20 marzo 2007    

Una nuova legge sugli appalti per la primavera calabrese (di Antonio Borrello*)


Signore, Signori, On. Li colleghi,
rappresentanti delle Istituzioni, delle forze politiche,  sociali, economiche, culturali…
 
Dentro quest’Aula, dopo una lunga fase di  preparazione dell’evento odierno -  una fase che è stata  articolata e partecipata ed ha alimentato un importante dibattito -  s’ incontrano due chiare  esigenze che ci hanno indotto a formulare  una  proposta di Patto Costituente da cui dovrà nascere una Regione Nuova. Il vice presidente del Consiglio regionale Antonio Borrello
 
La prima:
- La presa d’atto, senza alcuna sottovalutazione, di una crisi dirompente che attraversa il sistema-istituzionale calabrese in ogni sua fibra. Non riconoscerlo sarebbe per tutti noi un errore clamoroso. In tutti questi anni l’accentuazione del distacco fra la politica e la Calabria è diventata preoccupante.
E’ una crisi che investe la  legittimazione dei soggetti della rappresentanza e la fiducia verso le Istituzioni regionali fortemente intaccata, in Calabria e nel Paese;
una crisi che ci riguarda da vicino. Tutti. Nessuno escluso!
Che ci dice, senza troppi giri di parole,  quant’è diventata grave  l’intolleranza dei cittadini verso un sistema istituzionale non in grado di girare alla velocità che la situazione impone, che non è nelle condizioni obiettive di costruire risposte efficaci ai bisogni di lavoro, sviluppo e di una migliore qualità della vita; un sistema istituzionale  che spesso appare distante dalla vita quotidiana dei cittadini.
L’altra:
- la Calabria registra picchi di fragilità economica e sociale ormai insopportabili: i nostri giovani emigrano sempre più; il lavoro sicuro è picconato dalla competitività sfrenata del mercato aperto; la forbice tra la produzione ed i consumi si allarga a dismisura e ci vede agli ultimi posti nel rapporto Pil/consumi; il 40% delle famiglie calabresi vive sotto la triste soglia del limite di povertà, il nostro Welfare è interamente da ripensare; il precariato più esposto alle intemperie delle liberalizzazioni è in Calabria; la mafia più pericolosa, invasiva e onnivora è in Calabria e condiziona persino la speranza di un cambiamento trasparente e vero.   
 
L’Assemblea legislativa regionale non intende nascondersi dietro a un dito, non può e non vuole farlo, non intende procedere in maniera ordinaria o rifiutare di assumersi le responsabilità che la gravità del momento esige; perciò, pubblicamente, stringe un accordo con la società delle Istituzioni elettive e delle istanze sociali sparse sul territorio e s’impegna, operativamente, su alcuni fronti decisivi.
Parte da qui, oggi, un percorso di cambiamento non più rinviabile, senza scorciatoie, fortemente proteso al superamento secco, deciso delle tante criticità che impediscono alla Calabria di aspirare a diventare una Regione normale.
Ciò che intendiamo mettere in campo da subito si articola su alcune questioni da assumere come la priorità assoluta  di un convinto  impegno rinnovato:
 
Intaccare annosi problemi legislativi e politici:
- pensiamo all’azione di delegificazione, all’abrogazione di innumerevoli leggi, vuoi di quelle ormai superate, vuoi,anche, di quelle, e non sono poche, finalizzate ad assicurare nicchie di assistenza ;
    - pensiamo ad una riforma vera di enti regionali strumentali di cui si dice ormai da tempo tutto il male possibile e che sono divenuti l’emblema di una politica di corto respiro basata su come alimentare le spese di funzionamento  anziché su come produrre sviluppo;
Un momento della «Convenzione»
 Disporre di una  nuova legislazione regionale, sia  in materia di appalti pubblici di lavori, servizi e forniture, che detti regole fisse ed impenetrabili dentro un sistema dove spesso la discrezione e i condizionamenti esterni hanno favorito scarsa trasparenza, zero efficacia, spreco di risorse, infiltrazioni criminali, sia in termini di attacco all’opprimente fenomeno dell’usura che ormai aggredisce in maniera indistinta ogni categoria della società, non solo quella imprenditoriale ma anche, ahimé, quella di pensionati e dipendenti;
 
