17 giugno 2005    

Fondi comunitari: un impegno straordinario (di Giuseppe Bova*)




Per l’economia calabrese, purtroppo, non c’è nulla di nuovo sotto il sole: i dati contenuti nel rapporto di Bankitalia, ad una lettura seria, competente e non superficiale, confermano la situazione di grave sofferenza dell’economia calabrese. Ed il Consiglio regionale ha piena consapevolezza di un tale stato delle cose.On. Giuseppe Bova
La circostanza che il settore primario incida così profondamente nella crescita del prodotto interno lordo regionale è tipica di un sistema che non ha raggiunto apprezzabili livelli di sviluppo. In un contesto economico armonioso tutti i comparti contribuiscono alla crescita; laddove, invece, le fluttuazioni del Pil sono legate quasi esclusivamente al comparto agricolo, ci si trova in presenza di un modello economico estremamente fragile.
Risulta del tutto evidente, dunque, che nel caso della Calabria un’economia di per sé depressa viene condizionata dalla ciclicità e dalla stagionalità che contraddistingue l’agricoltura. Ne consegue, in maniera pressoché automatica, che nelle annate di magra il Pil segni il passo e, di contro, in quelle di “carica” lo stesso indice faccia registrare un’impennata.
Anche altri dati evidenziano una situazione assai critica: che la Calabria sia oggi una regione in difficoltà non siamo noi a dirlo. La testimonianza più autentica dello status quo, impossibile da confutare, è costituita dalle condizioni sociali ed economiche della gente: giovi solo ricordare il tasso di disoccupazione, specie quello giovanile, della nostra realtà, o ancora la situazione di un terzo delle famiglie calabresi, che vive al di sotto della soglia di povertà.
Oggi la nuova Regione, e più specificamente la sua Assemblea legislativa,  sta avviando un lavoro per risalire la china. I cittadini calabresi hanno chiesto di voltare pagina rispetto all’epoca delle illusioni e delle false promesse. E noi ci siamo messi al lavoro senza indugio alcuno, così come impone l’allarmante situazione che ci troviamo a fronteggiare.
L’aspetto più grave consiste nello stato di utilizzazione dei fondi comunitari, che nel passato recente sono stati spesi poco e male. A tutt’oggi, sui 741 milioni di euro da rendicontare entro il 31 dicembre prossimo nell’ambito del POR 2000-2006, il rischio di disimpegno automatico è altissimo. Ci sono ingenti somme che potrebbero tornare a Bruxelles ed essere reinvestite in aree più virtuose dell’Unione Europea. Siamo a metà del 2005: dunque sotto questo profilo dovremmo operare a pieno regime, visto che la capacità di certificazione per gli anni passati era di circa 350 milioni di euro annui, peraltro raggiunti con il ricorso ai “progetti sponda”, oggi non più utilizzabili.
A questo punto non è di nessun aiuto limitarsi a guardare ai danni esistenti, cagionati nel recente passato. Occorre invece rimboccarsi le maniche e lavorare speditamente anche in Consiglio regionale; la sfida è quella di assumersi fino in fondo le responsabilità politiche ed istituzionali che i tempi e la situazione impongono: è questa l’unica strada per superare l’attuale fase. L’obiettivo è garantire alla nostra terra un futuro più in linea con le ambizioni di una Regione che vuole assumere, rendendo protagoniste le giovani generazioni, una posizione centrale nel bacino del Mediterraneo e, al contempo, non essere relegata ad un ruolo del tutto marginale nell’ambito europeo.

 

* Presidente del Consiglio regionale della Calabria
 segnala pagina ad un amico
 CHIUDI