3 maggio 2006    

Bova: «Manchin amico dei calabresi e della Calabria»


PATTO D’AMICIZIA CALABRIA – WEST VIRGINIA

29 APRILE 2006, PALAZZO TOMMASO CAMPANELLA

INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE
GIUSEPPE BOVA
 


Buongiorno a tutti ed un benvenuto di cuore alle autorità, a tutti gli illustri ospiti, ai colleghi consiglieri.
E’ con piacere ed orgoglio che accogliamo qui, nella “casa dei calabresi”, la sede dell’Assemblea legislativa regionale, la massima espressione politica ed istituzionale di uno Stato americano: Joe Manchin III, governatore del West Virginia, senza alcun dubbio, amico dei calabresi e della Calabria.
Il Presidente Bova interviene alla cerimonia per la firma del Patto d'amiciziaUn’amicizia vera, che rappresenta la ragione prima di questo incontro, del Patto che ci apprestiamo a stipulare e della visita a San Giovanni in Fiore: città che darà la cittadinanza onoraria al Governatore, i cui nonni partirono proprio da lì all’inizio del Novecento per trasferirsi oltre Oceano come migliaia e migliaia di nostri corregionali.
Grazie, dunque, al Governatore ed alla sua signora, ma grazie anche a tutti i componenti della delegazione del West Virginia che ci onorano della loro presenza. Con tutti loro si riattualizza, stavolta in Calabria, quel passato in cui i nostri avi lasciarono la nostra terra per cercare fortuna molto lontano dalle loro case.
La memoria ci riconduce ad un’epoca assai difficile e tristissima, caratterizzata da un’emigrazione pari ad un esodo biblico, frutto di assetti sociali spietati ed ingiusti che escludevano tanta parte della popolazione dalla possibilità di realizzare nella propria terra un progetto di vita dignitoso e sereno. I calabresi, testardi, sensibili e fieri, qui come all’estero, capaci ogni volta di ricominciare, diventarono così fedeli alla nuova patria rimanendo legatissimi alla terra d’origine, protagonisti, per questa via, di tante e tante vicende straordinarie.
Una di queste è oggi qui assieme a noi.
Dall’impegno di Giuseppe Mancina trae fondamento il prestigio di Manchin III; dall’emigrato della nostra regione in cerca di fortuna si arriva, attraverso il lavoro di due generazioni, ad un Governatore del West Virginia che ha nelle vene sangue calabrese.
Oggi il sogno lontano di quell’emigrato, che sembrava irrealizzabile, si è tramutato in realtà.
Il West Virginia e la Calabria, che si accingono a suggellare la loro amicizia con la sottoscrizione del Patto, hanno una vicenda comune che risale a quasi cento anni fa. Era il 6 dicembre 1907 quando si consumò a Monongah uno dei più gravi incidenti minerari degli Stati Uniti.
Un’esplosione di grisù causò la morte di 956 persone. Tra queste, moltissimi italiani. Tra loro centinaia di calabresi. La vicenda giacque dimenticata per anni, tranne che nel ricordo dei discendenti.
Poi, dopo quasi un secolo di silenzio, quell’ecatombe fu ricordata. Ciò avvenne prima a New York, poi a Monongah, il 15 novembre del 2003, alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. La delegazione del Consiglio regionale che partecipò alla commemorazione incontrò per la prima volta Joe Manchin III che, allora, non era ancora il Governatore del West Virginia ma un italoamericano con un forte senso di sé e delle radici con la sua terra d’origine.
Nell’ottobre dello scorso anno, il Governatore Manchin è stato insignito del premio “Calabresi illustri” dal nostro Consiglio regionale per aver contribuito a ricordare quella tragedia dimenticata. Un riconoscimento che gli venne consegnato dalla delegazione dell’Assemblea legislativa della nostra Regione, guidata dal Vicepresidente, onorevole Francesco Fortugno. In quella circostanza gli venne avanzato un formale invito a venire in Calabria. Lui, il Governatore, accettò; lo promise al Vicepresidente e a pochi mesi  di distanza ha mantenuto quell’impegno.
Joe Manchin durante il suo intervento in Consiglio regionaleOggi l’onorevole Francesco Fortugno non c’è più. E’ stato assassinato per mano di mafia il 16 ottobre del 2005, a Locri, a distanza di pochi giorni dall’incontro con il Governatore. Quest’aula, nella quale siamo riuniti, è intitolata alla sua memoria e a tutte le vittime della mafia. Da quel giorno, in Calabria, nulla è più come prima. Perché all’impegno forte e sistematico delle istituzioni ha fatto riscontro la reazione dei ragazzi di Locri e calabresi, le cui immagini hanno fatto il giro del mondo e sono arrivate anche negli Stati Uniti, testimoniando una volontà di cambiamento e di riscatto.
La Calabria e il West Virginia sono, in tutti i sensi, terre lontanissime. Distanti e molto diverse l’una dall’altra, eppure accomunate da tante cose. Non solo dall’immane tragedia di Monongah, ma anche dalla presenza di tanti calabresi che popolano quello Stato americano e da un Governatore che ha l’impronta degli Stati Uniti e, insieme, quella dell’Italia del Sud.
A legarci è, inoltre, un passato fatto soprattutto di dolore, quello dei nostri avi costretti ad emigrare lì, negli Stati Uniti, dove non si sono rassegnati a vivere un presente pieno di difficoltà, ma hanno investito sul futuro. La storia di Joe Manchin III, di cui tutti noi calabresi andiamo orgogliosi, ne è l’esempio e il simbolo.
Calabria e West Virginia non sono unite solo da questo passato. Adesso lo sono, e lo saranno in futuro, anche grazie al Patto d’Amicizia che diventerà legge regionale e che fa seguito a quel decreto varato dal West Virginia che ha già sancito il gemellaggio tra loro e noi, tra quello Stato americano e la nostra Regione.
Il Governatore Manchin e il Presidente Bova firmano il Patto d'amicizia tra Calabria e West Virginia


