco che si trovano attualmente in stato di abbandono”.
Adesso, la prossima tappa delle celebrazioni per il cinquecentenario della morte di San Francesco, è a settembre a Tours.
 

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