20 marzo 2007    

"La delegittimazione causata dall'assenza di risposte alla Calabria (di Roberto Occhiuto*)


Signor Presidente, onorevoli colleghi, sindaci e presidenti di provincia, rappresentanti delle parti sociali ed economiche della Calabria,
 
Oggi, in questa sala è riunita la classe dirigente della nostra regione.
È riunita, per dimostrare a se stessa, e prima ancora ai cittadini calabresi che essa ha l’umiltà per riconoscere la crisi che stanno attraversando le Istituzioni ed il coraggio di assumere scelte di responsabilità, sincere ed impegnative.Una panoramica dell'Auditorium
C’è un distacco tra rappresentanti e rappresentati tanto marcato e profondo che rischia di travolgere, partendo dal Consiglio regionale, la funzione e l’autorevolezza di tutte le istituzioni, e con esse rischia di annientare ogni possibilità di crescita per la Calabria. Perché, per quanto insufficiente possa giudicarsi l’azione delle Assemblee politiche, senza di esse, senza la Politica non c’è possibilità di orientare verso il meglio il destino di un territorio e di una società.
Questa certezza ci accomuna, al di là delle appartenenze e delle divisioni tra i ruoli politici di maggioranza e di opposizione, e per questo abbiamo promosso e condiviso il senso di questa iniziativa.
Le Istituzioni sono di tutti, non solo di chi le governa in fase contingente, e l’impegno a difenderle, accrescendone l’autorevolezza, deve competere a ciascuno.
La Convenzione Istituzioni: doveri e diritti, quindi, non serve ad annullare le differenze tra chi governa e chi è chiamato a svolgere le prerogative dell’opposizione. ! Guai se fosse cosi. Oggi come mai vi è, a mio avviso, una forte differenza tra chi è al Governo di questa Regione e chi esercita la funzione di controllo;  le differenze ci sono e devono esserci, fanno bene alla politica ed ai cittadini, perché, per tanti, una causa del diminuito prestigio della politica e delle istituzioni è rintracciabile proprio nella confusione dei ruoli, nel consociativismo e nel trasformismo.
È lecito dividersi sulle ragioni e sulle responsabilità della crisi, ma non sugli obiettivi da realizzare per fare uscire le Istituzioni e la Calabria dal tunnel in cui sono finite da due anni a questa parte
 Ci dividiamo, per esempio, sull’analisi delle cause che hanno generato questa gravissima situazione: c’è chi fa discendere tutto dall’omicidio del compianto Vicepresidente del Consiglio regionale  Franco Fortugno e c’è chi, come noi, ritiene che la ragione di questo deficit di legittimazione, di questa sfiducia sia da ascrivere principalmente alla domanda di cambiamento espressa dai calabresi due anni fa, con una affermazione clamorosa della coalizione alternativa a quella che aveva governato nella scorsa legislatura, ed alla quale affermazione  non ha corrisposto, come tutti sappiamo,  una risposta sufficiente in termini di politiche dello sviluppo, del lavoro e delle riforme. Qui si rinviene una responsabilità di governo che rende la Calabria ultima nel Paese ed in Europa, debole nei processi di sviluppo e marginale nella competizione economica internazionale.
L’omicidio di Franco Fortugno, sul quale chiediamo che venga fatta luce in maniera completa, ha inserito elementi ulteriori di debolezza in un contesto nel quale le istituzioni regionali non hanno saputo alimentarsi della fiducia dei cittadini, perché la fiducia esiste soltanto quando si condividono le scelte degli esecutivi e delle assemblee legislative.
In sostanza, la morsa della ‘ndrangheta da un lato e l’insufficienza amministrativa dall’altro, hanno costruito il clima di delegittimazione e di diffidenza che tutti sentiamo palpabile.
Le divisioni, le lotte interne, il tentativo di usare per fini di parte commissioni parlamentari di indagini, hanno reso ancora più fosco il clima, consegnando ai calabresi ed alla comunità nazionale un’immagine della regione senza futuro e senza speranza.
A questa immagine oggi vorremmo che se ne sostituisse un’altra, quella di una classe dirigente che, intuiti i pericoli che il sistema-Calabria corre,   recupera l’orgoglio e la passione per costruire una nuova stagione dei doveri e dei diritti.
Oggi, quindi, siamo qui come uomini e donne  delle istituzioni per dire alla Calabria, insieme, con umiltà ma con fermezza, che sul terreno del rilancio delle istituzioni noi vogliamo esserci, vogliamo confrontarci, vorremmo contribuire a scrivere una pagina di speranza, concorrendo, dalla nostra parte del campo, a ricostruire la Regione e a riannodare il tessuto del rapporto tra rappresentati e rappresentanti.
Vorremmo che si  iniziasse una ricostruzione della Calabria, proprio partendo dalla ricostruzione della speranza. Vorremmo che la Convenzione di oggi potesse servire a convincere i calabresi che non tutto è già perduto.
