6 novembre 2006    

Sicurezza a Lamezia. Guerriero (Unit.Soc.) scrive al Ministro Amato


Il presidente della Commissione regionale antimafia, Giuseppe Guerriero, dopo l’incendio della Palazzina di via Perugini a Lamezia Terme, ha scritto al  Ministro degli Interni on. Giuliano Amato. Si riporta di seguito il testo integrale:Il Presidente della Commissione regionale antimafia Giuseppe Guerriero
“Dopo l’ennesimo attentato gravissimo, con l’incendio della Palazzina in via Perugini, a Lamezia Terme, che ha suscitato sgomento nella popolazione e allarme negli osservatori del fenomeno mafioso per il gesto eclatante compiuto dalla criminalità, urgono provvedimenti non più rinviabili e specifici per una città quotidianamente colpita dalla ‘ndrangheta e spesso lasciata sola. Dall’inizio dell’anno una delle città più importanti della Calabria registra un numero di attentati altissimo, 80, che denunciano una debolezza non sopportabile non solo per la democrazia calabrese ma per la democrazia italiana. Stemma e gonfalone della Regione Calabria
Se davvero la Calabria è la figlia prediletta del presidente Romano Prodi, come ebbe a dire lui stesso nel corso di una manifestazione pubblica, è in queste circostanze drammatiche che lo Stato deve evidenziare la sua presenza e non soltanto con dichiarazioni di solidarietà, ma con atti e gesti concreti.
 Esiste, per esempio, nella città di Lamezia Terme un Commissariato di Polizia che ha necessità urgente di essere potenziato per poter fronteggiare l’attacco della mafia, ad oggi segnali di aiuto concreto non sono ancora, purtroppo, giunti e ciò non depone bene, anzi allarga lo spazio fra le parole e la realtà, creando altra sfiducia nei cittadini verso le Istituzioni pubbliche.
Egregio Ministro, anche a seguito di trasmissioni televisive come Annozero che hanno reso noto all’Italia il disagio di un’intera regione ancora alle prese con fenomeni terribili  come la mafia, Le chiedo un’attenzione nuova, mirata e sistematica per frenare la recrudescenza mafiosa e aiutare i cittadini a credere di più nello Stato e sempre di meno nelle suggestioni dell’economia illegale e dei poteri criminali”.

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