10 giugno 2011    

All'Unical l'analisi del voto amministrativo (di Roberto De Luca *)


Due amministrazioni di capoluoghi di provincia ed una provincia passata dal centrosinistra al centrodestra, potrebbe, facilmente, far pensare ad una controtendenza in Calabria rispetto al diverso vento spirato nel resto dell’Italia. Osservando, però, i risultati con maggiore attenzione, con lo sguardo sia al passato che alle vicende più recenti che hanno caratterizzato la fase precedente la campagna elettorale, possiamo ritenere che questa tornata elettorale ha confermato una tendenza. Si tratta dell’effetto di “trascinamento” sulle elezioni amministrative provocato dallo schieramento vincente le regionali l’anno prima. Se oggi registriamo un “effetto Scopelliti”, esattamente cinque anni fa registravamo un “effetto Loiero” (si ricorderà che la formazione di Loiero, governatore regionale in carica, il Partito Democratico Meridionale, risultò il primo partito della città di Catanzaro, contribuendo a strappare la città al centrodestra). L’“effetto Scopelliti”, innanzitutto, ha compattato la coalizione di centrodestra, UDC compresa (questo in “controtendenza” con quanto successo nel resto d’Italia), ha individuato i candidati sindaci con largo anticipo, ha trovato la disponibilità di tanti candidati consiglieri che hanno formato liste che hanno contribuito all’affermazione del candidato sindaco. In questa operazione di preparazione all’elezione le coalizioni di centrodestra sono state agevolate dalle indecisioni e spaccature fatte registrare nel centrosinistra. Dove il centrosinistra si presenta abbastanza compatto (vedi Crotone e Rende) riesce a vincere, anche agevolmente.
Rispetto a Milano, Napoli ed altri luoghi d’Italia, queste elezioni hanno avuto solo un accennato rilievo politico. Per convincersi di ciò, basta guardare ai risultati ottenuti dai principali partiti “nazionali”: difficilmente PD e PDL superano il 10%, confusi tra decine di liste e migliaia di candidati. Proprio la presenza di tanti candidati – come qualcuno ha sottolineato: un candidato per ogni condominio – ha reso quasi apolitico il confronto nelle città calabresi. L’elettore ha scelto il “suo” candidato consigliere prima ancora, forse, del candidato sindaco e, sicuramente, del simbolo della lista o partito che dir si voglia. D’altra parte, se la scelta doveva basarsi su una opinione, come avrebbe potuto districarsi l’elettore tra tanti simboli e qualche slogan di singoli candidati ma nessuna proposta o programma? Una prima importante conseguenza della scelta “personale” dell’elettore è stata la grande partecipazione al voto comunale nelle città calabresi. In Calabria si è votato molto di più che a Milano, Torino, Savona, Bologna, ecc. E si è votato molto di più rispetto alle elezioni più importanti, quelle politiche. A Catanzaro nelle comunali 2011 si è recato a votare il 4,8% in più rispetto alla Camera, a Cosenza il 4,2%, a Reggio il 5,9% e a Crotone addirittura il 17,3% in più. In termini politici, la valutazione di questo dato eccezionale di partecipazione è che le elezioni comunali in Calabria suscitano molto interesse, sono più importanti delle politiche, per il semplice fatto che c’è qualche parente, qualche amico, qualche vicino da votare. La controprova sulla partecipazione, infatti, si è avuta nei ballottaggi, dove non erano più in competizione – o lo erano solo marginalmente – i parenti, gli amici, i vicini, ma solo due candidati che si contendevano il governo della città. A Cosenza la partecipazione elettorale nel secondo turno è stata del 55,4%, vale a dire quasi 18 punti in meno rispetto al primo turno, mentre a Crotone la partecipazione al ballottaggio si è abbassata di 18,5 punti. Per non parlare della partecipazione del secondo turno nelle provinciali di Reggio Calabria dove, non più presenti i tanti candidati consiglieri, si è quasi dimezzata rispetto al primo turno: dal 62,7% si è passati al 34,6%, in pratica ha votato solo un terzo dei cittadini. Se confrontiamo i dati della partecipazione delle città dove si è votato in un secondo turno, la Calabria ridiventa la regione dove si partecipa di meno alle elezioni.
