25 marzo 2011    

Una legge per favorire l'accesso delle donne nelle istituzioni (di Domenico Talarico *)


"Il consigliere regionale di Idv Domenico Talarico Ci sarà pure una ragione perché nel Consiglio regionale della Calabria non siede nemmeno una donna. Forse che le donne nella nostra regione non hanno nulla da offrire in termini di idee ed esperienze alla politica ed alle istituzioni? No. La verità è che i meccanismi di selezione della classe dirigente, le stesse inveterate consuetudini della politica regionale, peraltro del tutto omologhe a quelle nazionali, si presentano sfrontatamente in tutta la loro maschilistica essenza, anche quando le scelte sulle candidature e sull’attribuzione di incarichi pubblici maturano in ambienti più sensibili al tema del riequilibrio della rappresentanza di genere.

Il secolo che si è appena chiuso è stato, tra le altre cose, anche il secolo delle grandi conquiste femminili. Tra queste la più apprezzabile è stata sicuramente quella del diritto di voto alle donne.
E tuttavia, come più volte è stato fatto rilevare, se più della metà dell'elettorato italiano è costituito da donne, solo una esigua minoranza di esse riesce a varcare la soglia della rappresentanza nelle assemblee elettive e negli organismi di governo.

L’assenza dibilanciamento fra i due sessi nella rappresentanza politica ed istituzionale rischia nondimeno di minare alla radice le fondamenta delle nostre democrazie, fondate in linea teorica sul principio di eguaglianza e su quello della parità di genere.

Partendo da queste considerazioni,  peraltro difficilmente confutabili, abbiamo inteso lanciare una sfida alla politica regionale, presentando una proposta di legge, di modifica dell’attuale disciplina elettorale, che introduce due criteri fondamentali, in una logica di promozione delle pari opportunità nell’accesso alle cariche pubbliche: quello che stabilisce il limite dei due terzi per ciascun genere nella composizione delle liste elettorali e quello della doppia preferenza di genere,in base al quale l’elettore può  esprimere due preferenze purché riferite a candidati di sesso diverso.

Su questa proposta ci aspettiamo, oltre che l’avvio di un proficuo dibattito sul tema della valorizzazione delle differenze di genere nella politica esu quello della promozione della parità di accesso tra uomini e donne alle cariche elettive, anche una concreta disponibilità delle altre forze politiche ad impegnarsi per una sua prossima approvazione.

Nella giornata mondiale della donna, anche per sottrarci ad una rituale quanto vacua accondiscendenza verso le questioni agitate dal mondo femminile, abbiamo voluto dare un contributo fattivo alla loro valorizzazione nella politica e nelle istituzioni. In alcuni Stati Europei per favorire un’adeguata presenza femminile nelle assemblee elettive è stata sufficiente un’autoregolamentazione dei partiti. In altri Paesi, nei quali viceversa i correttivi interni adottati dalle forze politiche non hanno avuto come effetto una crescita tangibile della rappresentanza femminile, si è posto il problema di un intervento normativo.

È quello che proponiamo di fare in Calabria, dove le resistenze a promuovere il valore delle donne nella politica sono più marcate e radicate, anche per retaggi culturali duri ad essere debellati.

Non è una questione di partito o di schieramento; semplicemente ne va della qualità della rappresentanza nelle nostre istituzioni. Fa specie che dopo quarant’anni di regionalismo alla Calabria spetti il primato negativo di una composizione tutta al maschile della sua massima assise.

Nel proporre questa riforma della legge elettorale regionale abbiamo avuto come bussola, oltre che le nostre convinzioni, la stessa Costituzione repubblicana, che all’art. 51 recita “la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”, prescrivendo alle regioni, con l’art. 117, di “rimuovere ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive”.

Nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia invece di accapigliarsi in dispute passatiste sul valore simbolico di taluni miti fondativi dello stato unitario, sarebbe più opportuno riflettere su quanto ancora c’è da fare per dare piena attuazione ad una Carta costituzionale in cui il valore dell’Unità è stato coniugato, tra le altre cose,  con quello della democrazia paritaria e dell’uguaglianza tra i sessi".

* consigliere regionale di Idv
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