8 gennaio 2007    

L'opinione della Cgil: Superare la Fondazione


Le ragioni per le quali  le Organizzazioni sindacali hanno  promosso una protesta per riaccendere l’attenzione sul Polo oncologico di Catanzaro, hanno   assunto carattere regionale.
Finalmente, anche le forze politiche  cominciano  a porsi delle  domande sulle reali dimensioni della vicenda,  ma soprattutto a chiedersi perché mai, nella scorsa Legislatura, la Giunta Regionale presieduta da Chiaravalloti ha deciso di    costituire una Fondazione per la gestione del Polo Oncologico  prima del suo riconoscimento in Istituto di Ricerca e Cura a carattere scientifico (Ircss).
Prima di avviare una spiegazione tecnica in merito alla problematica, è però opportuno richiamare  alcuni passaggi cruciali:
- Con la legge regionale n. 29 del 10-8-2002 all’art. 21, viene prevista  la realizzazione di un Centro Oncologico d’Eccellenza finalizzato a richiedere il riconoscimento quale I.R.C.C.S. a Catanzaro, anche d’intesa con l’Università Magna Grecia. Palazzo
Nello stesso articolo, al comma 3, si autorizza  la Giunta Regionale ad individuare le eventuali forme di sperimentazione idonee  per l.’attivazione e la gestione del Centro.
Pertanto all’interno dell’azienda Ospedaliera Integrata con l’Università, viene  individuato il Polo Oncologico che condivide con essa  il personale, una buona parte di strutture comuni (  la Radiologia, la neuroradiologia,  il blocco operatorio, l’anestesia e la rianimazione anestesia,  terapia intensiva e tante altre).
- La forma giuridica individuata dalla Giunta Regionale in accordo con l’Università degli studi Magna Grecia in data 25-10-2004 con la delibera n. 798, mai pubblicata sul Bollettino Ufficiale Regione Calabria, è stata quella di una Fondazione denominata “T.Campanella”.
E’ utile ricordare che : “le Fondazioni sono persone giuridiche private senza fini di lucro ed operano esclusivamente nell’interesse degli enti di riferimento“  e che la personalità giuridica privata riconosciuta alla Fondazione T.Campanella (ai sensi della l .361/2000)  è stata l’elemento ostativo principale del blocco operativo del Polo Oncologico. 
La costituzione della Fondazione, novembre 2004,  segna il primo passo falso commesso dalla Giunta/Chiaravalloti che, non avendo sperimentato l’inconciliabilità del sistema pubblico-privato, si è fatta abbagliare dalla possibilità di gestire fuori dagli schemi della sanità pubblica la fase transitoria del  riconoscimento in IRCCS  del polo oncologico .
La Giunta / Chiaravalloti ha nominato quale  presidente del CdA l’avv. Mirigliani  e il dott.   Ennio Apicella direttore Generale della Fondazione, ma pare che il D.G. non abbia mai preso servizio ed il Presidente non abbia   prodotto alcun documento. I compensi che sono stati elargiti per quel periodo non sono stati resi pubblici,  comunque non esiste un bilancio di attività per quel periodo.


