20 marzo 2007    

Un nuovo livello d’impegno condiviso (di Gianfranco Manfredi)


Trasparenza, controlli, impegno antimafia. Occorrono nuove regole, certe e condivise, per una robusta crescita democratica nella regione. E il  patto per la Calabria stretto il 13 marzo getta un ponte d’impegno tra Istituzioni e società civile.Con la Convenzione “Istituzioni: doveri e diritti” s’avvia, infatti, un percorso teso a demolire la ‘vecchia’ Regione per costruirne una nuova, ‘a rete’ e più inclusiva. Una Regione in cui i progetti possano tradursi in politiche effettive e non rimanere meri enunciati. 
L’iniziativa scaturisce dalla volontà unanime dell’Assemblea ma è stata definita nell’ambito di un percorso di ascolto  – “aperto” – propedeutico alla Convenzione.
Sono stati chiamati a consulto le parti sociali e tutte le rappresentanze degli enti locali – l’intero sistema delle autonomie. Ma un ruolo non secondario è stato assegnato ai rettori delle Università e al mondo dell’informazione. A giornalisti, studiosi e intellettuali viene chiesto, infatti, un contributo di primo piano. C’è bisogno di uno sforzo, di uno scatto di valore etico e culturale. La Convenzione rappresenta anche l’occasione per tornare a riflettere su valori inscindibilmente connessi alla nostra terra, alla nostra regione. Per ritrovare, anche nel passato, quegli ideali ancora attuali per costruire un futuro migliore per i calabresi.
Questa eredità di valori può essere il riferimento tra ieri e oggi  per costruire il domani. Può essere considerata come il baricentro di una rinnovata azione politica. Perchè il Patto per la Calabria si delinea come un atto che ripudia la barbarie mafiosa e rinnova il legame tra i calabresi e le istituzioni, assume il senso della ricostruita volontà di passare a un nuovo livello di sinergia condivisa tra i cittadini e quanti  li rappresentano a vari livelli istituzionali.
Il tavolo della Presidenza nel corso della «Convenzione»Accanto a questo quadro una ferma convinzione: che la cultura, le conoscenze, le competenze e i saperi rappresentano le risorse principali che, specie le generazioni più giovani, possono mettere in campo.
Dalle istituzioni, dalle istanze di governo e da tutte le Assemblee elettive, ci si aspetta, tangibile,  il coraggio politico di non rimandare la soluzione dei problemi. Dev’essere fornito un apporto che testimoni  scientificità del metodo nell’agire amministrativo.
Nel Patto dev’essere vincolante l’impegno a operare perchè s’innesti un percorso che coinvolga i giovani calabresi, le ragazze e i ragazzi che oggi si sentono osteggiati nel loro sforzo di affermarsi attraverso strumenti di realizzazione quali la cultura, le conoscenze e i saperi. Devono poter guardare avanti nella loro terra, per costruire un futuro in cui ogni persona conta per quello che conosce e non per chi conosce.
  Si comprende, perciò, quanto sia necessario che in una regione ci sia qualcuno che porti sulle proprie spalle la responsabilità di tutto questo e contemporaneamente sia capace di interpretarlo e aggiornarlo nel corso del tempo. Questo qualcuno è la classe dirigente.
Il problema di cui siamo parlando non è certo nuovo e numerosi intellettuali e politici sono spesso arrivati a imputare proprio all’assenza di una vera classe dirigente la colpa di tanti errori e sfortune della Calabria dall’Unità in poi. Come all’interno di un meccanismo complesso fatto di valvole, viti, ruote e stantuffi, che in assenza del lubrificante prima o poi si blocca, così nella vicenda calabrese  riemerge la mancanza di un elemento che dia continuamente vitalità alle varie parti e armonizzi i movimenti delle sue molteplici componenti.
Il presidente Bova l’aveva annunciato: “la prossima giornata del 13 non può essere una data per salvarsi l’anima”. L’occasione, aveva ribadito “per iniziare un cammino in direzione della costruzione della nuova Regione, un sistema a rete che allarghi le funzioni e la partecipazione civile e democratica”.
Né filosofia politica né ingegneria sociale utopistica, dunque, ma un’analisi delle cause di problemi con cui continuamente ogni calabrese si scontra nella vita quotidiana: i rapporti di potere, spesso torbidi e fortemente inquinati, nelle amministrazioni locali, la mancanza d’iniziativa della piccola e media impresa, le difficoltà dei giovani laureati a trovare lavoro dopo gli studi, la preparazione scolastica insufficiente per affrontare la vita reale.
Si tratta, in somma, di costruire, o almeno di far in modo di non ostacolare l’affermazione della futura classe dirigente che renderà la Calabria quello che merita di essere.

 segnala pagina ad un amico
 CHIUDI