18 ottobre 2006    

Pancallo (Fo.re.ver.):«Ognuno di noi deve fare qualcosa»




Buongiorno a tutti a nome dei ragazzi del forum “Fo.re.ver.”



Un anno fa un efferato omicidio ha stravolto la Locride, la Calabria, l’Italia. Era un tranquillo pomeriggio di domenica, quel giorno si votava per le primarie dell’Unione, quel giorno di Franco Fortugno ci è rimasto solo il ricordo del suo sorriso, dei suoi gesti, del suo buon cuore. Rivoli di sangue innocente hanno bagnato le strade della Locride: Fortunato Correale, Vincenzo Grasso, due tra gli eroi locresi, vennero uccisi perché non si piegarono al volere mafioso. Nessuna tutela e, a più di dieci anni dalla loro morte, ancora nessuna giustizia. Ricordo i commenti, gli articoli, le parole di chi si fermò, un anno fa, ad osservare la realtà calabrese, tutti con l’intento di confezionare ricette perché si cambiasse rotta, registro, al fine di restituire dignità ad una regione dilaniata, più che compromessa, da eventi criminali. La rappresentante del Forum «Fo.re.ver.» nel corso del suo intervento


Si è scoperta la pericolosità della ‘ndrangheta e la sua feroce capacità di farsi potere forte, di determinare la vita di un territorio, è stata riconosciuta come la più pericolosa organizzazione a livello internazionale. Lo scenario che abbiamo di fronte è drammatico e la Calabria versa ancora in una situazione critica; anche se negli ultimi tempi sono stati fatti dei notevoli passi in avanti, è necessario attuare provvedimenti ancora più seri per arginare, contrastare e sconfiggere il sistema mafioso.


Si sbaglia se si considera la Calabria un’emergenza e si sbaglia ancor di più se le misure precauzionali o repressive attuate sono di tipo emergenziale; le nostre sono vere e proprie tare storiche, macigni che ci portiamo dietro da più di centocinquant’anni.


Spesso nel Mezzogiorno lo Stato è rimasto troppo distante dai bisogni dei cittadini. Già all’indomani dell’unità d’Italia il modello sociale, politico ed economico che venne impiantato nelle regioni del Sud poco aveva a che fare con le tradizioni, i costumi, i bisogni, le necessità del popolo meridionale. E’ bene dire – e lo ribadisco – che nel tempo sono stati fatti dei passi in avanti, ma capita ancora di invocare lo Stato quasi come se si trattasse di un’entità astratta, forse perché troppo spesso si è dimostrato lontano dalle nostre reali esigenze.


Non abbiamo chiesto la pietà di nessuno, abbiamo rivendicato la nostra dignità e alla politica chiediamo che assolva al suo ruolo di interprete, che comprenda le nostre speranze, per poter schiudere nuove prospettive di cambiamento. Chiediamo – e non possiamo che essere soddisfatti di quelli già attuati – interventi seri per la crescita dei nostri territori: una fiscalità di vantaggio, delle certezze in ambito finanziario, linee di intervento mirate per le regioni del meridione. Vi è una carenza nei trasporti e il tasso della disoccupazione è ancora troppo alto. Le nostre sono carenze forse anche strutturali, ma nei momenti di maggiore sconforto mi ritorna in mente una frase, quella di don Pino Puglisi: “Ognuno di noi deve fare qualcosa”, e noi dobbiamo farlo.


Noi giovani, speranza presente prima che futura, siamo diventati il megafono di tutti coloro che in Calabria, quotidianamente, spesso anche lontano dalla ribalta, tentano di scrollarsi di dosso tutte le “ingiurie” che l’emarginazione, il malgoverno, le “onorate società”, una cospicua dose di fatalismo e di vittimismo, hanno cucito addosso ai calabresi. A Locri, mettendo a dura prova cuore, muscoli e tendini, abbiamo avuto la forza di indignarci con passione, determinazione e coraggio e stiamo provando a definire in Calabria nuovi traguardi di civiltà. Lo stiamo facendo all’interno della nostra organizzazione, il forum “Fo.re.ver.”, un vero e proprio laboratorio di futuro, una fucina di proposte, luogo di crescita, di incontro per le giovani generazioni della locride.


Quell’omicidio, quella ribellione, hanno segnato un momento di svolta. La ‘ndrangheta ha alzato il tiro, ma noi abbiamo saputo reagire con forza e determinazione. “Ci siamo, ma non ci stiamo”, è questo lo striscione che raccoglie il senso di un anno di lotte - un anno, sì - durante il quale abbiamo ideato progetti per tutte le scuole di ogni ordine e grado, abbiamo fatto conoscere il volto pulito, positivo della nostra terra, stiamo facendo rete con tutti i giovani d’Italia, collaboriamo anche con il ministero dell’istruzione. Maria Grazia Laganà Ved. Fortugno


Noi del forum “Fo.re.ver.” non siamo i pupazzi di Locri, come qualcuno vorrebbe far credere, non facciamo proclami, non abbiamo bisogno delle telecamere per operare, tentiamo di costruire percorsi di legalità per la nostra terra, ci confrontiamo con la politica, senza voler fare polemica a tutti i costi, e a voi chiediamo pulizia, trasparenza e risposte certe, altrimenti la pubblica amministrazione rischia di diventare un potente volano della criminalità.


Siamo qui contro la schiavitù della mafia che spesso, troppo spesso, riempie le lacune dello Stato e si propone come istituzione alternativa. Stiamo muovendo i primi passi  e - saranno più di cento - li stiamo muovendo nella giusta direzione. Il 16 ottobre saremo nuovamente in piazza e noi ragazzi del forum “Fo.re.ver.” abbiamo chiamato a raccolta tutti coloro che ci hanno sostenuto da ogni parte d’Italia.


Un anno di vero impegno, di confronti, dialoghi, un anno di progetti, sogni, idee, un anno di semina e ci aspettiamo un ricco raccolto. Amiamo la nostra terra e resistiamo per essa, per il suo presente, per il suo futuro. Questi siamo noi, i ragazzi del forum “Fo.re.ver.” di Locri e della locride, giovani uomini e donne che si impegnano nel quotidiano. E questa, signori, come diceva san Paolo, è la nostra “buona battaglia”.


 


 


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