ATTI ED ERRORI COMMESSI DAL NUOVO GOVERNO REGIONALE


Ad aprile 2005, con l’avvio della nuova Legislatura,  è avvenuto il cambio di governo regionale ed il centrosinistra ha iniziato a governare.
L’intero 2005  è trascorso inutilmente senza l’avvio di alcuna attività, tuttavia  sono state destinate al polo oncologico 5.000.000,00 di euro ( delibera Giunta regionale n.1213 del 27-12-2005); il sindacato ha  ripetutamente  chiesto notizie in merito all’utilizzo delle risorse stanziate con detta delibera ma senza ottenere risposte, né mai è stato redatto un bilancio consuntivo per l’anno 2005 . La nuova Giunta Regionale integra e modifica il Protocollo d’intesa ma soprattutto redige una delibera  con la quale autorizza l’attivazione ed il trasferimento della struttura ospedaliera Mater Domini e del Centro Oncologico Fondazione T.Campanella;  ad oggi  le indicazioni regionali sono quasi totalmente disattese (decreto 17621 del 21.5.2005).
La discussione sulla Fondazione si riapre nel mese di marzo 2006, quando il presidente della Giunta, on.  Loiero ha completato le nomine di  tutti i vertici del C.d.A nonché, le nomine dei Direttori Generale Amministrativo e Sanitario, del Presidente della Fondazione e del suo Consiglio D’amministrazione.
Non conosciamo il costo degli incarichi né quello relativo alle  delibere che ad oggi ha adottato il C.d.A , poiché questi   non ha alcun vincolo  di pubblicità per gli atti che emana.
Ad oggi la Fondazione  ha utilizzato il personale dell’azienda Mater Domini nelle unità operative di  sua afferenza, gli acquisti sono effettuati in condominio con l’azienda Mater Domini. Quando si dice in condominio s’intende che la Fondazione vuole entrare nelle commissioni e negli appalti come soggetto privato mentre l’azienda pubblica  ha degli obblighi cui attenersi dettati dalla normativa vigente in materia di acquisti pubblici.
- All’avvio della Fondazione abbiamo espresso una serie di perplessità in merito soprattutto alla tutela dei lavoratori, perché ci era stato sottoposto un documento che presupponeva la privatizzazione del rapporto di lavoro del personale che avrebbe lavorato nella struttura e, in maniera categorica,  abbiamo rispedito al mittente la proposta.
Tuttavia, considerata la grande opportunità che si intravedeva in questo progetto abbiamo, come Cgil,  mantenuto l’unità con le altre sigle sindacali e, con grande senso di responsabilità, abbiamo concordato al tavolo regionale un accordo (oggi totalmente disatteso ) che non modificava lo status giuridico del personale né limitava la tutela dei lavoratori, tutto ciò solo al fine di  consentire alla Fondazione di avviare la sua attività.
Anche in quella sede abbiamo suggerito alla Regione Calabria che la  stipula di apposite convenzioni  tra le due aziende avrebbe regolamentato  i rapporti al fine di provare a far convivere le due differenti amministrazioni.
Oggi alla luce degli ultimi eventi, della totale mancanza di rispetto dei Contratti collettivi di lavoro della sanità pubblica, della inesistenza delle relazioni sindacali da parte delle due amministrazioni (pubblica e privata) e soprattutto delle incapacità tecniche  dimostrate dai vertici amministrativi, chiediamo di bloccare ogni atto  che interessi l’organizzazione del lavoro del personale in servizio presso l’azienda Mater Domini  e di quello che presta l’attività nelle unità operative della Fondazione.
E’ di questi giorni la richiesta della Giunta Regionale, Dipartimento 13 tutela della Salute, politiche sanitarie e sociali,  inviata alle due amministrazioni, Azienda Mater Domini e Fondazione Campanella, per avere informazioni dettagliate e precise su:
- Formalizzazione e regolamentazione dei rapporti giuridici ed economici fra l’Azienda e la Fondazione, nonché definizione delle procedure necessarie per la fornitura di beni e servizi;
- definizione in modo dettagliato dei costi sostenuti dall’Azienda “Mater Domini” per conto del Fondazione “T.Campanella”
- Comunicazione da parte della Fondazione “T. Campanella” alla Regione della data di inizio delle attività specialistiche e di ricovero con l’indicazione dei reparti, dei posti letto, delle attività scadenzate nel corso del tempo, secondo le diverse specialità, il tipo e le attrezzature utilizzate;
- Utilizzazione da parte della Fondazione T. Campanella del codice 180917 per la trasmissione dei dati di attività;
- Trasmissione da parte della Fondazione T. Campanella di un articolato piano di attività con l’individuazione degli obbiettivi strategici.”
La nota continua rammentando che il codice dei ricoveri della Fondazione è il n. 180914.
Dall’attenta lettura della richiesta di notizie, si evince che alla data della lettera, 18 dicembre 2006, la Fondazione T. Campanella risulta ancora totalmente inattiva ed iandempiente.
Le criticità che emergono non sono da individuare nella qualità manageriale dei soggetti nominati ai vertici della Fondazione, bensì nell’attuazione e nella applicazione di norme del diritto privato contrastanti con  la sanità pubblica.
La Fondazione, pur essendo stata   costituita dalla Regione e dall’Università,  per raggiungere gli obbiettivi di rilevanza pubblica è obbligata ad utilizzare gli strumenti propri del diritto privato.
Quindi per il reclutamento del personale utilizzerà il sistema di accesso al lavoro privato e non applicherà contratti di lavoro pubblici, ma stipulerà contratti individuali di lavoro.
Se la ragione  principale per cui è stata costituita una  Fondazione con natura giuridica privata, è da rinvenirsi nel fatto che gli strumenti privati consentono una gestione più  efficace della sanità oncologica, oggi possiamo dimostrare  che nulla di tutto ciò è praticabile e, allo stesso tempo, sostenibile da alcuno.


