17 ottobre 2006    

Nucera (Udc): «Si apra una nuova vertenza meridionale»


Il 16 ottobre 2005, un anno fa, veniva assassinato con stile ‘ndranghetistico, un uomo seriamente impegnato per il bene comune, un padre di famiglia, un marito, un amico solidale ed affettuoso: Francesco Fortugno.
Uomo delle Istituzioni e Vice Presidente del Consiglio Regionale della Calabria. Il capogruppo coinsiliare Udc Giocanni Nucera
Indignazione e reazione scuotono i cuori dei più umili e sereni di animo, e con loro anche di coloro che già sono irrobustiti e forti nell’amore verso la speranza. Sono stati migliaia i giovani scesi in piazza, sfidando a volto scoperto la criminalità organizzata – subito – spontanei – senza chiamarsi - ma incontrandosi nell’idea di un ambito valoriale: la dignità e la libertà.
Sono noti gli slogan: “l’omertà la vostra forza, noi giovani la vostra fine”, “e adesso ammazzateci tutti”, dicevano gli striscioni.
I giovani hanno ispirato, come se un filo sottile legasse in un comune sentire le loro pulsioni, la coraggiosa omelia eseguita da Mons. Giancarlo Bregantini, Vescovo di Locri-Gerace, che ha sottolineato il significato della loro rivolta morale come importante e necessaria ma altrettanto necessaria ed importante ha considerato che lo Stato prenda finalmente a cuore il caso Calabria: “Chiedo a tutte le forze politiche di star molto accanto alla gente, di ascoltare, di star vicino alla locride, di seguire i nostri passi, di intrecciare le economie del Nord, più organizzate, con la freschezza delle intuizioni dei nostri giovani imprenditori, di rifinanziare il prestito d’onore, di non tagliare la spesa sociale, perché allora, non intervenendo adeguatamente nelle ferite aperte, esse non saranno feritoie di grazia ma cancrene sociali che la mafia, astutamente e perfidamente, utilizzerà per i suoi scopi!”
Così invocava Mons. Bregantini.
Un anno dopo cosa rimane di quelle grida di rabbia e di quella voglia di riscatto dei nostri territori ?
Mons. Giancarlo Maria Bregantini accolto dal Presidente BovaNon certo solo la contestazione al Governo del tempo !
O, le visite del Presidente della Repubblica, dell’attuale Presidente del Consiglio, dell’On. Rutelli, oggi Vice Presidente del Consiglio e Ministro, e di tanti, tanti altri uomini come D’Alema e Fassino e di tanti uomini politici calabresi che occupano posti di rilievo nell’attuale Governo.

Torneranno tutti in questi giorni !!!
Il messaggio di quei giorni deve trascendere i confini della Locride e della Regione e deve interessare il futuro dell’intero Paese.
Locri non è, e non deve essere un problema della Calabria, ma la Calabria con Locri devono essere un vero problema nazionale, dell’Italia. Locri deve essere innalzato a simbolo, dice Padre Bartolomeo Sorge: “Locri crocevia di due Italie”.
La prima è l’Italia vecchia, che spesso e volentieri dimentica il Mezzogiorno e quando se ne ricorda, lo considera irrimediabilmente in mano alla mafia.
L’altra è l’Italia nuova che ha fiducia nella capacità di riscatto della gente del Sud, e non si rassegna a lasciarla sola; considera il Sud una risorsa, la mafia un cancro da estirpare e la questione meridionale una “emergenza nazionale”.
Pertanto il vero problema non è solo Locri ma è soprattutto Roma.
Ecco perché Locri è un punto di snodo perché da Locri, crocevia di partenza deve e può partire il volto del nuovo Sud attraverso la forza dell’indignazione e della rivolta morale degli onesti, dei leali e dei puri di cuore.
E’ passato un anno, non un secolo, eppure di tutto il clamore, le roboanti manifestazioni e le commoventi dichiarazioni delle maggiori autorità dello Stato non è rimasto neanche il ricordo di un minimo segno tangibile e credibile.
Dov’è la verità tanto invocata ?
Perché è morto Fortugno ?
Perché si uccide il Vice Presidente del Consiglio Regionale ?
Quali legami fra Mafia e Politica ? Ma quale Politica ? Ma quali formazioni politiche ?
L’on. Tassone non ha ricevuto risposta puntuale e seria all’interpellanza urgente del 3/10 u.s. rivolta al Governo, sul perchè il Magistrato che seguiva il caso sia stato trasferito, e se ci sono forze politiche, sociali ed economiche che non vogliono la verità sul delitto Fortugno.
