18 ottobre 2006    

on. Tassone (*): «Sul delitto c’è un percorso che qualcuno vuole oscurare»



Signor Presidente del Consiglio regionale, signori consiglieri regionali, signor Presidente della Giunta, colleghi, partecipanti a questa manifestazione di cordoglio e di ricordo, voglio rinnovare alla famiglia Fortugno e alla collega Maria Grazia Laganà i sentimenti di sincera solidarietà. Ho apprezzato moltissimo quello che ha ci detto poc’anzi Maria Grazia e ritengo che tutti siamo qui questa mattina con l’intento di ricordare anche questo passaggio, che questo di oggi  non sia semplicemente un’occasione di ricordo, un incontro di commemorazione, altrimenti molti di noi avrebbero evitato di essere presenti, avrebbero evitato di occupare spazi anche con i propri interventi.L'on. Mario Tassone vice segretario nazionale Udc


Certo, quest’Aula di Consiglio regionale più volte ha avuto occasione di parlare di sicurezza e di criminalità anche nella nostra regione. Forse qualche tempo prima dell’uccisione di Fortugno, noi abbiamo avuto l’occasione per parlare e per intrattenerci su questo fenomeno. Ritengo che, dopo un anno, dobbiamo capire quali siano stati i percorsi e gli obiettivi raggiunti da parte di tutti. Se vi dicessi che abbiamo raggiunto dei grandi obiettivi, non sarei nel vero; con la mia solita franchezza, dico che la verità non è stata certamente acquisita, non è un patrimonio della storia della cultura di questa nostra regione.


Non sappiamo quali sono i mandanti, qual è la connessione. Certo, se volete, do un riconoscimento a coloro che si sono interessati, certamente alle forze dell’ordine che fanno il loro dovere, a tutti, ai magistrati, per carità, ma non c’è stata l’acquisizione di una verità che tutti quanti agogniamo, perché credo che tante cose sono state dette e questo delitto è stato anche indicato come un passaggio di una storia e di una svolta per quanto riguarda la nostra regione.


Quali sono le connessioni, quali sono le connivenze, quali sono le protezioni, quali sono gli stati di omertà?


In un’interpellanza, l’altro giorno, ho avuto modo di interrogare il Governo su una vicenda che per me è inquietante: il trasferimento del giudice  Creazzo. Non l’ho capito, non ne ho capito la motivazione: quando le indagini stavano proseguendo, Creazzo viene sostituito e trasferito a fare il vicecapo dell’ufficio legislativo del ministero della giustizia. Questo è un dato che, ovviamente, infonde qualche preoccupazione, al sottosegretario Li Gotti già l’ho detto con molta cortesia: non lo capisco.


Allora non c’è dubbio che questi devono essere dei momenti non soltanto di ricordo, ma occorre  operare per una grande iniziativa, una grande mobilitazione. Sono convinto che le rivoluzioni si facciano sul piano di una coscienza, di una consapevolezza, del recupero della dignità alla politica, certamente alle formazioni politiche, e certamente, anche dopo il delitto Fortugno, non credo che la politica calabrese e i partiti calabresi abbiano dimostrato una sintonizzazione riguardo l’importanza ed il significato anche del dramma che la Calabria viveva.


Vi è stata incertezza, confusione, anche le vicende che hanno riguardato le ultime storie della Giunta regionale non credo siano indicative di un processo, di un grado di maturazione sul piano politico.Un momento dei lavori straordinari del Consiglio


Allora ognuno di noi deve fare la propria parte, deve fare il proprio dovere senza appelli, senza prediche, senza grida, senza concioni, ma con grande consapevolezza:  ognuno faccia il proprio dovere! Certo, vogliamo sapere qual è la connessione tra politica, mafia, ‘ndrangheta, come oggi la realtà calabrese credo stia sopravanzando – come è stato ricordato – rispetto ad altre organizzazioni criminali, organizzazioni deviate, tutto quello che volete. La Calabria deve comprendere che i suoi mali sono determinati dai calabresi stessi, non c’è un destino cinico e baro. Per molti anni abbiamo detto che c’era un problema di soldi, di risorse economiche, oggi mancano i progetti e manca la capacità di spendere, di collocare. Nei primi anni della mia esperienza parlamentare c’era qualcuno che mi chiedeva sempre risorse, adesso le risorse ci sono, bisogna saperle spendere con grande rigore non cedendo alle suggestioni della clientela, senza essere condizionati dai 100 voti elettorali espressi, ma dimostrando soprattutto che la politica ha una sua dignità, una sua capacità di acquisizione e di dominare gli eventi.


Ritengo che ricordare Fortugno significhi acquisire questa vicenda delittuosa come un fatto nostro, non è un problema che riguarda la famiglia Laganà-Fortugno, è un problema della Calabria, è un dramma della Calabria, è un delitto che riguarda la Calabria.


Per recuperare una nostra cultura, noi diciamo di essere un popolo cristiano – non soltanto coloro che hanno fede, che si riconoscono nella religione cattolica –, con determinati valori che ci hanno accompagnato nell’infanzia, nel nostro lavoro, nella nostra attività, nella famiglia; questi valori hanno senso oggi, in questa Calabria che può diventare un momento forte nella sua essenza ed essere, quindi, famiglia, avere una grande forza di solidarietà, altrimenti le commemorazioni sono di occasione, sono un compitino svolto, più o meno bene, però non lasceranno alcuna  traccia perché il tempo, purtroppo, farà giustizia all’inverso.


Certo, l’impegno da parte delle forze dell’ordine, del prefetto De Sena, dei tanti altri sono scolpiti anche nella storia di questa Calabria. Ma pensate veramente che sia un problema di forze dell’ordine o di magistratura? Pensate veramente che sia un problema che riguarda alcuni e non riguarda tutti noi in merito a come ci rapportiamo all’interno della realtà calabrese?


Ritengo che questo sia il senso e soprattutto il messaggio che viene fuori dopo un anno dalla scomparsa di Fortugno. Ci furono tante storie e, vi dico con molta chiarezza – chi mi conosce lo sa-,  anche forzature strumentali. Certo, ho acquisito le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, di tutti gli esponenti maggiori, ho ascoltato in silenzio allora a Locri tutti coloro che hanno parlato alla manifestazione – non ebbi la possibilità di parlare –;  ecco, ritengo che qualche forzatura in meno ci debba essere e qualche capacità di essere tutti insieme  - e forse può essere questa l’occasione -  per riprendere un percorso in termini di grande unità e di grande solidarietà.


Bisogna capire dove è nato e come è nato il delitto, forse c’è un percorso, ma qualcuno lo vuole oscurare. Voi lo sapete, lo sappiamo tutti, c’è qualche situazione imperscrutabile, non so perché, ma certamente c’è una situazione condizionante; ecco il perché della mia inquietudine per il trasferimento di Creazzo, ecco perché altre inquietudini.


Allora, questo momento deve essere anche l’occasione per ripartire, perché non ci siamo dimenticati, non è un fatto semplicemente celebrativo o liturgico, ma è un fatto di una nuova presa di coscienza e fin quando non si farà luce su questo e altri delitti – c’è un padre che sta soffrendo – questa Calabria non imboccherà la via del progresso civile e della sua dignità.


 




 


* Vice segretario nazionale dell'Udc
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