Detto fatto, ben fatto: Forever. Se poi Forever presto diventerà anche una Radio che parlerà agli italiani, che metterà in contatto la migliore Calabria con la migliore Italia, ancora meglio. Per sempre la mafia non agirà al buio, per sempre si capirà che ogni qual volta la forza tenterà di sopprimere la ragione la democrazia sarà pulsante e reattiva.
Il presidente Bova, immediatamente dopo l’assassinio di Franco Fortugno ha convocato il Consiglio in seduta straordinaria.
Ha espresso il suo dolore per la perdita del suo Vicepresidente e ha reagito, dal suo punto di vista e con i mezzi a disposizione del Consiglio regionale, senza perdere tempo e senza incoerenze. Gliene ha dato atto, più volte, la signora Maria Grazia Laganà, la moglie di Fortugno: “ Non passa giorno che non si faccia sentire”.
Non era facile agire con addosso un dolore lancinante e il vuoto istituzionale che Fortugno lasciava nell’Assemblea legislativa regionale. Non era facile trovare un verso, un’idea che scavasse nella materia e si radicasse nel territorio, un’idea che non finisse nel risucchio generale delle frasi fatte, delle interviste facili, del dire e non dire, del dire per apparire e basta. Non era facile capire da dove riprendere il bandolo di una matassa insanguinata dalla ‘ndrangheta nella speranza di non apparire retorici o peggio velleitari.
Il presidente Bova ha scelto la carta dei giovani, il sostegno incondizionato alla loro protesta spontanea e l’elaborazione di alcune iniziative ( talune sono ancora in nuce ) che riportano la politica nella società, tra la gente.
In questa sfida ha coinvolto, molto opportunamente, l’intera Conferenza dei Presidenti dell’Assemblea, dei Consigli regionali e delle Province autonome che ha onorato un morto che è, sì, il morto eccellente di cui l’Italia piange la perdita ma che, per essere stato Fortugno un consigliere regionale en un prestigioso membro di un’Assemblea legislativa regionale, è un morto soprattutto suo.
Questo raccordo della Calabria con la rete nazionale dei Consigli regionali aiuta a sostenere le battaglie contro la mafia ed a focalizzare l’attenzione del Paese su un lembo del territorio nazionale, la Locride, che esige interventi economici e di bonifica sociale non più ordinari ma mirati e straordinari.
Le iniziative annunciate dal presidente Bova naturalmente non finiscono qui e anche se vanno accompagnate, seguite, irrobustite, intanto scrivono una pagina nuova da parte delle Istituzioni regionali . Non più sorde, non più immobili, non più indifferenti a quelle parole urlate da uno striscione che ha fatto il giro del mondo: “ Ammazzateci tutti!”
A Locri, nel Palazzo Nieddu del Rio dove Franco Fortugno, andando a votare per le primare dell’Unione il 16 ottobre, è stato ucciso barbaramente da un sicario sparito nel nulla, il seme morto per mano di mafia può essere, come ha auspicato monsignor Giancarlo Maria Brigantini, l’inizio della fine della ‘ndrangheta. Non sarà facile, ma a questo pensa il presidente Bova quando asserisce che contro la ‘ndrangheta occorre reagire colpo su colpo, irrogando l’ostracismo a chi ha ferito la democrazia e mortificato le intelligenze vivide, le energie positive e i cittadini onesti che sono la stragrande maggioranza di una regione che improvvisamente si specchia nella Locride e che nei suoi giovani intravede una speranza di liberazione dai poteri criminali.