Interrogativi ancora senza risposta !
Interrogativi che ancora oggi inquietano le nostre coscienze!
Del Mezzogiorno si parla sempre meno. Si tende a rimuovere il problema dalla coscienza del Paese.
Mentre i mercati italiani si spostano verso la Cina e nei paesi estremi nel nome della globalizzazione, il divario Nord-Sud diviene sempre più marcato. Le emergenze si allargano, clientele legate alla sovvenzione pubblica, lavoro nero, il mix lecito-illecito fanno prosperare la culture dell’illegalità e della mafia, riciclaggio di denaro sporco e circolazione improduttiva di denaro attraverso l’uso distorto dei contributi pubblici, rappresentano il tallone d’Achille di un’economia regionale che consuma senza produrre, senza uno sviluppo economico corrispondente.
Ecco l’humus su cui prospera la mafia, sono cose conosciute, studiate, esaminate sotto le più svariate sfaccettature, ma esse sono sempre lì, allignate, dure ad essere estirpate e sconfitte.
Tutti hanno un rimedio da proporre ed indicare ma nessuno adotta la soluzione. Eppure i giovani (quelli veramente liberi), che scendono in piazza ci indicano che non tutto è mafia che non tutto è rassegnazione. Esistono uomini e donne carichi di energie e valori, e sono sempre più numerosi che si espongono in prima persona e lavorano con sempre più rinnovata forza morale.
Giovani che rifiutano la vecchia e becera pseudocultura della rassegnazione, di cui la mafia si serve per proliferare l’omertà; giovani che rifiutano la cultura dell’assistenzialismo che mistifica i doveri e i diritti devastando le coscienze creando deserti nei nostri territori a noi donati rigogliosi e prosperi dalla santa madre natura; giovani coscienti che devono crescere nella speranza di essere protagonisti del loro sviluppo opponendosi alla forza della violenza con una cultura che si alimenta di nuovo umanesimo e che trova, per fortuna sempre più fonte di nutrimento e maturazione ideale nei movimenti laici ispirati cristianamente; giovani che pongono al centro una visione cristiana dell’uomo che lotta contro i nichilismi ed i radicalismi della società odierna sempre più senza valori.
Questo ad oggi è il vero segno che arriva da Locri ! La sede del Forum Fo.re.ver. a Palazzo Nieddu del Rio a Locri
Certo una maturazione lenta, profonda, che rappresenta la punta di un iceberg che evidenzia l’unica e vera rivolta morale della Locride.
Un cambiamento di cultura e di mentalità in un contesto sociale dove la vera anomalia e quella dell’essere onesti. L’importanza di questo germe rivoluzionario deve essere colta pienamente, deve essere coltivata e tutelata perché la ‘ndrangheta prima che una questione di organizzazione criminale è una questione di civiltà e di legalità.
Il riscatto delle nostre genti prima che sullo sviluppo economico deve fondarsi sulla ripresa civile e morale.
Per estirpare il cancro della criminalità organizzata è necessaria una crescita morale e culturale presupposto di una crescita civile fondata sui valori.
E dopo i fatti di Locri, tutti dobbiamo esserne consapevoli.
Il Mezzogiorno chiede si un aiuto, di cui sa di avere bisogno, ma vuole essere protagonista responsabile, intelligente e libero dalla propria elevazione morale e civile.
“Agli amici del Nord – scriveva Don Sturzo – domandiamo comprensione e solidarietà – d’altra parte sarà bene che il Mezzogiorno faccia da sé e stabilisca esso stesso le basi del proprio risorgimento”.
Si apra una nuova vertenza Meridionale che poggi su nuovi approcci culturali: il Mezzogiorno con le sue luci e le sue ombre, non solo dovrà dimostrare di essere parte integrante del Paese, ma anche di possedere ricorrendo alla sua storia millenaria di civiltà, fermenti che lo aiutano ad uscire dall’emergenza democratica in cui si trova. Le profonde trasformazioni sociali, culturali ed economiche degli ultimi anni hanno contribuito a diffondere anche nel resto del paese lo smarrimento dei valori morali e la perdita del senso della socialità e della cultura della legalità.
Basta vedere come è stata pericolosamente abbassata la guardia nei confronti della criminalità organizzata. Non solo nel controllo economico-sociale e delinquenziale tradizionale ma anche nei rapporti con la politica e le istituzioni.
