22 giugno 2006    

«Perchè votare no alla devolution» (di Giuseppe Bova*)


La nostra è una regione povera e lo sarà ancora di più se verrà costretta, come recita la devolution, a sostenere, quasi da sola, quei servizi essenziali all’istruzione e alla salute, già ora insufficienti e, purtroppo, in termini assai significativi.
C’è un solo modo per difendersi con efficacia: votare, votare tutti e votare no alla devolution.
Il Presidente del Consiglio regionale della Calabria Giuseppe Bova
Votare è sempre una cosa seria e importante. Qualche volta lo è ancora di più. Così è nel caso del voto referendano del 25 e 26giugno. I cittadini sono chiamati a decidere sulla devolution; cioè se vogliono o no una accentuata diversità tra le venti regioni italiane sul diritto all’istruzione, alla salute e alla sicurezza. Una diversità che, nel caso delle regioni svantaggiate sul terreno dello sviluppo e del livello medio dei redditi, può diventare un rischio, un rischio troppo grande per affronta rlo quasi esclusivamente con le proprie forze. E il caso del Sud, della Calabria, ma non solo. La nostra è una regione povera e lo sarà ancora di più se verrà costretta, come recita la devolution, a sostenere, quasi da sola, quei servizi essenziali all’istruzione e alla salute, già ora insufficienti e, purtroppo, in termini assai significativi.
C’è un solo modo per difendersi con efficacia: votare, votare tutti e votare no alla devolution.
Ma col referendum non si decide solo questo. Ci viene anche proposto di affidare il nostro destino ad una sola persona, il premier. Il capo del governo, così, non dovrà più rendere conto al Presidente della Repubblica, avrà un diritto di vita e di morte sul Parlamento, concentrerà su di sé un potere quasi assoluto. Il tutto nel mentre vengono depotenziati gli equilibri della Corte Costituzionale e indebolite le prerogative di indipendenza della magistratura quali vengono assolte anche dal Csm.
Si tratta, come è evidente, di una legge e di delicatissime modifiche costituzionali, che nel loro insieme minano le istituzioni e squilibrano nelle fondamenta i pilastri della democrazia moderna. Cioè l’autonomia e l’indipendenza, pur dentro un intreccio fortemente unitario, tra le diverse sfere del potere: legislativo, esecutivo, giudiziario.

E’ per questo che il Consiglio regionale della Calabria, all’unanimità, nella seduta del 6 dicembre 2005, ha deciso di avanzare la richiesta direferendum al fine di dare direttamente la parola agli elettori. In questo, la nostra Regione è stata una delle prime in Italia, dimostrando, anche per questa via, prontezza ed attenzione su un tema delicatissimo quale la modifica degli equilibri istituzionali del Paese.
Ora la parola è al popolo sovrano. Votare no è un dovere supremo per l’unità del Paese, per i diritti delle nostre genti e il futuro dei nostri figli.

* Presidente Consiglio regionale Calabria
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