24 febbraio 2011    

Consiglio: via libera al ''pacchetto legalità'' antimafia (di Filippo Diano )


L'Aula consiliare di Palazzo Campanella Una seduta interamente assorbita dal dibattito e dall’esame di strumenti normativi per contrastare la ndrangheta.  Il 22 febbraio di quest’anno, come hanno voluto sottolineare il presidente Francesco Talarico ed il consigliere Salvatore Magarò (Scopelliti presidente), presidente della Commissione regionale contro la ndrangheta, è una data da consegnare alla storia per l’insieme di iniziative e progetti di legge approvati per affrontare con più mezzi l’organizzazione criminale più violenta e potente del Paese. Violenta, perché nelle sue azioni ha ormai tolto il velo di quel supposto ‘codice d’onore’ che obbligava a salvaguardare donne e bambini dagli scontri periodici che ingaggiano le cosche; potente, perché la ndrangheta si è gettata a capo fitto nelle attività economiche e della pubblica amministrazione, condizionando le elezioni in molti comuni, nelle Asl, per asseverare ai suoi loschi obiettivi la vita democratica e il bene comune. 
Alzo zero, dunque, contro le ‘ndrine’, e maggiore attenzione, come ha detto il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, alla ‘zona grigia’, pezzi di società professionale inserita nei meccanismi della pubblica amministrazione per conquistare fette di lavori, beni e servizi in favore della ndrangheta e dei suoi burattini.
Aiuti alle imprese vittime di reati di ndrangheta, misure per garantire la legalità e la trasparenza dei finanziamenti erogati dalla Regione, agevolazioni in favore dei collaboratori di giustizia e dei loro famigliari, l’istituzione dell’Agenzia regionale dei beni confiscati alle organizzazioni criminali, progetti di legge che innovano l’atteggiamento della Regione e ne rilanciano in maniera netta la sua vocazione democratica contro la ndrangheta ed il malaffare. Ed ancora: mozioni ed ordini del giorno per potenziare la Stazione unica appaltante, targhe destinate a tutti gli enti locali con la dicitura ‘qui la ndrangheta non entra’, da affiggere in tutte le sedi pubbliche, e, soprattutto, l’istituzione della “whyte list” in cui  immettere le imprese che rifiutano di scendere a patti con la ndrangheta e che perciò verranno premiate ai fini dell’assegnazione degli appalti pubblici. Il Consiglio regionale  ha dedicato anche una parte dei lavori alla valutazione degli scontri in corso il Libia, esprimendo “ferma condanna della Calabria per il massacro dei civili” in quel Paese.
Il varo del ‘pacchetto legalità’ è stato preceduto da un dibattito intenso ed animato dalle diverse valutazioni dei consiglieri di maggioranza e di minoranza. Fedele (PdL), Orsomarso (PdL), Gallo (UdC), hanno difeso le “scelte nuove contenute nei progetti di legge per aggredire il fenomeno mafioso”, mentre De Masi (IdV), Censore (Pd), Loiero (Autonomia e diritti), hanno paventato “la preoccupazione che si affermino forme di retorica a fronte di controlli più efficaci”.
Con il Governatore Scopelliti, che un passaggio del suo intervento ha voluto chiarire il senso della sua recente proposta di una legge elettorale a liste bloccate per non subire il condizionamento dei ‘signori della preferenza’, ha incrociato gli argomenti il consigliere del gruppo Misto, Giuseppe Bova. L’ex presidente del Consiglio regionale, pur riconoscendo il pericolo del condizionamento mafioso, ha posto l’accento sul valore del principio costituzionale della libertà di espressione del voto e della garanzia di scelta dei candidati.
Il Consiglio, infine, ha proceduto alla surroga del consigliere Santi Zappalà, dimessosi dalla carica ed in atto detenuto perché coinvolto nell’operazione “Reale” della procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, con il primo dei non eletti della stessa lista nella circoscrizione provinciale di Reggio Calabria, Gesuele Vilasi, già componente l’Ufficio di Presidenza nella passata legislatura.

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