Sempre più aumentano le infiltrazioni mafiose nelle istituzioni, sempre più radicato è il legame fra politici politicanti, faccendieri e mafia, che spesso sono denunciati per slogan e per “urla festaiole” con bandiere e carri allegorici, ma che nella verità trovano anche in squallidi personaggi delle istituzioni e della politica sostegni ed humus naturale per far proliferare ed allignare il malaffare.
Per uscire dall’emergenza l’Italia ha bisogno soprattutto di politici seri ed onesti con programmi credibili e capaci di scelte coraggiose e coerenti, che testimoniano la loro effettiva pulizia morale anteponendo il bene comune agli interessi personali degli amici.
Siano i Partiti per primi ad avere il coraggio, tutti, nessuno escluso, a rifiutare pubblicamente persone e sostegni elettorali discussi o discutibili nei territori Regionali e non solo in Calabria.
Ogni partito pretenda, specie dal livello nazionale, estrema severità nel selezionare dai livelli locali la propria classe dirigente senza ipocrisia e mezze frasi espellendo i magnati delle tessere e gli ipocriti finanziatori spesso noti, discussi e discutibili, ma sempre fermi li perché fanno comodo ed in nome di un falso garantismo trovano lucrose coperture.
Se manca il coraggio di questo passo iniziale, quale leader potrà essere credibile, quando dichiara di voler portare l’Italia in una democrazia matura ?
Sarebbe bello che ciò iniziasse proprio con l’esempio di quei partiti che dicono di ispirarsi alla dottrina sociale delle Chiesa.
Su questo versante tutti devono collaborare in coerenza ad un comune sentire nel rispetto della propria diversa identità e di una nuova laicità, che consenta di costruire una democrazia matura, fondata sulla legalità sulla correttezza democratica e sui valori della nostra costituzione.
Vi sono segnali preoccupanti in molti settori del nostro tessuto sociale dove vengono investiti i profitti illeciti con attività legali come dice il dr. Pietro Grasso – Procuratore Antimafia – :

“la mafia si sta legalizzando”.
E’ sempre più difficile identificare i mafiosi, perché si mimetizzano sulle pieghe di una società pulita.
Occorre intervenire subito rafforzando ed attuando tanti provvedimenti legislativi assunti negli anni e spesso affievoliti da una azione di politica giudiziaria non sempre consona alla domanda di giustizia che proviene dalla società.
Esercitare il rispetto pieno del Codice Penale specie nel perseguire reati mafiosi che richiedono lunga detenzione personale e la confisca dei beni.
Colpire il potere economico della mafia entrare nei santuari delle banche, spezzare lo spirito di solidarietà criminale ed omertosa delle cosche sono obiettivi non difficili da raggiungere se tutti collaboriamo, se i palazzi saranno più di “cristallo” e meno di “veleni” se il Parlamento e gli uomini che lo abitano invece di essere eternamente divisi tra spinte giustizialiste ed esigenze garantiste, adeguasse la propria attività legislativa al raggiungimento di un unico obiettivo condiviso veramente e senza ideologismi e politiche odiose che mortificano l’uomo, che già tanto male hanno recato al nostro Paese.
C’è un’anomalia strana nel nostro Paese, di cui poco si parla ma che pur è li visibile alla portata di tutti, specie di quei studiosi ed analisti “ a gettone” che sono bravi a “chiacchierare” a precisa richiesta, a comando.
L’anomalia di tanti processi, che pur vedendo condannati noti boss locali poi si vedono assoluzioni spesso non chiare per politici, amministratori e burocrati a vari livelli.
Queste dicotomie tra processi alle cosche che si concludono con condanne definitive e processi ad amministratori e politici che si concludono regolarmente con assoluzioni, al di là dei singoli casi suscitano perplessità del tutto legittime.
Attenendoci a questi risultati dovremmo concludere che la collusione, tante volte denunciata, tra potere malavitoso e potere politico non è mai esistita, o se esiste, non la si vuole deliberatamente seguire o perseguire.
L'ex Presidente della Repubblica Ciampi davanti al feretro di FortugnoÈ necessario che le istituzioni a qualunque livello anche per un interesse di autotutela si dotino di strumenti idonei a proteggersi dalle infiltrazioni mafiose e dalle penetrazioni sospette e per far ciò devono, partendo dalle comunità locali, intensificare i livelli di prevenzione e repressione istituendo meccanismi di controllo e sostegno che interagiscano in ausilio con la magistratura e le forze dell’ordine.