È vero che c’è una forte separazione tra la società calabrese e gli uomini delle istituzioni, ma non tutto delle istituzioni merita di essere demolito e, soprattutto, gran parte della società calabrese ha energie, intelligenze, saperi che possono accendere la scintilla di sviluppo per la regione. Ci sono giovani straordinari, professionisti, lavoratori fuori dalle stanze della politica, che però non credono più nella possibilità di cambiare le cose e che si abbandonano ad una sorta di rassegnazione che si esprime in un’individualistica tendenza ad arrangiarsi personalmente, rifuggendo da ogni impegno collettivo al cambiamento attraverso l’ingresso nelle istituzioni e nei partiti, che potrebbe invece rigenerare le prime e rinvigorire i secondi.
Bisogna convincere, allora, con atti concreti, i migliori ed i giovani soprattutto, che si può ancora ripartire e che è sbagliato rinunciare alla speranza.
Il vice presidente del Consiglio regionale Roberto OcchiutoLo può fare, però, soltanto una politica che abbia l’onestà di riconoscere gli errori ed il coraggio di offrire esempi concreti di cambiamento. La discussione su questi punti in Consiglio regionale ed in preparazione della Convenzione, è stata impegnativa, ma ancor più impegnativo dovrà essere il percorso del Consiglio nelle prossime settimane. Si è trattato di assumere, insieme, impegni coraggiosi, alcuni dei quali con un forte valore simbolico, altri di sostanza sul piano della costruzione della nuova architettura della Regione, che deve essere a rete con le diverse articolazioni istituzionali, economiche e sociali della Calabria.
È indispensabile a questo fine che entro poche settimane possano essere istituiti il Consiglio delle Autonomie ed il Consiglio dell’Economia e del Lavoro, previsti dallo Statuto come i luoghi della concertazione istituzionale, economica e sociale.   
Questo è un punto di sostanza, come pure l’impegno assunto da tutti i capigruppo, senza distinzione di appartenenza, ad approvare la normativa sulla stazione unica appaltante per sottrarre alla criminalità organizzata spazi di intervento e di condizionamento.
Un’altra questione di sostanziale importanza è l’approvazione di un sistema di controlli interni per sottoporre a verifica le leggi e i provvedimenti amministrativi che un tempo erano vagliati dal Commissario di Governo.
Su questi impegni abbiamo costruito una convinzione unanime, cosi come sugli aspetti che riguardano le prerogative degli eletti ed il contenimento dei costi della politica. Abbiamo deciso insieme di prevedere la decadenza degli incarichi, prima di ogni sentenza, per i consiglieri  rinviati a giudizio per reati di mafia.
E’ stato importante decidere insieme di contenere i costi di funzionamento del Consiglio regionale, ma ancora più importante è stato decidere di orientare questi risparmi verso la realizzazione di stage per centinaia di giovani laureati ogni anno da svolgersi presso le amministrazioni pubbliche regionali. Ad uno sforzo simile crediamo sia giusto chiamare anche gli eletti e i nominati nelle istituzioni e negli enti subregionali. Così come crediamo sia giusto procedere ad una ricognizione degli Enti e delle aziende regionali ed a una riorganizzazione delle loro funzioni. Sono provvedimenti simbolici, perché incidono sull’1, forse il 2% della spesa regionale, ma crediamo che in una stagione di crisi servano ad esprimere l’impegno a riscrivere una nuova carta regionale dei doveri e dei diritti, nel rapporto tra rappresentanti e cittadini.
La delegittimazione della politica nasce soprattutto dal fatto che i cittadini ritengono che la politica attraverso le sue istituzioni non risolve i loro problemi.
Noi possiamo scrivere delle ottime regole in Consiglio regionale, ma è necessario che sulla stessa lunghezza d’onda sia il governo della Regione, a cominciare dal problema della riforma del servizio sanitario regionale e proseguendo, per esempio, fino alla programmazione della spesa produttiva dei fondi della Unione europea.
Il nostro auspicio è che la manifestazione di oggi sia utile anche a riposizionare l’attività del governo regionale rispetto ai problemi dello sviluppo e del lavoro in Calabria, laddove in questi ultimi tempi si sono ravvisate lacune enormi,  perché noi siamo dell’idea che questo clima di delegittimazione e di sfiducia è un clima che il Consiglio non può superare da solo. Il Consiglio può attrezzate meglio l’ambito di operatività politica ma tocca alle maggioranza il governo dei problemi e oggi denunciamo con fermezza una disattenzione che non è più tollerabile dalla società calabrese, una disattenzione che si ravvisa quotidianamente sugli aspetti dello sviluppo e della qualità della vita.
La Convenzione di oggi può essere un momento importante, magari anche una data – simbolo, come tutti ci auguriamo, - alla condizione però che al lavoro di ristrutturazione dell’architettura istituzionale, cui il Consiglio regionale sta proficuamente mettendo mano, si accompagni un impegno di pari livello da parte del governo regionale.
Occorre una sinergia di progetto, istituzionale e di governo, per fare della Convenzione di oggi il punto di partenza della nuova Regione.

* Vicepresidente del Consiglio regionale
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