Oggi, dunque, il Patto, cui la diplomazia del West Virginia e il Consiglio regionale della Calabria hanno lavorato congiuntamente. Con esso, la nostra Regione intende suggellare questo rapporto attraverso il suo momento più alto di partecipazione democratica, quello legislativo.
La sfida è ambiziosa ed è riassunta dalle parole pronunciate dal Governatore alla delegazione del Consiglio regionale a New York: “Capire cosa possiamo essere in futuro”. Un futuro di pace, in cui dovremo dimostrarci all’altezza degli sforzi compiuti da chi ha dato la vita per costruire la democrazia americana e quella italiana.
Noi, oggi, solennemente, attraverso questo Patto d’Amicizia, stabiliamo che il 6 dicembre di ogni anno le nostre Istituzioni ricordino quanto accadde quel giorno e chi eravamo: chi erano i nostri genitori, i nostri avi, anche attraverso un gesto semplice che impedisca l’oblio.
Governatore Manchin, noi abbiamo il dovere di mantenere vivi quei valori che hanno animato la nostra, la sua, gente. Possiamo, dobbiamo far riaffiorare radici che rischierebbero di rimanere sepolte; possiamo, proprio in forza di quelle radici e di quei valori, dare un contributo forse piccolo, ma significativo, alla crescita di un mondo al riparo da ogni deriva fondamentalista, un mondo che non escluda gli altri da noi per diversità di religione, di colore della pelle, di nazionalità o di censo.
La sfida è un progetto di società mondiale che tessa il proprio futuro sulla nonviolenza, sul dialogo, sulla capacità di ascolto e di rispetto delle idee diverse tra popoli diversi e che poggi, soprattutto, sulla stessa fiducia e la stessa speranza che portò tanti nostri conterranei a contribuire a rendere ancora più vitale la grande democrazia degli Stati Uniti.
Nel mondo di oggi, che conosce esodi di dimensioni ancora più grandi, la straordinaria vicenda degli italiani emigranti del diciannovesimo e ventesimo secolo ci consentirà di capire meglio quello che sta avvenendo, spingendoci ad aiutare, ad accogliere, ad includere. Il ricordo, il monito di Monongah, il patto formale d’amicizia che stipuliamo, non è dunque solo riscoperta della propria identità e della propria storia, ma soprattutto volontà di rivivere e far nostra l’ansia di futuro di quei nostri emigranti.
 


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