La Regione, la nostra Regione, su questo versante deve essere protagonista e all’avanguardia per quanto di sua competenza, regolamentando meglio la materia sugli affidamenti di incarichi a professionisti, in tema di appalti, a tutti i livelli e richiamandosi alle rigide norme europee nell’approvvigionamento e conferimento di beni e servizi.
La Regione, questo Parlamento Regionale, deve avere la forza e i giusti attributi per dimostrare da subito di poter allontanare le ombre ed i sospetti che intorno ad essa sono state costruite.
Predisponendo un’azione legislativa fatta di codici, leggi e regolamenti chiari anche in aperta sfida con lo stato centrale in tema di sicurezza e legalità.
Certo i segnali che offriamo, ad oggi, non sono confortanti e credibili. Questa Regione dimostra goffezza ed ilarità agli osservatori esterni nel proporsi con ben tre strutture analoghe per il raggiungimento dello stesso obiettivo: la Commissione Consiliare antimafia del Consiglio Regionale; la Consulta antimafia del Presidente Loiero, l’assessore esterno delegato alla Mafia.
Iniziamo da qui, e da oggi, diamo il primo esempio di essere, noi Regione Calabria, modello di serietà e di determinata voglia di cambiare !
A fronte di tre uffici antimafia, senza risultato alcuno, proponiamo qualcosa di serio e credibile con unità di intenti e di obiettivi.
Senza false ed ipocrite sovrapposizioni. Uniti nel fine e determinati nell’utilizzo degli strumenti si può vincere e non con la lotta antimafia fai da te, che sa più di circo equestre, ma con la voglia reale di riscatto. No ai professionisti dell’antimafia che tanta demagogia riservano alla vera causa.
Ma concrete azioni sociali.
Cosi, come in passato non siamo stati per l’indiscriminata e la generalizzata condanna dei magistrati impegnati in indagini sulla politica, quando interi partiti, sono stati spazzati via come odioso cancro della società, oggi vorremmo, - in nome dei valori della nostra Carta Costituzionale e nel rispetto e garanzia della nostra democrazia - che anche le altre forze politiche tenessero un atteggiamento estremamente rigoroso e di rispetto verso la Magistratura.
Non si può chiedere il rafforzamento nel territorio degli organi giudiziari e sollecitare l’accelerazione delle attività d’ufficio per una più efficace azione di investigazione e di repressione dei crimini e poi essere pronti a mettere in discussione il loro operato, quando questa azione non asseconda i propri desideri.
Noi a nostre spese, abbiamo pagato molto, ma abbiamo sempre difeso con moderazione e responsabilità lo Stato, affidandoci al rispetto dei ruoli, delle professionalità e alla non ingerenza nell’esercizio delle funzioni altrui.
Nessun partito politico si può considerare immune da peccati originali più o meno gravi ed a nessuno, nella convulsa e incerta società di oggi, è consentito attribuirsi o attribuire patenti di verginità ed immacolata trasparenza con riferimento a delle ideologie politiche che non esistono più.
La storia dei partiti tradizionali è stata riscritta con l’inchiostro della modernità, della globalizzazione e ad oggi ne paghiamo tutti le conseguenze perché non riusciamo a seguire un percorso che dia stabilità, certezze e sicuri ancoraggi nella società e nei territori.
Riappropriamoci dei grandi valori ideali e spirituali che sono alla base della nostra Costituzione, rispettando i ruoli assegnati da questa ai vari organi dello Stato.
Non semplifichiamo l’attività di ogni Istituzione con inutili manifestazioni quali i sit-in o le morbose proteste da avanspettacolo che danno una immagine destabilizzante dello Stato.
Da una parte si invoca la tutela statale e dall’altra, all’occorrenza, organi delle Istituzioni ne offuscano l’operato.
E tutto questo accade in uno stato di diritto dove funzioni, compiti e ruoli istituzionali devono essere separati nel rispetto,ognuno delle proprie competenze.
Si deve trovare, da parte di tutti, un equilibrio ed una corretta condivisione ed attuazione delle norme costituzionali, nella più volte conclamata distinzione dei poteri e dei ruoli degli organismi costituzionali.
Anche questo ritrovato senso dello Stato, sicuramente aiuterà la Calabria ad uscire fuori da tanti equivoci.
