5 marzo 2007    

Analisi e proposte sul Bilancio (di Antonio Borrello*)


A breve il Consiglio regionale voterà il bilancio. Un’operazione, questa,  che mai è stata facile e quasi sempre è stata   vista come  una necessità piuttosto che come un’opportunità.
Il Vice presidente del Consiglio regionale Antonio Borrello (Pop.-Udeur)Ripensando alle scorse legislature e al dovere che ricade sulla maggioranza di centrosinistra d’ impostare un bilancio che sia per lo sviluppo e per i calabresi e non soltanto per la spesa e per i diretti fruitori delle risorse vincolate e libere,  ci sono alcune domande da porsi. Ci siamo riusciti? Questa volta stiamo lavorando per un bilancio finalmente nuovo?
Ho l’impressione che  un lavoro diverso sia stato fatto, ma che ancora, purtroppo, i segnali siano timidi.  E ciò non per responsabilità ascrivibili solo alla politica. Ho ragione di temere che vi è un sistema-Calabria divenuto pigro. Tutto proteso a pensare alle risorse pubbliche come momento di ripartizione in difesa dello status quo. L’innovazione vera, profonda, più strutturale rimane forse una difficoltà.
Anche questa volta, come negli scorsi  anni, siamo costretti a prendere atto dell’entità dei residui divenuti sempre più consistenti e che denota una inefficiente attività della  burocrazia regionale, peraltro evidenziata nella relazione di accompagno. Risorse pubbliche slegate dal progetto di sviluppo economico e sociale che è, purtroppo, l’altro lato debole della politica regionale. Perché se vi fosse, pur nella scarsità delle risorse libere, occorrerebbe pensare al bilancio  come ad uno strumento idoneo ad attivare  percorsi più virtuosi, capace di assicurare più risorse ordinarie ad efficaci strumenti legislativi di settore, sempre latitanti, e allo stesso tempo costruire il sistema delle regole da far valere anche per la programmazione e gestione dei fondi comunitari per realizzare processi paralleli e allo stesso tempo sinergici. Invece tutto ciò non avviene e, ritengo, per una sorta di antico fatalismo secondo cui ci troveremmo di fronte ad un “bilancio ingessato”.
Che lo possa realmente essere è un dato, che, però, debba continuare ad essere così lascia forti dubbi.
Si può intervenire? Io credo di sì.
Anziché continuare ad impostare il bilancio  secondo vecchie logiche che portano a finanziare leggi di spesa delle quali sfuggono utilità e finalità,né realizzano incidenza – in termini di ricaduta economica – sul territorio, si assuma disponibilità di ulteriore risorse a vantaggio di altre attività, attualmente penalizzate, (nel settore ad esempio delle politiche del lavoro che sembrano orientate solo verso l’esclusivo impegno sul precariato, attività produttive,  beni culturali, istruzione, politiche sociali) che potrebbero avere effettivi moltiplicativi.
Non saranno molte né potranno essere esaustive, ma sicuramente la eliminazione delle molte diseconomie aumenteranno la capacità di un intervento ordinario che allo stato non c’é.
Non azionare, oggi, il bilancio in ragione dello sviluppo e della politica che abbiamo promesso ai calabresi che ci hanno votato, è un errore. Sappiamo d’altronde che le riforme  strutturali possono essere realizzate  soltanto nella fase di avvio di una legislatura, perché dopo il terzo anno la politica si piega su se stessa. Ecco perché credo che una riflessione tocchi farla a tutti coloro che avvertono la responsabilità del cambiamento.
Segnalo, infine, tre temi che ritengo particolarmente acuti.
Il dovere del centrosinistra è anche quello di ripartire le spese sui cittadini in maniera non eguale ma giusta (solidarietà)  secondo la ricchezza di ciascuno. Dobbiamo  individuare, quindi,  strumenti che, pur permettendo alla Regione di aumentare le sue entrate, sappiano tener conto della differenza reddituale dei  cittadini: deve pagare di più chi più ha. Cosi si aiutano anche le famiglie povere.  Noi abbiamo il dovere di correggere da subito il tiro sul  bollo auto, sull’ eventuale introduzione di ticket farmaceutici, sull’addizionale Irpef. Una maggioranza di centrosinistra su queste voci è costretta a dire una parola nuova. Non possiamo ridurre la spesa sociale né quella culturale.Una seduta del Consiglio regionale della Calabria
Altro punto delicato: continua ad essere   troppo larga  la forbice fra spesa corrente ed investimenti , così come è  spropositata la somma destinata agli investimenti in  conto capitale: lo sviluppo non si invoca a parole, ma incidendo su queste voci e guardando al bilancio come alla molla più utile per riformare la Calabria, collegandolo senza  esitazioni alle  possibilità offerte dai fondi comunitari.
C’è, infine, una spesa che evidenzia la difficoltà per la Regione di fare passi in avanti in termini di trasparenza gestionale: quella, stigmatizzata dalla  Corte dei Conti, per consulenze. Quante volte, nei 5 anni di centrodestra, abbiamo chiesto, inutilmente, almeno l’elenco dei consulenti della Regione senza mai ottenerlo. Io credo non sia ammissibile la mole di attività di consulenza  nei vari settori dell’amministrazione regionale. Noi, i calabresi, dobbiamo sapere chi sono i consulenti, quanto percepiscono e di quale produttività sono capaci.
Servono certamente i consulenti, ma il loro impiego deve perseguire e realizzare obiettivi, quindi utilizzo per progetti specifici, realizzati i quali si chiude il rapporto.
Per ultimo continuano ad essere troppo insufficienti le risorse da porre a copertura degli strumenti legislativi che il Consiglio è chiamato ad approvare.
Non meno importante il ragionamento, in atto, sulla riforma degli enti strumentali: essi devono servizi alla Regione per lo sviluppo non a chi intende utilizzarli per fini politici e clientelari. E’ anche questa una sfida decisiva. Anch’io credo che la Calabria può diventare normale se la politica mette a disposizione concretezza ed efficienza.  Insomma, serve che tutti noi riscopriamo il coraggio della responsabilità. Introducendo oggi  i correttivi attesi svincolati dall’assillo di dover accontentare tutti, ma avendo davanti l’unico obiettivo di cambiare profondamente la Calabria.
 

* Vice presidente del Consiglio regionale
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