3 giugno 2011    

La straordinaria figura di don Italo Calabro' (di Mario Nasone *)


Don Italo CalabròIl Centro servizi Volontariato “I due mari” e il movimento “ReggioLiberaReggio” hanno previsto una serie d’incontri per ricordare alcun grandi testimoni e costruttori di rete che, in questi ultimi decenni hanno contribuito, con la loro vita e con le loro opere, a dare un’anima a questa città e alla regione tutta. Siamo qui oggi anche per quanto loro hanno seminato. E’ grazie anche al loro insegnamento che oggi possiamo fare dei passi avanti nella costruzione di una società piu’ giusta e libera dalle mafie e dalla illegalità. In particolare, ricordiamo uno di questi grandi testimoni, don Italo Calabrò a 21 anni dalla sua scomparsa Un sacerdote che ha capito la pericolosità della ‘ndrangheta in anni in cui la sottovalutazione del fenomeno era generalizzata anche nella Chiesa stessa. Don Italo riceveva sfoghi da parte delle vittime del racket. Ricordo una sera era molto turbato A lui si era rivolto disperato il titolare di una macelleria di Reggio. Aveva raccontato che mentre si trovava nel locale insieme al figlio, entrò un esattore del pizzo. Il mafioso accarezzò il bambino sulla testa e disse: “Che bello questo bambino, sembra vivo”.

A noi giovani dell’Agape, Don Italo disse “Dobbiamo fare qualcosa”.

Da lì nacque il primo coordinamento antimafia, il germe di quella che poi sarebbe diventata “Libera” e la grande rete che don Ciotti,  seguendo don Italo, iniziò a tessere. Per ricordare questa straordinaria figura abbiamo scelto un documento significativo. Un pezzo della omelia da lui pronunciata nell’agosto 1984 a Lazzaro in occasione del sequestro del piccolo Vincenzo Diano di appena 10 anni. La comunità parrocchiale, con una scelta coraggiosa, decise di condannare pubblicamente quel gesto criminoso e di sospendere i festeggiamenti in onore della Madonna delle Grazie.

Il ragazzo fu poi liberato il 7 ottobre dello stesso anno. I sequestri di persona, in  quegli anni, rappresentavano per le cosche calabresi una fonte di arricchimento: i capitali venivano investiti nell’acquisto di droga ed armi da rivendere nei mercati europei e mondiali.

Per non dimenticare Don Italo, voglio infine lanciare una proposta al Consiglio regionale ed al mondo della scuola: “Perché non fare diventare la vita e le opera di don Italo materia d’insegnamento per i nostri giovani”?

* coordinatore del Centro Servizi per il Volontariato '' I due mari''
 segnala pagina ad un amico
 CHIUDI