Sia per prima la Regione Calabria ad offrire allo Stato sostegno per l’attività dei magistrati seri ed impegnati in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata garantendo loro strutture, mezzi e strumenti per operare perché è assurdo ascoltare e leggere passivamente le lamentele di tanti magistrati che segnalano la mancanza di mezzi e strumenti elementari per svolgere il loro lavoro: assenza di personale adeguato e di supporto tecnico-amministrativo, carenza di carta per fascicolare i risultati delle indagini , fotocopiatori guasti ed ancora di più, mancanza di benzina per far camminare le macchine dei magistrati e delle forze dell’ordine.
Anche questo sostegno può rappresentare un segnale idoneo per dimostrare una inversione di tendenza e di coscienza rispetto all’odioso fenomeno che nessuno forse pensa di poter debellare ma certamente abbiamo il dovere di circoscrivere e rendere meno pericoloso possibile.
Si rafforzi la legge sull’incompatibilità ed ineleggibilità dei candidati alle elezioni a tutti i livelli locali rendendola ancora più severa rispetto alla legge dello Stato, in attuazione dell’art.122, 1° comma della Costituzione, ove sia plastica la volontà di frenare la bramosia famelica delle cosche di impadronirsi dei consessi elettivi.
Blandendo qualsiasi spirito persecutorio e repressivo o discriminatorio e ponendoci con animo libero da ideologiche ed odiose posizioni di retroguardia nella speranza di irrigidire le maglie dell’ammiccamento e delle facili coperture.
Non invoco uno stato di Polizia, odioso per mia cultura, ma strumenti di garanzia per gli onesti perché episodi come quello di Fortugno non si debbono più ripetere nelle nostre terre.
Dobbiamo conoscere la Mafia non per abbracciarla!
Dobbiamo combatterla e respingerla, offrendo una progettualità culturale diversa ai giovani della ‘ndrangheta, sull’esempio dei nostri giovani sempre più vogliosi e disponibili per il riscatto, una alternativa di vita e di speranza e non di morte.
Il territorio della Locride non può essere individuato come un territorio abitato solo ed esclusivamente da mafiosi, il territorio della Locride è per la grande maggioranza abitato da persone oneste che nulla hanno a che fare con la mafia, da persone con un certo livello culturale, da giovani professionisti, da studenti che nella cultura intravedono anche lo sviluppo del proprio territorio, ma anche della Calabria.
Non dobbiamo dimenticare che i mass media quando parlano di Locri parlano di Calabria e gli interventi “per lo sviluppo della Locride” sono per la Calabria.
Gli interventi vanno mirati non solo contro la repressione mafiosa poiché in una democrazia matura, lo Stato nel proteggere il proprio popolo lo deve fare a prescindere da qualsiasi azione criminosa, poiché la criminalità non è solo da noi, parliamo di mafia come fenomeno sociale, al nord possiamo parlare delle tante devianze ancor più pericolose che da tempo terrorizzano intere aree.
Orbene, tutto ciò per dire che sconfiggere la mafia, come ogni altro tipo di azione criminale, non significa sviluppare un’area, lo sviluppo è un’altra cosa, è l’attenzione verso un territorio non deve nascere soltanto sui fatti criminali che accadono , ma deve nascere da un’analisi complessiva delle sofferenze di un intero territorio.
Oggi vi è un’emergenza e l’omicidio eccellente dell’On. Fortugno ha attirato l’attenzione del Governo su questo territorio, ma ci spieghi lei On. Presidente Loiero cosa vuol dire il Presidente Prodi quando afferma “ di essere sceso in Calabria anche se con poche cose in mano per il poco tempo avuto a disposizione ”.
Un intero anno non è un tempo sufficientemente idoneo per avviare una qualsiasi azione programmatica che potesse offrire una” dote di sviluppo” alla “ figlia prediletta ” ?
Mai come in questi giorni, con la finanziaria dello Stato, in discussione, si potevano fornire le migliori risposte ad un popolo prediletto si , ma oggi più che mai tradito ed abbandonato.
In Calabria non è da poco che abbiamo approvato l’assestamento di Bilancio ?
Il Governo Regionale ha messo a disposizione un solo euro per lo sviluppo della Locride ?
Eppure bastava, al Governo Regionale guardare tra i vari progetti di legge presentati ed accorgersi che ve n’era uno, anche se presentato dall’opposizione , che poteva servire per trasformare le parole in fatti, attivando i fondi del PON sicurezza per finanziare progetti di sviluppo per la Locride !