Razionalizzare seriamente l’utilizzo delle risorse pubbliche invertendo a 360 gradi la rotta del fondo perduto, che è finito per diventare la prima, vera causa dell’inaffidabilità di strumenti di sostegno, che, nati per favorire investimenti, si sono rivelati,invece, fonti di arricchimento personale; costruire una Regione snella, efficiente, trasparente ed inclusiva, che guarda al rischio d’impresa come il primo elemento da tutelare attraverso fiscalità di vantaggio e conto interessi: solo così si può esaltare la capacità progettuale dell’imprenditore vero;
 
Valorizzare la risorsa giovani fin da subito, laureati da professionalizzare con stages a carico della Regione per irrobustirli, qualificarli e consegnarli alla società calabrese perché diventino i pilastri di un sistema a rete efficiente e vantaggioso: siamo tutti consapevoli che sui giovani si gioca una partita decisiva per il nostro presente e per il futuro della Calabria;
 
Sancire l’urgenza di introdurre nella vita amministrativa una dose di eticità indispensabile: la ‘ndrangheta  è un cancro per la democrazia, pertanto occorrono garanzie di piena affidabilità  sul terreno di un’azione amministrativa e politica affrancata dalla illegalità.
 
La Convenzione e il Patto che sigliamo questa mattina   rappresentano, in un momento assai delicato, una vera e propria  fase Costituente per un nuovo e diverso assetto istituzionale in Calabria. Questo intendiamo concretizzare .
Oggi l’elemento sconvolgente dell’evento è il vigore con cui ci adoperiamo per superare le difficoltà, dotati di un nuovo senso critico e di un insopprimibile desiderio ad andare oltre il  cortocircuito che finora vi è stato  fra la Regione e il sistema delle autonomie locali, entrambi sistemi fragili  qualora non reagissero in sinergia e verso obiettivi comuni.
Qualcuno ha parlato dell’apertura di un cantiere istituzionale, bene io oserei definirlo un cantiere istituzionale permanente: perché il Patto che sigliamo oggi non finisce tra due ore, ma è destinato a produrre effetti nel tempo ed a chiamarci alla sua scrupolosa sorveglianza di qui ad un tempo breve.
 
Niente potrà essere come prima dopo la sigla del Patto!
 
La vera scommessa consiste nel realizzare, insieme,  l’obiettivo della Regione a rete. Non più un sistema Istituzionale polarizzato fra i vertici dell’Esecutivo e del Legislativo, refrattario agli stimoli della società orizzontale, ai cosiddetti poteri dal basso,  ma un sistema   incentrato sulla partecipazione attiva dei diversi attori  presenti sul territorio, come d’altronde prevede il nuovo Statuto regionale.
 
Ci muoviamo tutti dentro una congiuntura politica ed istituzionale complessa e difficile, in Calabria più che altrove.
Il Governo ha predisposto una serie di provvedimenti che potrebbero aiutare il Mezzogiorno e noi qui abbiamo il dovere di riscoprire la cultura della responsabilità, ben consapevoli che la vera partita la giochiamo soprattutto in casa, non dobbiamo né vogliamo abdicare al ruolo  di cui siamo stati investiti.
Dipende da noi! Da tutti noi! E’ inutile girarci attorno…Se non ci sarà una forte accelerazione difficilmente otterremo risultati.
Dobbiamo tutti dare il meglio di noi stessi per rimettere nel circuito nazionale ed europeo la nostra regione.
Questo di oggi è un passo decisivo nella direzione indicata, c’è da augurarsi che  in questo  cantiere così solennemente avviato scendano a lavorare tutti i soggetti delle istituzioni e le espressioni più vive della società regionale.
Per questo siamo qui assieme oggi.
Facciamo in modo, allora,  che il 13 di Marzo del 2007 diventi il simbolo della nuova primavera calabrese!
Grazie
 

* Vicepresidente del Consiglio regionale
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