31 maggio 2006    

Una Legge per i vitigni storici della locride


C’è un patrimonio enorme da difendere, il cui sfruttamento che potrebbe avere ricadute sul piano culturale, commerciale, turistico. Esso è rappresentato dai vitigni autoctoni della locride, che una proposta di legge regionale intende da subito tutelare e valorizzare.
L’idea, già trasformata in un testo di 8 articoli, primo firmatario il consigliere regionale della Margherita Demetrio Naccari Carlizzi, è stato illustrata a Palazzo Campanella a Reggio, nel corso di una conferenza stampa moderata dal Capo Ufficio Stampa del Consiglio regionale Gianfranco Manfredi, tra l’altro esperto enologo e sommellier tra i più qualificati della Regione. Assieme all’esponente della Margherita, hanno sottoscritto il progetto di legge i consiglieri Domenico Crea, dello stesso partito di Naccari-Carlizzi, assieme a Giuseppe Guerriero e  Cosimo Cherubino di Unità socialista. Lo spunto è stato offerto dalla recente scoperta in tutto il territorio della locride, di centinaia di palmenti, le antiche vasche, che in epoca greca e romana venivano usate per la vinificazione, e della villa di Casignana, individuata come centro di raccolta del vino prodotto in tutta la zona, a conferma della peculiarità e dell’unicità di questo territorio che si è rivelato altrettanto straordinario sotto il profilo botanico e viticolo.Un momento della Conferenza stampa a Palazzo Campanella
“Un’occasione importante per creare quelle peculiarità – secondo Naccari –  che rendono il nostro sistema territoriale competitivo e quindi  maggiormente appetibile. Il mondo ha massificato la cultura del vino e c’è un solo modo per spezzare questa involuzione, riscoprire sapori di civiltà collegati ad una storia, ad un clima, o ad un territorio”. E allora quale migliore occasione se non quella dei vitigni autoctoni scoperti nelle vallate della locride. Una scoperta che ha suscitato anche l’interesse di un illustre esperto di archeologia molecolare, il prof. Patrick McGovern, dell’Università della Pennsylvania. Una scoperta che rappresenta una occasione irripetibile per lo sviluppo della locride nel settore vitivinicolo e getta ulteriori e più profonde basi affinché la leadership europea nel settore continui ad affermarsi per i decenni futuri anche attraverso la riconsiderazione delle ricchezze della tradizione enologica di questa fascia geografica che ha rappresentato un vanto nell’antichità.  
Un percorso che la Regione Calabria già intrapreso attraverso il Piano Operativo regionale 2000-2006, con il progetto denominato “il giardino dei vitigni antichi” attuato dall’Associazione nazionale delle Città del vino, associazione nata nel 1987 che raggruppa 540 comuni a vocazione vinicola, cioè che producono nel loro territorio vini a denominazione d’origine o che comunque sono legati al vino per storia, tradizione e cultura. Per la gestione operativa di questo progetto l’associazione ha firmato una convenzione con la Cooperativa no-profit “Valle del Bonamico” promossa dal Vescovo di Locri mons. Giancarlo Maria Brigantini. Azienda che ha già sviluppato una piccola produzione di vino da vitigni autoctoni, conseguendo importanti e prestigiosi premi.
L’art. 4 del progetto di legge elenca dettagliatamente le azioni previste per le finalità della legge, da realizzare con la creazione di un centro di ricerca, con la catalogazione dei vitigni antichi e la creazione del relativo albo, realizzazione di una carta archeologica dell’area con particolare riferimento ai palmenti; raccolta di campioni per la conservazione del germoplasma, e studio del genoma. Per l’attuazione della legge, affidata alla Provincia di Reggio Calabria, che si avvarrà della collaborazione dell’Associazione nazionale Città del Vino, della Facoltà di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e della Soprintendenza archeologica della Calabria, è stata immaginata una copertura finanziaria di 400 mila €. La stessa legge prevede anche un apposito piano di promozione e comunicazione, indispensabile per una maggiore efficacia della legge.
Una legge utile, secondo Naccari che avverte altrimenti sul rischio dell’impoverimento del patrimonio italiano ed europeo in questo campo a causa dell’aggressiva concorrenza dei Paesi cosiddetti “emergenti”. E bisogna anche far presto. Naccari, infine, non ha escluso pari attenzione della Regione per quei territori che presentano come per la locride elementi di sicuro pregio vitivinicolo.  “Penso al territorio del cirotano – ha sottolineato – dove è presente una cultura vitivinicola di assoluto prestigio”, ed ha definito molto importante il lavoro che si andrà a fare in Commissione dove sono previste audizioni con tutte le associazioni dei produttori, rappresentanti delle università, senza trascurare nessun territorio, perché anche se la proposta riguarda, per adesso solo la locride, questo non esclude che non si possa immaginare un percorso legislativo equivalente per quelle realtà territoriali che manifestano la stessa necessità ed urgenza di conservare ed arricchire il patrimonio di vitigni antichi ed autoctoni esistenti ed a rischio di estinzione.
 

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