Se analizziamo i risultati delle singole liste, oltre a rilevare una frammentazione che non ha eguali nella storia elettorale della Calabria con isolati casi di partiti che riescono a superare di poco il 10% dei consensi, ci accorgiamo che il voto “personale” ai candidati consiglieri è pratica che accomuna tutte le liste. Nel passato, nella prima repubblica ma anche agli inizi della seconda, le differenze fra partiti nella raccolta di voti di preferenza ai candidati erano evidenti, con i partiti “governativi”, soprattutto se grandi, che potevano contare molti più voti dati ai candidati. La situazione attuale, in pratica, non pone differenze fra le diverse liste se non quella che le liste che ottengono percentuali da prefisso telefonico, solitamente non presentano candidati del territorio ed i pochi voti che ottengono non indicano anche il nominativo di un candidato consigliere. A titolo di curiosità si riporta il caso di due liste di partiti nazionali, Alleanza per l’Italia e UDC, presenti a Cosenza i cui elettori (nel 99,0% dei casi per l’uno e per il 99,6% per l’altro, rispettivamente) esprimono voti di preferenza per i candidati consiglieri. Questo fatto abbastanza singolare, da una parte ci fa capire che la volontà di scelta dell’elettore è rivolta soprattutto alla persona, dall’altra parte, trattandosi di due partiti presenti in parlamento, che la scelta dei cittadini è poco politica.
Restando sul tema del voto “personale”, proprio perché la prima e unica scelta, e più importante, per molti elettori è quella del candidato consigliere, l’analisi del voto ottenuto dai candidati sindaci può essere viziata appunto da questa prima preferenza. Cioè è difficile stabilire quanti elettori, votando per un candidato consigliere, abbiano effettivamente voluto esprimere un voto anche per il candidato sindaco appartenente alla stessa coalizione. Comunque alcune indicazioni interessanti provengono dal raffronto fra voti ottenuti complessivamente dai candidati e voti andati alle liste della stessa coalizione. Come ad esempio i quattro neo o confermati primi cittadini delle città capoluogo di provincia della Calabria sono accomunati dal fatto che hanno ottenuto meno voti rispetto alle liste che li sostenevano. Ovviamente occorre distinguere fra i diversi casi tenendo conto, soprattutto, dei candidati diretti concorrenti e della loro capacità di ottenere consensi personali.
Il risultato di Catanzaro, che potrebbe essere velocemente archiviato per la netta vittoria di Traversa e del centrodestra, ha bisogno forse di una maggiore considerazione perchè offre diversi spunti di riflessione nonchè utili indicazioni ai dirigenti dei partiti politici calabresi. Innanzitutto c’è da dire che la vittoria di Traversa era stata sapientemente costruita da tempo, sfruttando proprio l’“effetto Scopelliti”. Il politico di lungo corso Michele Traversa aveva dichiarato da tempo la sua volontà, non contrastata all’interno dello schieramento, di candidarsi a sindaco della sua città. Questa sua candidatura “naturale” aveva attirato molti consensi, soprattutto dei tanti pretendenti alla carica di consigliere comunale e dei soliti che tentano di salire sul carro del vincitore. Le liste che sostenevano il candidato sindaco del centrodestra grazie ai candidati consiglieri, hanno ottenuto il 77,9% dei consensi, mentre Traversa ha ottenuto solo il 62,0%, in termini assoluti 8.266 voti in meno rispetto alle sue liste. Il voto “disgiunto” degli elettori delle liste del centrodestra è andato a Salvatore Scalzo, il 27enne candidato del centrosinistra che conquista 9.771 voti in più delle sue liste, pari in termini percentuali ad un più 15,7. Probabilmente un candidato “normale” del centrosinistra avrebbe rimediato una figuraccia con solo il17% circa dei consensi, corrispondenti ai voti ottenuti dalle liste del centrosinistra. Il giovane Scalzo, e, si potrebbe aggiungere, a mani nude, è riuscito in poco tempo ad avere il voto di “opinione” di tanti catanzaresi. E non è paradossale che venga ritenuto voto di opinione quello andato ad una persona: il candidato, la persona, è stata più semplicemente il latore di una proposta di rinnovamento, costruita soprattutto insieme ad altri giovani.
Il relativo successo di Scalzo, il vento nuovo che ha spirato in Calabria, da un lato dimostra una disponibilità dei calabresi a scegliere al di fuori dei vecchi schemi e dall’altro lato può essere considerato un monito, oltre che un suggerimento, ai dirigenti politici regionali: si possono ottenere consensi elettorali anche al di fuori delle logiche di gestione del potere.

* Osservatorio Politico Istituzionale -
Dipartimento di Sociologia – Università della Calabria

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