22 giugno 2006    

«Contro la riforma della Costituzione» (di Roberto Occhiuto*)


La riforma della Costituzione non è una priorità per il Sud.
Il dibattito molto intenso di queste ultime settimane sulla riforma costituzionale e la modifica di importanti articoli della Costituzione, impone una riflessione approfondita e l’assunzione netta di responsabilità da parte di noi tutti circa questioni e principi che immediatamente influiscono sulla qualità della vita degli italiani. Sulla qualità della vita dei cittadini meridionali e calabresi in particolare modo.Roberto Occhiuto (Udc) Vice presidente del Consiglio regionale della Calabria
La mia  posizione è, com’è noto,  nettamente contraria alla riforma, poiché avverto con preoccupazione le negatività discendenti da  ogni forma di devolution, sia rispetto a quella assunta dal centrodestra che a  quella approvata dal centrosinistra.
 Il concetto di base, su cui prestare attenzione,  è che più si ragiona di devolution, in questo nostro Paese dilaniato di per sé da forti squilibri economici e sociali, meno forte, nella cultura politica e nell’immaginario collettivo, è il principio indispensabile della solidarietà tra le regioni italiane.
 A mio  avviso il gap che separa il Nord dal Sud e più nello specifico la differenza che corre tra il Nord ricco e le regioni più in difficoltà come la Calabria,  è la priorità politica e culturale che deve indurre il Governo, il ceto dirigente nazionale e l’apparato economico, pubblico e privato, ad effettuare investimenti finalizzati al rilancio della produttività ed alla crescita economica e civile.
 La devolution non è una priorità, non lo può essere né può essere avvertita come tale dal ceto  politico meridionale che ben conosce le emergenze sociali dell’Italia del Sud; essa, più semplicemente, è il frutto di un negoziato politico, sempre contrastato dalle forze più autenticamente democratiche,  tra principi  ed esigenze leghiste che sulla disunità italiana giocano tutto il loro peso e la loro stessa identità. Qualcosa che per chi ha vissuto o in un certo senso respirato la cultura meridionalista è intollerabile.
La Camera dei Deputati a Palazzo MontecitorioSi metta prima la Calabria nelle condizioni sociali ed economiche di poter competere con le altre regioni e poi si invochino principi di rigida autodeterminazione fiscale, altrimenti per una Regione come la Calabria, costretta dal suo Governo regionale all’immobilismo più completo e deplorevole, sarebbe una vera e propria iattura, Si metta prima la Calabria nelle condizioni di poter eliminare al suo interno sacche vistose di povertà e di disagio sociale e poi si apra il dibattito sulla riforma federalista, altrimenti per la Calabria costretta dal suo Governo regionale ad un ruolo davvero insignificante nel dibattito nazionale, priva com’è al momento di idee, progetti e proposte innovative, sarebbe la fine.
 Per ciò che concerne l’impalcatura più complessiva del testo costituzionale, sono dell’avviso che la Costituzione può essere emendata esclusivamente dopo un dibattito sereno, chiaro; e che veda la partecipazione attiva di tutte le forze politiche e della stessa società italiana: l’errore, fin qui, è stato nell’aver immaginato di poter costruire a freddo una nuova Costituzione a colpi di maggioranza.
 Perciò auspico che la difesa dei principi costituzionali, in questa congiuntura, non venga colorata con l’inchiostro dell’appartenenza, né caricata di significati politici impropri che tradirebbero più il desiderio di affermare un punto di vista piuttosto che tutelare i principi generali ed i valori fondamentali che la Costituzione contiene.
 Occorre ricordare che le Istituzioni non appartengono a chi le governa e che chi le governa, d’altronde, è sempre provvisorio, essendo tutti noi soggetti alla volontà popolare. Pertanto,  dopo il referendum al quale chiediamo di votare “no” per le ragioni suddette,  è necessario che entrambi gli schieramenti politici inizino a ragionare assieme per individuare i punti d’unità e su questi tessere la nuova trama costituzionale nell’esclusivo interesse del Paese.
 Anche la Calabria, benché il suo Governo e parte della sua maggioranza sembrino al momento dediti più a occuparsi di caselle di potere da occupare o di diatribe tutte interne alla partitocrazia e ad una antica visione della politica non più in sintonia con lo spirito nuovo che informa la società civile, speriamo possa essere propositiva nel lavorìo di rielaborazione del testo costituzionale all’indomani del referendum.
 Da sempre la nostra regione ha evidenziato, anche nei momenti più bui, la capacità di essere capace di soluzioni talvolta anche geniali, rappresentando le esigenze tipiche di questa parte meridionale del Paese.
 La speranza è che si lavori per costruire un Paese nuovo attraverso anche nuove norme fondamentali: in questo senso noi ci siamo! Siamo qui! Vigileremo sullo sfaldamento della politica, cui il centrosinistra dà ampio spettacolo nella nostra regione, e sapremo essere soggetti attivi nella rimodulazione di una Costituzione che deve recepire le istanze del Sud dentro una cornice di piena assunzione di responsabilità di ciascuno di noi  
* Vicepresidente del Consiglio regionale
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