20 marzo 2007    

La lotta alla mafia verrà sancita nello Statuto dell’Ateneo (di Massimo Giovannini*)


Distruggere la vecchia Calabria, per costruire la nuova Calabria.
Questo il manifesto che, in modo convincente, sintetizza e comunica l’intenzione di  “rifondare” la Regione Calabria. Una sfida democratica alle organizzazioni illegali, alla mafia calabrese.
“Rifondare” la dignità e il prestigio delle istituzioni per tutelare i cittadini da interessi illegali di stampo mafioso per preservarli da devianze mafiose significa anche arrivare alla verità sull’ omicidio dell’On.le Francesco Fortugno (16 ottobre 2005). Vi si legge: le istituzioni devono essere d’esempio, lavorare in favore di interessi collettivi, esser trasparenti nel loro operato, dimostrare senso di responsabilità nell’espletamento del loro incarico, avere comportamenti irreprensibili.
Le istituzioni sono al servizio dello Stato e prima di tutti sono al servizio dei cittadini che, in diversa misura, amministrano.
Il Rettore dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria Massimo GiovanniniLa Convenzione contiene provvedimenti importanti. Tra gli altri, la revoca degli incarichi per tutti coloro che hanno condanne penali anche non definitive, la riduzione delle spese intermedie e dei compensi, il piano straordinario (meglio sarebbe se fosse ordinario) per la sicurezza sottoscritto il 22/ 02/2007, l’eliminazione degli sprechi, la rottamazione degli enti inutili. Questa, in estrema sintesi, la Convenzione.
Iniziativa di grande valore politico, etico, civile e democratico questa intrapresa dal Consiglio regionale, dal suo Presidente, l’on. Giuseppe Bova, a cui va tutto il mio plauso.
Una considerazione sul manifesto. Distruggere la vecchia Calabria, per costruire la nuova Calabria. Termini duri. Personalmente avrei usato, proprio sul piano della comunicazione, termini più morbidi, più suadenti; meno esogeni. Per essere più convincenti. Modificare sarebbe stato il termine, a mio avviso, più appropriato. Mutuando dalla medicina, le istituzioni, a tutti i livelli formativi e normativi, sono chiamate ad inserire propositi sani come cellule sane in un organismo. Cellule staminali affinché lavorino dall’interno, in modo endogeno, per correggere parti degenerate; in modo omeopatico. Con i tempi propri delle modificazioni lente delle identità, dei convincimenti, dei Dna; delle convenienze democratiche.
Distruggere e costruire suggeriscono imposizione eterodirette. Non scelte autonome; sanzioni, punizioni. Repressione sovrastrutturale e non cambiamenti strutturali come i mutamenti del modo di pensare, di vivere, di rapportarsi con la cosa pubblica, con le regole con gli altri.
Modificazione deriva da modum  facere che significa fare misura e misurare significa commisurare, confrontare qualità, conoscere. Alla base delle prevenzione c’è la misura, la conoscenza. Senza conoscenza non c’è progetto preventivo. E la Convenzione intende prevenire; fare in modo che le cose non succedano. Intende contribuire al ripristino della normalità della vita civile.
Avere una Regione in cui sia possibile progredire, migliorare, competere nelle sfide. In cui i cittadini abbiano gli strumenti concettuali e pratici per farlo. L’educazione per farlo; la cultura per farlo.
Credo vada ribadito un concetto molto semplice: non c’è sviluppo sociale senza sviluppo culturale.
E la cultura deve essere nell’amministrazione, nelle imprese, nelle categorie produttive, nei lavoratori, nei sindacati, in tutti coloro che vivono nel rispetto delle regole. In sostanza, in tutte le ramificazioni in cui si organizza la vita civile di una Regione.
Il compito delle Università e in particolare del sistema universitario calabrese è quello di contribuire alla sviluppo culturale. Perché i giovani che formiamo sono quelli che realizzano lo sviluppo economico, lo sviluppo sociale, l’innalzamento del livello etico. Che rinsaldano il senso di appartenenza all’Istituzione, alla città, alla provincia, alla Regione. 
L’Università collabora alla formazione dell’uomo postumo. Di colui al quale domani sarà data la possibilità, col proprio lavoro, nel rispetto delle regole, della convivenza civile e delle istituzioni, di contribuire allo sviluppo sociale della Regione, di competere nel mondo del lavoro, delle professioni.
