15 febbraio 2006    

Il messaggio ai giovani della locride di Piero Grasso. (di Cristina Cortese)


“Essere giovani non è un fatto d’età, perché è propria dei giovani, con le loro ribellioni morali e di gruppo, la capacità di cambiare il mondo. Ebbene, anche io, stando in mezzo a voi, mi sento giovane”. Il Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso ed il Sindaco di Locri Carmine Barbaro (in piedi)
Occhi sempre accesi, felici di impattare quelli dei tantissimi studenti che ha di fronte: così, il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, già procuratore di Palermo, si è presentato ai giovani studenti di Locri, del comprensorio locrideo e ad una rappresentanza di studenti siciliani provenienti da Capaci (Palermo). Tutti insieme, a suggellare un gemellaggio significativo, tra due realtà accomunate dalla mafia e dalla criminalità, Locri e Palermo, nell’aula magna dell’Istituto magistrale “Mazzini” di Locri.
Il bel fascio di gerbere gialle, fiore simbolo della memoria e resistenza contro la mafia, ricorda che l’iniziativa si deve alla collaborazione tra l’Istituto magistrale locrese, guidato dal dirigente scolastico Rosario Lucifero e il Coordinamento nazionale antimafia “Riferimenti”, diretto da Adriana Musella. All’incontro erano presenti, tra gli altri, il sindaco di Locri, Carmine Barbaro, la responsabile della Locride del Coordinamento antimafia “Riferimenti”, Anna Maria Bova, il consigliere regionale, Liliana Frascà, e Angela Grasso, moglie di Vincenzo “Cecè” Grasso, il commerciante e concessionario di auto assassinato a Locri, una decina di anni fa, dalla ‘ndrangheta per non aver voluto pagare il “pizzo”.


Mantenendo fede alla promessa fatta tempo fa ai giovani studenti di Locri e della Locride (“Verrò a trovarvi”), Piero Grasso ha parlato con il cuore, spaziando anche nei ricordi di bambino “quando, a Palermo, respiravo aria di violenza, di mafia e di confusione e non capivo il perché. Cose che, con il tempo ho capito, ma che ho anche ritrovato, recentemente, in una pagina di quaderno bianco, appesa all’albero ‘Falcone’, che è ormai, per tanti, è un punto di sfogo a Palermo. Sono parole di un ragazzino che dicono: “Ho sette anni, come tanti bambini dovrei pensare solo ai giochi, e invece, sento la parola mafia, che mi fa paura”.
E ai giovani, il capo della Dna, ha rilanciato: “Ho visto tante cose in tutti questi anni, ma, credetemi, non ho mai visto un lenzuolo bianco con la scritta ‘Ammazzateci tutti’. Queste parole, con le quali voi studenti di Locri, avete stupito tutta l’Italia, all’indomani dell’omicidio del vostro vicepresidente del Consiglio regionale, Francesco Fortugno, devono diventare la bandiera della nostra resistenza, del nostro contrasto, affinchè si concretizzi la lotta per una Calabria onesta. In tutto questo, le istituzioni, la magistratura e le forze di polizia, devono continuare a contrastare in modo forte, deciso e su tutti i fronti, il sempre pericoloso intreccio tra mafia ed economia”.
La manifestazione dei giovani di Locri dopo l'omicidio di Francesco FortugnoIl procuratore Grasso si è congedato così dai ragazzi: “I vostri messaggi positivi  dovranno ora far capire al mondo politico e alle istituzioni che la Calabria e il Mezzogiorno non dovranno più essere abbandonati. Altrimenti stavolta sarà davvero la fine”. Nell’aula dell’Istituto magistrale altri messaggi si sono irradiati. Adriana Musella ha sottolineato come “la giornata sia stata particolarmente importante anche perché due città, Locri e Palermo, si sono, con i loro giovani studenti, incontrate, facendo così emergere, nonostante i due centri siano accomunati da storie di sopraffazione e violenza criminale, la grande voglia di riscatto espressa con determinazione dai loro ragazzi”.
Per il sindaco di Locri, Carmine Barbaro, “il forte grido di no alla ‘ndrangheta, lanciato dai giovani di Lori, deve essere necessariamente supportato da una azione massiccia da parte delle istituzioni in materia di sviluppo, occupazione e servizi”.
Per il dirigente scolastico dell’Istituto magistrale “Mazzini” di Locri, Rosario Lucifaro, infine, “l’incontro tra il procuratore nazionale antimafia Grasso e gli studenti della Locride ha testimoniato la voglia di cambiamento che c’è tra i giovani del nostro comprensorio e ha messo anche in evidenza l’importanza della Scuola, fucina, quest’ultima, di legalità, cultura e fratellanza”.
E i giovani? Certo, hanno ascoltato con attenzione e silenzio Grasso e gli altri partecipanti, ma il loro stato d’animo di ribellione è tutto nelle parole forti e decise. Tanti di loro hanno preso il microfono, spigliati accanto al procuratore nazionale antimafia. E hanno tributato applausi quando il rappresentante dei ragazzi di Palermo, Fulvio Fontana, ha gridato: “Se pensassimo davvero che non può cambiare nulla, non avrebbe senso la nostra venuta qui. Invece, vogliamo la formazione di una cultura di base e non vogliamo martiri”. Da qui la proposta di un laboratorio in cui tutte le attività degli studenti, dal primo all’ultimo lembo d’Italia, si uniscano. “Perché se saremo compatti- ha rilanciato- la mafia non avrà altra scelta se non quella di ammazzarci tutti per spegnere la speranza”. Ed è stato suggestivo quando, facendo seguito ad altri interventi, tra cui quello di Martino Stalteri (presidente della Consulta provinciale degli studenti di Reggio), Antonio Esposito di Locri, tra i più attivi nelle iniziative di risposta al barbaro assassinio di Fortugno, ha concluso dicendo: “Le parole di Fulvio sono state la cosa più bella che mi potesse capitare. Proprio come essere qui per il miglioramento di un universo meridionale del quale noi giovani dobbiamo essere il motore”. La permanenza di Grasso a Locri si è conclusa con la visita alla vedova Fortugno, signora Maria Grazia Laganà. 


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