15 febbraio 2006    

Contro la «devolution» i Consigli a Roma (di Giuseppe Bova*)


La Calabria protagonista del “no” alla devolution assieme alle Assemblee legislative di altre quattordici Regioni, ha dato il via all’offensiva contro la riforma federalista dello Stato.
I massimi rappresentanti dei Consigli regionali hanno infatti depositato, presso la Il Presidente del Consiglio regionale della Calabria Giuseppe Bovacancelleria della Corte di Cassazione, la richiesta di referendum confermativo della legge, approvata definitivamente dal Senato il 20 novembre 2005, con la quale sono stati modificati ben 53 dei 138 articoli della Costituzione repubblicana.  Si tratta di  unì iniziativa storica e la Calabria è protagonista attiva. E’ la prima volta, dal 1970, che i Consigli regionali si mobilitano compatti, quasi fossero un sol uomo, per chiedere che una legge di modifica della Costituzione sia valutata e decisa dai cittadini.
La  devolution è una riforma iniqua, che inasprisce le disuguaglianze tra i cittadini del Nord e del Sud. La verifica referendaria la chiedono anche quelle Regioni in cui a governare è la stessa maggioranza che ha votato il provvedimento. La legge approvata dal Parlamento ha creato una fortissima e inaccettabile limitazione di diritti costituzionalmente riconosciuti. Il senso della Carta del 1948, che i Padri costituenti hanno approvato, è stato completamente stravolto. Noi, quali rappresentanti delle Assemblee legislative, non lo accettiamo.  Per questo ci siamo ritrovati  nella Capitale, a rifiutare una riforma calata dall’alto che calpesta i principi di solidarietà e uguaglianza che stanno alla base della nostra Costituzione.
Con ciò è stata rimarcata la volontà univoca dell’Assemblea di palazzo Tommaso Campanella di avere un diretto coinvolgimento dei cittadini in una scelta delicata, come quella della devoluzione dei poteri dallo Stato alle Regioni. In questa direzione, volta a garantire la massima partecipazione democratica, lo stesso Consiglio regionale, il 6 dicembre scorso, aveva licenziato all’unanimità il provvedimento di richiesta del referendum. E’ una riforma che non vogliamo né noi, né soprattutto i calabresi .  Il nostro dissenso è profondo e radicale. Esso riguarda sia i contenuti che il metodo.
In particolare, per quanto riguarda il primo aspetto i guasti che verranno causati ad una terra come la Calabria saranno gravissimi, forse irreparabili. E ciò avverrà in comparti vitali, quali la sanità e l’istruzione. Tutto questo si aggiunge alla drammatica situazione del Paese, alla crisi profonda dell’economia, alle difficoltà di milioni di famiglie.
Sul metodo, la devolution è figlia di un clima di grande litigiosità e di scontro frontale dentro un Parlamento profondamente diviso. 16 Seduta del Consiglio regionale: banchi della presidenza


In più, è stata dimostrata una grave sordità alle istanze provenienti dai diversi livelli istituzionali e da soggetti protagonisti della vita sociale come i sindacati, il mondo delle imprese e quello delle associazioni.
Attraverso la richiesta di referendum diamo effettivamente voce alle ragioni dei calabresi, che non vogliono accettare di diventare figli di un dio minore ed essere oggetto di baratto con gli interessi cinici e gretti della Lega di Bossi. L’auspicio è che il Parlamento che uscirà dalle prossime elezioni abroghi questa riforma. Intanto, però, abbiamo voluto ridare la parola agli italiani e ai calabresi. E’ giusto che siano loro a decidere il futuro del nostro Paese e della nostra Regione.

* Presidente del Consiglio regionale

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