26 gennaio 2007    

Emergenza ambientale: terminata la gestione commissariale


“Finalmente si chiude la gestione commissariale per l’emergenza ambientale in Calabria. E questo perché, intendiamoci, non certamente si è usciti dall’emergenza su cui la regione deve in termini prioritari concentrare ancora più forte la propria attenzione”. E’ quanto sostiene il presidente della II Commissione Leopoldo Chieffallo, che aggiunge: “La logica di qualunque commissariamento è sempre da evitare perché finisce col testimoniare l’incapacità palese delle istituzioni a risolvere i problemi, e sottolinea l’incapacità politica ad essere protagonisti del proprio sviluppo. Tuttavia, 10 anni fa, quando la Calabria fu messa ‘sotto tutela’ relativamente alla gestione delle materie ambientali si pensò che l’emerge (limitata a uno o due anni al massimo), avrebbe consentito il superamento del momento critico  anche perché gli strumenti della straordinarietà in teoria  dovrebbero velocizzare tutte le procedure di intervento”.Leopoldo Chieffallo (Nuovo Psi)
Argomenta Chieffallo: “A distanza di due lustri,constatiamo che, nonostante enormi risorse impiegate, tantissimi dei problemi sono ancora irrisolti. Penso fra tutti alla cattiva gestione della depurazione con conseguenze  si  riverberano sul mare che da tanti anni, durante l’estate, condiziona negativamente il turismo, cioè a dire una delle principali risorse della nostra economia.
Benvenuta quindi la normalità a condizione che la regione di concerto con le articolazioni istituzionali sul territorio affronti davvero i tanti problemi rimasti sul tappeto. Penso infatti sia giunto il momento di tirare le somme del lavoro fin qui svolto, dopo avere speso fiumi di euro (700milioni) e riportare le politiche ambientali nell’alveo di una valida  programmazione e di una normalissima gestione .
Sarebbe al riguardo il caso,dopo avere fatto un check-up attento e un controllo rigoroso sugli interventi fin qui effettuati dalla gestione commissariale, di affidare tutta la gestione della depurazione delle acque, sottraendola così alle “megaimprese” che tendono solo a lucrare, poco interessandosi dei risultati, alle province od ai comuni; sarebbe poi il caso di specializzare un gruppo di tecnici per l’ambiente magari ricorrendo al serbatoio del precariato (lsu-lpu) per mettere sotto gestione diretta i circa 800 depuratori esistenti in Calabria per  il funzionamento dei quali ci sarebbe  bisogno di almeno 2000 addetti”.
Conclude Chieffallo: “Sarebbe questa un’opportunità di lavoro, peraltro non parassitaria ma coperta dal pagamento degli utenti dei canoni della depurazione, che assottiglierebbe fortemente il precariato calabrese per il quale si opera poco ma in compenso si parla molto.
L’idea allora è quella della costituzione di un nucleo di ispettori ecologici per tenere sotto sistematico controllo quasi giornaliero tutti i punti di depurazione da cui spesso le acque non depurate contribuiscono al triste fenomeno dell’inquinamento marino. 
Insomma, ritengo che il ritorno alla normalità attraverso la concertazione operativa tra i diversi soggetti istituzionali potrebbe essere regolamentata,magari  da un disegno di legge organico che rimarchi nettamente le competenze,che ponga  i confini e individui le risorse finanziarie con cui rendere possibile una moderna politica di salvaguardia ambientale le cui ricadute  prima di incidere sul turismo tutelerebbero la salute.
Finirebbe altresì il balletto delle responsabilità e quindi gli scaricabarile sullo  sfascio ambientale di cui la Calabria è vittima”.

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