5 febbraio 2007    

Soppressa la Commissione per il Piano


“L’abrogazione della Commissione per il Piano, è un primo passo in direzione della necessaria operazione di snellimento dei luoghi di concertazione delle politiche regionali”.Il consigliere regionale Antonio Acri (Ds)
E’ quanto ha affermato il presidente del Comitato per la qualità e fattibilità delle leggi, Antonio Acri, subito dopo l’approvazione della proposta di legge che sopprime la Commissione per il Piano di sviluppo regionale. La proposta normativa presentata da Acri e sottoscritta dai componenti del Comitato per la qualità delle leggi, Sarra e Chiarella, è stata apparovata all'unanimità dal Consiglio regionale nella seduta del 31 gennaio. Si tratta di un articolo unico con cui vengono abrogate le leggi regionali del 2 maggio 1978, n 3 ; 23 marzo 1987 n 9 e 16 gennaio 1990 n. 10.
Nella sua relazione in Aula, Acri ha spiegato la ratio sottesa al provvedimento licenziato: “La Commissione per il piano di sviluppo regionale  è nata nel 1978 come strumento operativo per il conseguimento degli obiettivi fissati nel vecchio Statuto della Regione Calabria risalente al 1971. Due lontani riferimenti temporali che hanno sollevato qualche perplessità circa l’opportunità di mantenere in vita tale organismo, anche alla luce dell’evoluzione politica e legislativa nel frattempo intervenuta”.
“Oggi – ha detto Acri – ci troviamo di fronte ad un sistema istituzionale regionale che spesso sostenta una pletora di decisioni e di luoghi decisionali, il più delle volte inefficaci, che, piuttosto che alimentare la partecipazione – come pensano i sostenitori del frazionamento all’infinito delle Istituzioni – produce evidenti storture, l’affollamento del circuito decisionale che genera sovrapposizioni, incertezze e costi”.
I banchi del centrosinistra nell'Aula di Palazzo CampanellaAcri, ‘dati alla mano’, ha “evidenziato che in Calabria, si è fatto ricorso, nell’elaborazione di testi normativi, alla cosiddetta ‘legislazione partecipata’ che prevede la costituzione di commissioni, osservatori, consulte e comitati (con il compito di valutare l’efficacia delle leggi oppure con funzione di analisi, proposta e rendicontazione partecipata)”.
“Come emerge dal primo rapporto sulla legislazione regionale – dice Acri – esiste un complesso di 77 leggi regionali contenenti articoli o parte di essi dedicati alla creazione di tali organismi: si tratta del 10% del totale della legislazione di cui il 40% concentrati nel quinquennio 2000-2004. Complessivamente è prevista la creazione di  19 consulte, 44 comitati, 19 osservatori, 15 commissioni per un totale di componenti di oltre 1.100 unità, di cui l’85% esterni alle strutture regionali”.
“Per fare un esempio concreto – sostiene Acri - la legge sullo sviluppo dell’economia ittica in Calabria n. 27 del 2004 prevede la contestuale istituzione di un comitato, di un osservatorio e di una commissione; ma l’esempio più eclatante, resta la legge n. 5 del 2001 in materia di politiche per il lavoro e di servizi per l’impiego con ben sette organismi: 2 comitati, quello tecnico scientifico e quello di coordinamento istituzionale; 4 osservatori (sul lavoro sommerso, lavoro femminile, lavoro minorile e quello regionale sul mercato del lavoro) e infine una Commissione denominata regionale tripartita. Tutti questi elementi – sostiene Acri - portano a dubitare della reale necessità ed efficacia di tali organismi”.         
“Nelle prossime settimane – ha anticipato Acri - porteremo a compimento l’operazione di ricognizione, peraltro già avviata, sugli organismi di concertazione oggi attivi, in modo da valutare l’opportunità di mantenerli in vita o abrogarli, anche alla luce dei recenti provvedimenti legislativi che hanno condotto alla realizzazione del Consiglio delle Autonomie Locali e del Consiglio regionale dell’economia e del lavoro. Un impegno che potrà avere benefici frutti in termini di costi e di snellimento delle procedure informative e di partecipazione.”
 

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