30 novembre 2005    

“Devolution”, la parola passa al Consiglio (di Luisa Lombardo)


La devoluzione approda a Palazzo Campanella e il Consiglio regionale se ne occuperà nei prossimi giorni. Lo scorso 16 novembre, Palazzo Madama  aveva dato il via alla riforma di 55 articoli della Carta del 1948 e la devoluzione era diventata legge in un clima però di forti contrapposizioni.FOTO AULA

Le 170 lucine verdi (voti favorevoli) e le 132 rosse (voti contrari) apparse sul tabellone luminoso, hanno scatenato l’indignazione di una coalizione e gli entusiasmi dell’altra.

Si va dunque verso il referendum confermativo, e sappiamo già quando, come e perché. La parola passa agli elettori perchè la riforma è stata approvata dal Parlamento senza il raggiungimento del quorum dei due terzi, segno che si è in presenza di norme controverse. Quanto ai tempi, l’appuntamento con le urne dovrebbe avvenire dopo le elezioni politiche, cioè dopo l’insediamento del nuovo Parlamento, la elezione dei due nuovi presidenti delle Camere e del presidente della Repubblica.

Entro 3 mesi  bisognerà raccogliere le firme, avere la richiesta di 5 Consigli regionali o di un quinto di deputati e sanatori; un mese per il controllo sulle firme da parte della Cassazione, poi il Governo avrà due mesi per firmare il decreto di indizione. Il Capo dello Stato potrà allora convocare il referendum in una domenica compresa fra il 50° e il 70° giorno dal decreto di indizione.

Dunque sono necessari 6 mesi di tempo.

Come si sa, è stata la Giunta regionale della Calabria a deliberare  (per prima) e su proposta del suo presidente, Agazio Loiero, la richiesta del referendum confermativo della legge costituzionale. La richiesta della Giunta è stata subito inoltrata al Consiglio regionale, per l’approvazione.

E, come abbiamo detto, l’Assemblea dovrebbe riunirsi nei prossimi giorni sotto  la presidenza di Giuseppe Bova.

L’importante, a questo punto, è fare chiarezza, fornire al cittadino gli strumenti per capire portata, conseguenze nella consultazione referendaria. Sono in molti a dire che la parola “devolution”, usata in questi anni per indicare la delega di competenze dallo Stato alle Regioni (scuola, sanità, fisco, ecc.), tradisce una palese immoralità. Perché usare il termine inglese “devolution” al posto dell’italiano “devoluzione”? il significato letterale della parola è “far rotolare giù”. E, secondo i nemici della riforma, di questo si tratta.            

 segnala pagina ad un amico
 CHIUDI