13 giugno 2006    

Camera di Commercio (Cs): I dubbi di Guagliardi sul commissariamento


Il presidente del gruppo consiliare regionale di Rifondazione comunista, Damiano Guagliardi, ha depositato una interrogazione a risposta scritta sul recente commissariamento della Camera di Commercio di Cosenza. “E’ necessario sapere – scrive Guagliardi al presidente della Giunta regionale, Agazio Loiero – se sono state rispettate le procedure degli articoli 5 e 8 del D.M. n. 501 del 1996 e le indicazioni in materia di sostituzione di consiglieri dimissionari del decreto presidenziale n. 110 del 9 gennaio 2004, e se, nel determinare il Commissariamento della Camera di Commercio di Cosenza si sono realmente create le condizioni previste dall'art. 37 del decreto legislativo n. 112 del 31 con il quale si prevede il controllo delle Regioni sugli enti Camerali in caso di mancato funzionamento. E’ necessario inoltre sapere – prosegue Guagliardi – se vi siano motivazioni più gravi rispetto ai termini di legge citati, una situazione che comunque richiede una discussione in Consiglio regionale sulle imprese economiche della Calabria, sul loro stato di salute, sulle organizzazioni di categoria che governano gli enti Camerali”.Damiano Guagliardi (Rif.Com)

Damiano Guagliardi, così prosegue:  “Il provvedimento di commissariamento dell’ente camerale di Cosenza sembra essere conseguente alle dimissioni in blocco dei rappresentanti degli industriali, nonostante autorevoli pareri diversi del Ministero delle Attività Produttive e della UNIONCAMERE, nei quali si dichiara che tali dimissioni non comportino l'automatico scioglimento degli organi dell' ente. Le Camere di Commercio – com’è noto - sono governate per legge dalle associazioni di categoria, e quella di Cosenza era guidata da una maggioranza nella quale si riconosceva tutto il sistema della piccola e media impresa con la sola eccezione degli industriali, che rappresentano un segmento non superiore al 15% dell'economia reale. Il Commissariamento – evidenzia il presidente del gruppo consiliare regionale  di Rifondazione comunista - potrebbe comportare prima il blocco e poi il rallentamento dell' attività dell' ente, con gravissimi pregiudizi per il sistema dei CONFIDI, oggi sostenuto con più di 800 mila euro annui dalla Camera di commercio cosentina. L’ente camerale – sottolinea Guagliardi – di recente, aveva posto in essere iniziative innovative, come gli osservatori sul fisco, sul lavoro e sul credito che saranno bloccate e, quindi, soprattutto al mondo delle Pmi mancherà una voce di sostegno e di proposta, invece garantita dalla Camera di Commercio. Il provvedimento di commissariamento – afferma Damiano Guagliardi - intacca la dignità delle associazioni che governavano l'ente, la cui rappresentanza era di gran lunga superiore a quella dei dimissionari, poichè il tessuto economico della intera provincia  è composto da piccole imprese del turismo, dei servizi, del commercio, dell' artigianato, dell' agricoltura, le quali pur con grandi limiti programmatici, ristrettezze finanziarie e contraddizioni di mercato riescono a garantire livelli occupazionali e redditi alle persone. Oggettivamente – prosegue Guagliardi - l'azione dell'industria Calabrese è oscurata dalla crisi costante dei livelli di produttività, dalle dismissioni degli insediamenti industriali, dalle truffe alle collettività come, per esempio, si può leggere dalle inchieste sui fondi male utilizzati della legge 488. Concreto è il rischio, quindi, di ridurre fortemente l'iniziativa economica nel turismo, nell' agricoltura, nel commercio e nell' artigianato attività presenti e diffuse in tutto il territorio della provincia di Cosenza, per favorire esclusivamente una attività industriale concentrata territorialmente, per lo più nell'area urbana di Cosenza e interessata soprattutto nella attività dell' edilizia. Questa discrasia tra le attività economiche della Provincia – dice Guagliardi - potrebbe incidere negativamente sulla destinazione dei fondi previsti del Documento Strategico Regionale per la Politica di Coesione 2007-2013. Da qui, dunque, la necessità di un dibattito in Consiglio regionale”.

 

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