19 maggio 2006    

Proposta un'inchiesta sulla FIELD


L’istituzione di una commissione consiliare di inchiesta sulle attività della Field (Formazione, innovazione, emersione locale e disegno territoriale). E’ la richiesta contenuta in un progetto di Antonio Borrello (Popolari-Udeur)legge di cui sono firmatari i consiglieri regionali Antonio Borrello (Popolari-Udeur), Damiano Guagliardi (Rif.com), Franco La Rupa (Popolari-Udeur), Mario Maiolo (Margherita), Demetrio Naccari Carlizzi (Margherita) e Maurizio Feraudo (Idv- gruppo misto).  
I firmatari della proposta di legge ricordano “come il Cipe, con le delibere n. 138/00 e n. 48/01, avesse destinato per la Regione Calabria un finanziamento di 25 miliardi di vecchie lire da utilizzare per incoraggiare l’emersione del lavoro sommerso e a favore dello sviluppo locale”. E come a “quel finanziamento la Giunta regionale abbia dato seguito con delibera n. 193 del 5 Marzo ’02, istituendo il Field quale laboratorio utile per il raggiungimento degli obiettivi”.
“L’iniziativa – sostengono i consiglieri- si prefiggeva più scopi: favorire l’emersione del lavoro sommerso per sostenere i lavoratori calabresi interessati al fenomeno; aiutare le imprese calabresi che operavano con
lavoro sommerso ad aggiornare, qualificare o riqualificare le competenze professionali attraverso opportune attività formative e articolare tipologie di interventi in grado di prevenire processi di immersione intellettuale e di sviluppare, così, atteggiamenti orientati al mercato. A distanza di anni di attività- affermano i  firmatari dell’iniziativa legislativa- non è dato conoscere quali obiettivi si siano raggiunti, mentre si conosce la pletora di incarichi per consulenti, esperti, componenti di comitati, commissioni, prestazioni di opera professionale, sovrapposizioni di funzioni, ruoli e competenze che hanno comportato esborsi finanziari in misura tale che sembra essersi prosciugato il fondo inizialmente disponibile”.
Dalla denuncia di una “evidente mancanza di trasparenza che ha contraddistinto la miriade di atti e decreti, per giunta neanche pubblicati in versione integrale, bensì solo come ‘oggetto’- scrivono i consiglieri regionali- nasce “l’obbligo di conoscere quanto successo”.
Nel progetto di legge, che vuole essere “aperto al contributo di tutti i gruppi presenti in Consiglio regionale e alle forze sociali ed economiche della Regione”, si evince che “l’obiettivo non è solo avere un quadro chiaro su quanto sin qui è stato eventualmente prodotto, ma soprattutto vedere se è ancora possibile restituire credibilità all’iniziativa, recuperando funzioni efficaci e iniziative ritenute ancora utili ai bisogni dei calabresi”.
“In caso contrario- affermano i firmatari - si rende necessario porre fine ad uno strumento troppo dispendioso che non solo non produce benefici ma, addirittura, rischia di continuare ad essere utilizzato come un bancomat”.

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