28 marzo 2011    

Magarò (Scopelliti pres.): ''La società civile sia protagonista della lotta alle mafie''


Il presidente della Commissione regionale contro la 'ndrangheta Salvatore Magarò “Mi impegno a proseguire nel mio impegno istituzionale con rettitudine e massima attenzione al bene pubblico. Credo che questa sia la premessa indispensabile per realizzare buone pratiche politiche che mettano al centro l’interesse generale”. E’ l’incipit dell’intervento svolto dal presidente della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta, Salvatore Magarò, a conclusione della IX Marcia della penitenza  organizzata dalla Consulta generale per la pastorale dell’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola. “Ritenendo assai favorevole - ha proseguito -  la congiuntura politica in corso, che vede la Regione ai suoi massimi vertici pubblicamente decisa a rompere con le consuetudini del passato, la Commissione contro la ‘ndrangheta che ho l’onore di presiedere, ha iniziato, dall’avvio della legislatura regionale, a mettere in campo una serie di iniziative dal forte impatto sociale,  non soltanto simboliche ma anche di carattere legislativo ed amministrativo che, a quanto pare, stanno dando ottimi risultati e, soprattutto, centrano il bersaglio”. Ad avviso del presidente Magarò: “In una terra storicamente debole come la Calabria, abituata a non avvertire con il rigore necessario l’importanza del principio di legalità, occorre agire - insieme -  noi forze politiche e il mondo dell’associazionismo, che nella nostra terra è presente, carico di entusiasmo e fortemente motivato, per stabilire regole certe, procedure trasparenti nella gestione delle risorse pubbliche e modelli di comportamento che mettano al bando clientelismi e familismo ed esaltino il merito e la professionalità e, quindi, il valore supremo della persona umana. In questo senso - ha puntualizzato - la piattaforma, articolata e molto puntuale, della IX marcia della penitenza da voi proposta, mi trova pienamente concorde.  Se ognuno agirà, per la propria parte e funzione, ma evitando -  e questo ritengo sia un punto da non sottovalutare -  isolamenti e personalismi, sono sicuro che faremo fare alla Calabria passi avanti. Nell’ultima seduta del Consiglio regionale del 22 febbraio sono stati approvati dieci provvedimenti che sono la testimonianza concreta di un’azione contro la criminalità organizzata già avviata e che, d’ora in avanti, occorrerà potenziare e soprattutto accompagnare con consigli, proposte e progetti elaborati dalle associazioni  a cui la Regione ha spalancato le porte”.  Ancora Magarò: “Sono provvedimenti che hanno fatto guadagnare alla Calabria il plauso della Regione Lombardia, con la quale siamo già riusciti a realizzare un prezioso  asse istituzionale  e dei precisi accordi forieri di ulteriori e  prossimi sviluppi. Possono bastare per estirpare la ‘malapianta’ della criminalità che in Calabria ostacola lo sviluppo economico e sociale? Nessuno di noi è cosi ingenuo da crederlo. La Commissione che presiedo già ad iniziare dal 21 marzo, giornata della legalità, si concentrerà su altre iniziative, che senz’altro avranno risonanza per le conseguenze che produrranno  sull’organizzazione della nostra vita collettiva. Ma ciò che  mi preme sottolineare,  è che sono totalmente d’accordo con la Consulta generale della pastorale dell’Ordine dei Minimi,  quando si sostiene che  “verità,  giustizia e moralità, sono tra le condizioni necessarie di una vera democrazia, fondata sull’affermazione della dignità della persona”  e che, pertanto “la criminalità organizzata, rappresentata soprattutto dalle mafie che avvelenano la vita sociale, perverte  la mente e il cuore di tanti giovani, soffoca l’economia e  deforma il volto autentico del Sud”. Ha concluso il presidente della Commissione antindrangheta: “La strada da fare per sconfiggere le mafie è tanta, perché oltre agli aspetti repressivi essa implica l’esistenza di zone grigie, in cui imperversano ingiustizie, lavoro nero e ricatti, per cui occorrerà operare su più fronti, primo tra tutti la grande e preoccupante  disoccupazione giovanile ed il sostegno alle famiglie, specie quelle disagiate, che rappresentano la cellula fondamentale della società. Quando si asserisce che occorre essere testimoni di libertà, ci rendiamo tutti conto di cosa una frase del genere significhi  in Calabria: fare una rivoluzione dei costumi. Questa battaglia la Regione Calabria oggi intende ingaggiarla, ma la parte migliore della società civile  deve essere assieme a  noi protagonista del nuovo corso, perché se agiamo  da soli, ognuno chiuso nel proprio limitato confine, questa battaglia di civiltà non la vinciamo”.

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