5 gennaio 2007    

Borrello (Udeur): «Proposta Fuda da valutare senza pregiudizi»


“In Italia spesso si aprono scenari terrorizzanti forse soltanto per evitare di riflettere sulle cose serie e per non  valutare, come giustamente osserva il ministro della Giustizia Clemente Mastella,  serenamente tutta la vicenda e forse anche perché se una soluzione ad un problema la pone un politico del Sud c’è sempre chi ha la puzza sotto il naso”.Il vicepresidente del Consiglio regionale Antonio Borrello
 E’ quanto asserisce il vicepresidente del Consiglio regionale (è anche segretario regionale dell’Udeur) Antonio Borrello a proposito dell’emendamento Fuda.
Spiega Borrello: “La proposta di  Fuda, se osservata senza pregiudizi,  incontra l’interesse dei pubblici amministratori perché c’è una palese iniquità nell’attuale procedura e perché si è di fronte ad un’ingiustizia ai danni degli amministratori pubblici italiani  che deve essere riparata.  Non è, infatti, possibile che un amministratore locale riceva dopo vent’anni chiamate in giudizio per ipotetiche inadempienze che risalgono a decenni prima. Oggi io sono consigliere regionale, ma oggi, esattamente dopo 20 anni, ossia per un errore che avrei commesso da sindaco di Pizzo nel 1987, la Corte dei Conti mi chiede conto di 150.000,00 Euro”.
 Ad avviso di  Borrello: “ Si è di fronte ad una vera e propria aberrazione e di fronte a fatti del genere non c’è pregiudizio verso i pubblici amministratori che tenga, qui salta ogni garanzia di giustizia e si instaura una persecuzione vera e propria per chi ha svolto un compito nell’interesse della collettività. E ciò perché il periodo di prescrizione non è previsto che decorra dall’atto degli atti incriminati ma da quando  se ne prende visione”.
Palazzo MontecitorioChiarisce il Vicepresidente del Consiglio regionale : “ Nel 1987, il Comune di cui ero sindaco ha emesso un decreto di occupazione di urgenza per realizzare, a norma della legge 167, le urbanizzazioni primarie a favore di insediamenti di edilizia economica e popolare e stabilì un prezzo per l’esproprio di terreni agricoli, prezzo che successivamente lievitò in base a pronunciamenti della Corte Costituzionale che portarono il costo del terreno da 1.000/mq delle vecchie lire a ben 15.000/mq. Ciò ha impedito , di fatto, l’emissione del decreto definitivo di esproprio per evidente carenza di finanziamento, essendo previsto dalla legge che quest’ultimo provvedimento dovesse avere a monte la disponibilità delle risorse. Pertanto nessuna omissione da parte del Comune, nessuna inerzia, nessuna volontà di compiere occupazioni illegittime, ma soltanto mancanza di soldi! Oggi – conclude Borrello -  a distanza di venti anni, mi si chiede il conto,  come se quelle infrastrutture le avessi realizzate per me!”
 

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