BLOCCARE OGNI  ATTO CHE NON RISOLVE I PROBLEMI E NUOCE AI LAVORATORI


Per tale ragione, ribadiamo l’urgenza di bloccare ogni dispositivo, atto o accordo che possa interessare il personale dipendente dell’azienda Mater Domini anche in merito a domande volontarie di trasferimento funzionale, poiché non riteniamo assolutamente affidabile il modello organizzativo individuato per la  gestione della fase transitoria prima del riconoscimento d’Istituto Ricerca e Cura Scientifica del Centro Oncologico d’eccellenza.
Il punto che più preoccupa la Cgil  è quello relativo al danno economico che si sta arrecando  all’intera collettività calabrese che, nonostante paghi la più elevata addizionale regionale d’Italia, è costretta  tuttora ad  emigrare per farsi curare, mentre dopo nove mesi di sperimentazioni gestionali la Regione non ha ancora  il coraggio di mettere mano all’intera vicenda per sciogliere i nodi e indicare una strada percorribile al fine di dare concretezza al Polo Oncologico.
La confusione amministrativa in cui versa la Fondazione e le gravi  difficoltà gestionali che sicuramente  non consentiranno di far fare alcun passo avanti, sono da individuare nella conformazione giuridica che la Regione (Chiaravalloti) e l’Università hanno convenuto di darsi nello statuto redatto poiché non bisogna essere esperti di provata fama per capire che la convivenza nella stessa struttura operativa  del sistema  di sanità pubblica con quello di sanità  privata finanziata con  denaro pubblico è impossibile .
D’altronde, è sufficiente  analizzare il risultato di gestione che si è avuto in questi  nove mesi, un risultato negativo segnalato  da tutte le Organizzazioni sindacali  universitarie e sanitarie : “ paralisi ed immobilismo” caratterizzano  l’intera struttura.


LA PROPOSTA DELLA CIGL: ANDARE OLTRE  LA FONDAZIONE


A nostro parere, al fine di ottimizzare le risorse ed i tempi,   l’intervento che si deve effettuare non si può risolvere soltanto con un cambio dei vertici. La modifica necessaria  è più radicale: bisogna sospendere l’attività della Fondazione e sperimentare, per qualche mese, l’attività integrata senza alcuna divisione formale del personale e delle strutture ma solo virtuale.
Investire delle risorse in progetti finalizzati alla formazione professionale, rispettivamente per:  il  sistema di  contabilità analitica per centri di costi, per il sistema di controllo di gestione interna e per la gestione integrata delle Aziende ospedaliere universitarie.
Il sistema  di contabilità analitica gestirà, in maniera capillare, le due realtà “pubbliche” esistenti nella struttura di Germaneto (Cz) perché, a nostro parere, per la fase transitoria,  non sarà necessario dividere fisicamente il personale e le Unità operative, basterà, invece,  individuare le Unità operative del Polo Oncologico mentre per le Unità operative che afferiscono ai due Enti si stabiliranno delle regole condivise al fine di individuare l’incidenza dei costi  sulle  due strutture.
Un sistema di contabilità analitica, così come previsto dalla  legge sui controlli di gestione, a nostro parere è il sistema più idoneo a gestire, in maniera equilibrata, la fase di transizione. Non sarà necessario né dividere il personale né sperimentare nuove modalità per l’acquisto del materiale.
La direzione dell’Azienda ospedaliera integrata  Mater Domini,  gestirà, con il Rettore dell’Università Magna Grecia,  la fase transitoria con le adeguate professionalità e nel rispetto di tutte le normative vigenti pubbliche  in materia di personale e di acquisizione di beni e servizi.


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