20 dicembre 2005    

La Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali a Palazzo Campanella (di Luisa Lombardo)


Non ha avuto il sapore di un atto formale la visita a Palazzo Campanella della Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali, nella ricorrenza del secondo trigesimo dalla scomparsa del vicepresidente del Consiglio regionale, Francesco Fortugno.
Con la sua presenza a Reggio Calabria, la Conferenza, guidata dal coordinatore, Alessandro Tesini, ha voluto rendere omaggio alla famiglia del vicepresidente ucciso, testimoniando ancora una volta la vicinanza delle Istituzioni.
Una seduta solenne del Consiglio regionale per ricordare il profilo di Franco Fortugno, l’uomo, il professionista, il politico. E poi, alla presenza di Mons.


La targa che intitola l'Aula consiliare a Francesco Fortugno ed alle vittime di mafia in Calabria


Vittorio Mondello, Arcivescovo Metropolita, la scopertura della targa con la quale l’Aula del Consiglio regionale è stata formalmente intitolata a “Francesco Fortugno e a tutte le vittime della mafia in Calabria”. L’Italia dei Consigli regionali, tutta l’Italia, rappresentata da Tesini, era lì, nell’Aula consiliare, a fianco della moglie e dei figli di Francesco Fortugno, a fianco delle massime Istituzioni regionali. Un gesto di solidarietà nel segno di una unità di intenti che è risuonata ancora una volta forte nella sede della massima Assemblea elettiva calabrese.
Si è messa in moto l’azione d’urto annunciata dal presidente Bova; un progetto che vuol coinvolgere tutti in un percorso di affrancamento, di liberazione dalle mafie. L’obiettivo è anche quello di mantenere viva l’attenzione e soprattutto di fare in modo che, sulla nostra terra e sulle sue emergenze, i riflettori non si spengano, come spesso, invece, è accaduto, nella storia della Calabria.
Il richiamo ad uno sforzo comune e ad uno rinnovato slancio di impegno civile si è colto forte nelle parole del presidente Bova. “Non è immaginabile – ha detto – che in quella che è diventata una vera e propria guerra, senza esclusione di colpi, la Calabria e le sue Istituzioni ce la possano fare da sole”.
“Siamo qui – ha affermato Giuseppe Bova - per onorare un nostro collega mite ed onesto ma anche perché siamo consapevoli che la sfida contro quello che è un nemico mortale di ogni civiltà e della nostra terra sia una sfida di lungo periodo”.
Adesso il moto di ribellione contro la criminalità organizzata deve trasformarsi in progetto operativo. “C’è, oggi, un fermento positivo nella nostra società, un pullulare di iniziative, in particolare della gioventù e degli studenti. Ma noi – ha aggiunto il presidente del Consiglio - non siamo quelli che chiedono solo agli altri di fare il proprio dovere. Ci siamo rimboccati le maniche, operando perché siano più forti e visibili i riferimenti per chi spinge in direzione del rinnovamento civile e di una crescita ordinata e giusta della nostra realtà”.
Un plauso al gesto di solidarietà della Conferenza, è stato espresso anche dal vicepresidente del Consiglio regionale, Roberto Occhiuto: “Vi ringraziamo di essere qui in Calabria – ha detto –, di aver scelto questa regione piena di contraddizioni e di risorse, di debolezze e di punti di forza per affermare che l’intero Paese è interessato alla Calabria e che quindi ce la faremo perché ce la faremo insieme”. Il valore di questa presenza autorevole nella sede della massima Assise calabrese, è riecheggiata anche nelle parole del vicepresidente del Consiglio. “E’ importante che la Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative regionali – ha detto Occhiuto - reagisca con compattezza, come ha fatto anche nelle ore immediatamente successive a quel truce assassinio, dinanzi ad eventi che mettono in discussione le Istituzioni, lo status quo e sconvolgono la vita dei cittadini onesti, faccia sentire la sua autorevole voce e metta a punto una serie di iniziative volte a tutelare la legalità e a rilanciare il valore della democrazia come pratica quotidiana e punto irrinunciabile per ciascuno di noi”.
“Ci sono svariati modi per onorare la memoria di un politico ucciso dalla mafia. Ma il modo, a me pare, migliore, per onorare la memoria di un politico come Fortugno – ha ribadito Occhiuto - è quello di richiamare ciascuno alle proprie responsabilità: Stato, Istituzioni, società civile, rappresentanze sociali. Il modo migliore è, per ciò che concerne la nostra parte, svolgere con trasparenza e fedeltà ai valori della nostra Carta Costituzionale il nostro compito di legislatori regionali ed esercitare con scrupolo i nostri doveri di rappresentanti dei cittadini”.
Negli scranni dell’aula consiliare, le regioni Liguria, Sardegna, Trentino Alto Adige, Val D’Aosta, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Basilicata, Toscana, Puglia, Lombardia, Marche erano tutte rappresentate. Quasi a significare l’abbraccio ideale delle regioni italiane alla Calabria. All’Assise, hanno preso parte anche le massime autorità civili e militari della regione.