Non è stato fatto, adesso quali segnali dovremmo aspettare ?
Su quale finanziaria il Governo Nazionale metterà dei fondi per lo sviluppo della Locride ?
Il Presidente Loiero queste risposte deve farsi dare dall’On. Prodi, perché altrimenti anche lui, che al contrario di Prodi, governa la Calabria, non saprà cosa rispondere a breve al popolo calabrese che abita nel territorio della Locride .
Le commemorazioni devono essere sempre il frutto del ricordo perpetuo di un evento tragico, ma mi dispiace rimarcare ciò, in un anno non vi è stato nulla, il Presidente Prodi ha solo, per l’ennesima volta, promesso attenzione su questo territorio affermando che se non prima viene sradicata la criminalità organizzata non si può immaginare uno sviluppo economico “ in un luogo dove non regna la legge”.
E alla maggioranza degli abitanti del territorio della Locride “sig. Presidente del Consiglio on. Prodi” cosa resta ? Cosa devono fare visto che a suo modo di pensare il fenomeno mafioso “sta devastando un’altra generazione” di giovani ?
Ed anche i ragazzi di Locri dovranno emigrare, così veramente in questo modo non c’è più futuro?
Così come il Presidente Prodi sostiene non cambierà nulla, mortificando ed uccidendo anche la speranza!
Quindi, prima abbattiamo il fenomeno mafia, così come dice Prodi, poi aspettiamo la prossima generazione che ritornando a Locri avrà modo di elaborare progetti di sviluppo:

questo è il segnale del Governo Prodi,
non vi è nessuna prospettiva e nessun futuro per la grande maggioranza degli abitanti della Locride!
Il Presidente del Consiglio ci ricorda che tutta la società deve essere cambiata, ma dissentiamo anche da ciò, altrimenti dovremmo dire che tutta la società della Locride non va bene, e tutto ciò non è vero !
Noi dobbiamo tutelare i molti, dobbiamo dire agli abitanti della Locride che noi siamo sempre accanto a loro e l’omicidio dell’On. Fortugno deve insegnare ad ognuno di noi che nonostante tutto nessuno può impedire a chiunque di rimanere nella propria terra, perché la paura non deve essere più grande dei sacrifici, della cultura, delle bellezze naturali, delle tradizioni, delle potenzialità di sviluppo di questo territorio, la paura si sconfigge con la consapevolezza che si è in tanti:
L’on.le Presidente del Consiglio è venuto in Calabria profetizzando che la mafia “sta devastando un’altra generazione” di giovani.
Noi calabresi ci opponiamo con forza a questa sua nefasta profezia e gridiamo e lo avrebbe gridato anche Franco Fortugno:

“NON E’VERO”
Noi abbiamo il dovere, anche come uomini della Istituzioni, di impedire che ciò avvenga, non solo stando uniti nel cammino difficile dello sviluppo possibile, ma ancor di più incrementando la certezza e la speranza come forza reattiva che si oppone al male ed alla negligenza di quanti, come l’on. Prodi ed il suo Governo, dovrebbero operare per uno sviluppo integrale della Locride.
Così si onora la morte di Franco Fortugno e di quanti come lui sono rimasti vittime di una cultura criminale, pur avendo in animo la gioia di poter contribuire a riscattare quei territori.
Questo è il vero messaggio che il Capo del Governo avrebbe dovuto portare in Calabria.
Sostenere con forza quella gioventù di oggi che crede nel riscatto ma che vede nel potere politico l’inerzia e la demagogia degli uomini senza speranza.
Lo studio ed il lavoro sono le prospettive di questi giovani, nobili negli ideali, vivaci nelle intelligenze, desiderosi di continuare a vivere nei loro territori, in un cammino di speranza che non li veda né novelli emigrati, né potenziali affiliati.
Voglio concludere, come ho iniziato, con le parole del Vescovo Bregantini: “occorre che tanto, tanto amiamo questa nostra terra di Calabria. È poco amata, poco conosciuta, mal raccontata. Ogni mamma, ogni maestra, ogni catechista, sappia trasmettere, con parsimonia l’amore alla propria terra. Allora le case saranno finite, le strade curate, le scuole dignitose, le chiese aperte, i lavori fatti bene, i circoli culturali attivi, i partiti trasparenti e concreti, le iniziative imprenditoriali portate a termine!”
 
On. Giovanni Nucera

Capogruppo UDC Regione Calabria
 


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