Credo vada ribadito con forza che l’Università non è un comparto cui dare inconsapevoli risposte economiche. L’Università è una delle risorse più significative del paese, specialmente per la nostra Regione. Sappiamo anche che lavorare in Calabria significa, più che in altri luoghi, intervenire nelle pieghe di un sistema ambientale consolidato, progettare il futuro. Significa costruire, con maggiori difficoltà che in altre parti del paese, le basi democratiche, humus insostituibile e fertile, per lo sviluppo della realtà del domani. 
L’Università è il luogo della riflessione critica, dell’elaborazione e della diffusione dei saperi. Centro motore del sistema sociale, laboratorio di idee e di iniziative, di conoscenze e di progetto capace di dare risposte coerenti in sintonia con la società e con i tempi. L’Università forma la struttura dell’esperienza dei giovani. Interviene nella formazione delle coscienze; lavora nei cardini della democrazia.
L’Università è in grado di anticipare, di prevenire, di progettare, confortata in questo dalla documentata conoscenza di ciò che accade. L’Università è il luogo della produzione culturale, della produzione del sapere. Il luogo in cui si trasmette metodo piuttosto che nozioni, per adattare le menti e gli intendimenti al variare rapido della società. Per tradurre in innovazioni le intuizioni e le conoscenze. Per portarle, attraverso i laureati, nella società e nel lavoro.
L’Università ha il compito di ribadire con forza la funzione pubblica e il ruolo sociale del suo mandato. Fortifichiamo l’Università. Si faccia subito una Legge regionale per le Università come hanno già fatto altre Regioni italiane. Ci impegniamo a collaborare con la Regione alla sua stesura. Per favorire la creazione di opportunità di finanziamento per la ricerca, l’utilizzazione nel territorio regionale delle molteplici competenze presenti nell’Università, per sostenere interventi in materia di ricerca.
Credo vada ribadito che senza ricerca non c’è trasferimento di saperi, non c’è trasferimento tecnologico. Non ci sono spin off di impresa. Non c’è sviluppo, non c’è lavoro. Non c’è futuro per i giovani. Vincono le organizzazioni illegali, le degenerazioni mafiose.
Sappiamo che senza attenzione per il sistema pubblico della ricerca e della didattica, la Regione è destinata a confondersi, a degradare.
Chi è il vero scienziato: chi fornisce le risposte o chi pone le domande? Per Isaac Asimov non ci sono dubbi. È chi pone le domande. La conoscenza permette di porre le vere domande. Solo ponendo le vere domande si possono avere risposte utili. La conoscenza permette di ascoltare la democrazia delle interpretazioni, dei bisogni e dei propositi. E, disporsi all’ascolto, significa allargare il coinvolgimento e, quindi, la partecipazione alle decisioni.
Atteggiamento che favorisce il senso di appartenenza senza il quale non c’è alcun senso dell’istituzione.
L’azione degli uomini che resiste alla facilità dei risultati è quella che meglio raggiunge la rappresentazione fedele della realtà. Perché la realtà è di una tale complessità che non abbiamo idea (Tahar Ben Jelloun).
Un progetto di Regione che si ponga questo obiettivo, che resista ai risultati facili e si impegni ad indicare i fini e le strategie di breve e lungo termine per conseguirli. Un progetto costantemente seguito e monitorato in ogni sua fase e in ogni suo  aspetto. Che sia possibile correggere ed aggiornare, modificare o trasformare, se cambiassero le condizioni al contorno.
Un progetto di Regione che promuova occasioni stabili d’incontro in cui dialogare per confrontarsi su idee e ipotesi al fine di assumere collegialmente e consapevolmente i problemi, conoscere le proposte e, se condivise, accompagnarne e garantirne gli esiti nei tempi concordati.
Un progetto di Regione dal quale discendano iniziative selezionate su cui dialogare con le Amministrazioni coinvolte e con le diverse espressioni d’interesse economico, sociale, politico e culturale del territorio. Dialogo tra le istituzioni come necessità, come forma di democrazia, come condizione di crescita e sviluppo.
Con questa Regione sarà bello lavorare.
Un’istituzione che perda il “discorso sui fini e sugli obiettivi” e si occupi solo delle procedure è un’istituzione che ha smarrito la funzione sociale del suo mandato (Norberto Bobbio).
Mi impegno, come Rettore della Mediterranea, a sottoscrivere la Convenzione ed a inserire nello Statuto di autonomia dell’Ateneo l’impegno alla lotta alla mafia. Mi impegno, inoltre, a promuovere tutte le iniziative culturali e formative per il progressivo sradicamento della cultura mafiosa dalla nostra Regione.
 

* Rettore dell’Università “Mediterranea”
 segnala pagina ad un amico
 CHIUDI