7 febbraio 2007    

Cheffallo (Nuovo Psi): «Tavolo romano per la vertenza dei lavoratori Lpu-Lsu»


“Ritengo opportuno  ritornare sull’annoso e angoscioso problema dei lavoratori Lsu-Lpu della Calabria. Donne e uomini che sono stati  ghettizzati e spesso abbandonati  nel ruolo di lavoratori precari a vita con conseguente danno sociale. La loro rabbia esplosa nella manifestazione di qualche giorno fa, a Catanzaro, certamente non è giustificabile, ma essa trae origine da quell’insieme di sofferenze sedimentatesi nel tempo che riflettono il disagio per un salario irrisorio e  la perdita della dignità di lavoratore. La politica regionale per aggredire  questa drammatica situazione, negli ultimi dieci anni, non ha fatto molto. Infatti, manca attualmente un piano del lavoro in Calabria che tenda ad affrontare sinergicamente  tali fragilità sociali ma è mancato soprattutto un vero e forte  impulso dal Governo centrale che avrebbe dovuto in un momento di così grande emergenza per la nostra regione aiutare a lenire la piaga  così come è stato fatto, e con l’ausilio di leggi speciali, per la Campania e la Sicilia. Parlo di responsabilità del governo perché le categorie dei precari che oggi reclamano a gran voce diritti sono state concepite dall’ex ministro del lavoro Tiziano Treu, cioè a dire, da uno degli esecutivi di centrosinistra. Coerentemente quindi il nuovo governo di centrosinistra avrebbe dovuto dare una soluzione al problema. Leopoldo Chieffallo (Nuovo Psi)Tale auspicio mi indusse a lanciare un accorato appello alla nostra deputazione agli inizi dell’iter di approvazione della finanziaria nazionale  perché questa intervenisse  in maniera energica. In quell’occasione seguirono le rassicurazioni di alcuni deputati e senatori, ma senza che le stesse sortissero risultati apprezzabili. Pur tuttavia di fronte all’inerzia del governo nazionale, la Regione, in questo ultimo anno, ha fatto notevoli sacrifici che si sono concretizzati in un accordo sindacale capace di portare oltre al riconoscimento di diritti prima negati, all’aumento del numero delle ore lavorative con un aggravio di bilancio di circa 37 milioni di euro che pesano notevolmente sull’economia della Calabria. Anche su tale dato ho avuto modo piu’ volte di precisare che il problema non può essere risolto sottoforma di pura assistenza finanziaria perché il bilancio della regione essendo completamente  ingessato da una miriade di spese vincolate non può permetterselo. Possibile è invece l’aiuto governativo che spero il presidente Loiero nel suo incontro   romano con il ministro Cesare Damiano riuscirà ad ottenere per affrontare definitivamente la situazione inserendo  nel mondo produttivo i lavoratori precari. Ragion per cui,  è necessario, lo ribadisco, porre mano alla organizzazione di alcuni delicati comparti della vita regionale quali l’ambiente e la gestione ordinata e puntuale della depurazione delle acque, la rete della protezione civile e il  risanamento del sistema idrogeologico che vede la Calabria particolarmente esposta a rischi di ogni genere. Le  opportunità per i lavoratori del perdurante precariato calabrese possono altresì essere agevolate da una moderna politica di formazione professionale che aiuti anche a specializzare le tante risorse umane disponibili. Colgo l’occasione, infine, per ricordare al collega Michelangelo Tripodi, del quale ho avuto modo di leggere una dichiarazione sull’argomento, che non condivido assolutamente l’etichetta politica di destra che si vuole appiccicare agli scontri di Catanzaro. Credo che, in quanto uomini di sinistra, dovremmo essere ben consci che la miseria rabbiosa che porta alla disperazione non è né di destra né di sinistra, ma, rappresenta la ribellione nell’uomo che si vuole liberare da ingiustizie e da diritti negati per affermare la proprio dignità”.
 

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