Alessandro Tesini, presidente del Consiglio del Friuli Venezia Giulia e Alessandro Tesini Coordinatore della Conferenza dei Presidenticoordinatore della Conferenza dei presidenti, ha esordito così: “Noi Presidenti delle Assemblee regionali di tutt’Italia, siamo venuti qui, oggi in questo tempio della democrazia, ciascuno dalla propria Regione per ricordare Franco Fortugno, per celebrarne ed onorarne la memoria. Per stringerci attorno a sua moglie e ai suoi figli. Per stringerci attorno ai suoi colleghi. Perché quel 17 di ottobre, a poche ore dalla sua tragica morte, eravamo storditi ed attoniti ma abbiamo immediatamente capito e compreso che non era successa solo una cosa incredibilmente eclatante ed inimmaginabile”.
“Credo si debba andare molto indietro nel tempo – ha detto Tesini - per ricordare quando un uomo è morto ed ha perso la vita mentre esercitava la sua funzione di rappresentanza democratica. Bisogna andare indietro a periodi molto bui della storia. Allora, più di qualsiasi discorso e ragionamento, abbiamo capito e compreso che quello non era solo un lutto della sua famiglia, non era solo un vostro lutto ma era un lutto di tutti noi”.
Dense di significato le parole del presidente della Conferenza: “C’è qualcosa che rende davvero universali le istituzioni democratiche che reagiscono con tanta spontaneità e con tanta forza tutte assieme quando è messa in discussione l’essenza stessa del loro essere, del loro esistere”. Quel tragico 16 ottobre, “abbiamo capito che il messaggio principale che ci veniva dalla Calabria in quelle ore non era quello di una generica e banale richiesta di aiuto. Nessuno ci ha chiesto aiuto, nemmeno adesso ci chiedete aiuto ma avete detto non lasciateci soli ma soprattutto avete detto non lasciateci soli perché non pensate, non cadete nell’errore di ritenere che questo sia solo un nostro problema”. “Questo è un problema di tutti. L’abbiamo capito. E per questo, siamo venuti oggi a Reggio e vi ritorneremo” – ha affermato il presidente della Conferenza. “Ci ritorneremo ancora – ha ribadito Tesini - perché vogliamo prendere degli impegni, realizzare e costruire insieme a voi, dei percorsi di crescita e di partecipazione, dei circuiti virtuosi”. Rivolgendosi a Maria Grazia Fortugno Laganà, Tesini ha concluso così: “Non è una frase retorica, ma credo che si possa già dire che qualcosa è stato ottenuto. Forse questa volta la lezione è stata almeno capita. Sta a noi reagire e dare la giusta risposta”.
Commosso, nelle parole della moglie, il ricordo di Francesco Fortugno, “un uomo trasparente e pulito, un bravo medico, un politico impegnato a spendere il tempo a favore della comunità”.
Ha chiesto giustizia, Maria Grazia Fortugno. “In tutta questa tragedia la cosa più grave – ha detto – non è il mio personale dolore, quanto la ferita inferta alle Istituzioni, una ferita che non potrà mai essere rimarginata, senza che sia stata fatta giustizia. Lo Stato italiano, questa stessa Istituzione regionale non può rinunciare alla giustizia senza rinunciare alla propria dignità nel ruolo che svolge”.
A conclusione della seduta solenne del Consiglio dedicato a Francesco Fortugno, l’intervento di Alfredo Biondi, vicepresidente della Camera dei Deputati. “Sono molto orgoglioso – ha detto - di rappresentare la Camera in questa circostanza. Credo che abbiamo colto tutti la gravità terroristica di quello che è avvenuto. Non è solo un delitto di mafia – ha commentato Biondi -. Questo è un delitto contro la democrazia. Hanno colpito un uomo che andava a votare”. Secondo Biondi “da qualunque parte lo si veda, questo è un delitto che richiede giustizia. La giustizia umana è una giustizia qualche volta fallace; l’importante è che sia indipendente, che rispetti le regole, che contrapponga al delitto il diritto che è il modo col quale si risponde civilmente a ciò che gli altri incivilmente hanno fatto”. “Dobbiamo farlo con una grande unione – ha sottolineato Biondi - come avvenne all’epoca del terrorismo e come avvenne quando le forze politiche così diverse, conflittuali e rumorose hanno però sentito insieme quello che è in latino il l’idem sentire, il coglier dentro ciò che fuori costituisce qualcosa che non deve essere lasciato fare e lasciato passare”.
“I ragazzi di Locri – ha aggiunto Biondi - hanno reagito civilmente manifestando con i cartelloni e con la freschezza della loro indignazione. Lo dicevo ai miei nipoti: vedete ragazzi, quei giovani calabresi hanno fatto tutto questo anche per voi. Perché è vero che la Calabria è Italia, ed è Italia nel senso più storico, culturale e filosofico che all’Italia può essere attribuito nella sua storia. Ma è anche Italia nel senso che reclama dall’altra Italia più solidarietà, più vicinanza, affetto e amore per vincere battaglie comuni che non sono locali”. Ha concluso Biondi: “Siamo chiamati oggi tutti insieme a riflettere e, se è possibile, ad agire meglio di come abbiamo saputo fare finora”.


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