18 febbraio 2011    

Talarico (Idv): ''Il voto di preferenza è l’unico strumento in mano ai cittadini''


Il consigliere di Idv Domenico Talarico ''Il Presidente Scopelliti vuole abolire le preferenze: sarebbero motivo di inquinamento del voto e faciliterebbero il condizionamento della ‘ndrangheta in seno al consiglio regionale. Di contro propone le salutari liste bloccate  già in uso per le elezioni di deputati e senatori. Dissento dalla proposta e provo a spiegarne le ragioni, non senza riconoscere che le preoccupazioni del Presidente hanno un certo fondamento.

E’ innegabile che la qualità politica e amministrativa di un’assemblea elettiva è espressione della natura del consenso. Un consenso malato, ovvero fortemente condizionato dal malaffare, dalla clientela, dalla prevalenza di interessi molto particolari, determina la formazione di consigli regionali o comunali con vincolo di mandato : quello delle lobby, legali e illegali. La raccolta del consenso tramite la formazione di cordate clientelari e criminali rende il quadro ancora più fosco. La cronaca giudiziaria di questi mesi ci racconta di candidati in processione verso l’abitazione principale del boss per chiedere aiuto in cambio di favori e rappresentanza futura se eletti in Consiglio Regionale. Nessun dirigente politico sapeva niente di questi pellegrinaggi?

Non sappiamo in che misura abbiano inciso i voti della ‘Ndrangheta. Di certo le cosche hanno parteggiato, adottato, protetto candidati e chiesto impegni ben precisi, come risulta dalle intercettazioni. Una vera e propria strategia elettorale. I fautori dell’eliminazione delle preferenze (se ne trovano molti anche nel centrosinistra), sostengono che con la loro abolizione si annullerebbe il peso delle mafie, si ridurrebbero i costi e si consentirebbe ai partiti di selezionare in nome della competenza e dell’onestà.

Attribuire tutte queste virtù salvifiche alle liste bloccate  vuol dire negare una realtà altrettanto difficile e malata che è quella dei partiti e delle loro dirigenze. Negheremmo  al contempo l’unico strumento in mano ai cittadini, il voto di preferenza, per  farsi spazio tra la prepotenza dei capi dei partiti, nello scegliere i propri rappresentanti.

I partiti del ‘900 non ci sono più. Al loro posto comitati elettorali con a capo un parlamentare o un consigliere regionale in carica. Di politiche locali o regionali nemmeno l’ombra. Si vive alla giornata. A Roma ci pensa Berlusconi a dividere il campo. E ogni capo nel proprio recinto nomina, quasi sempre in base alla fedeltà, deputati e senatori. Indubbiamente non mancano competenze, buona fede, e passione civile, ma sono minoranze. Le liste bloccate, come è noto, non hanno prodotto rappresentanze specchiate e culturalmente vivaci. E’ sufficiente seguire il dibattito politico per rendersene conto. Perché in Calabria dovrebbe funzionare diversamente che a Roma? Anzi in una regione in cui intervengono altri fattori di rischio dovremmo sviluppare altre forme di protezione delle istituzioni dagli “imbecilli” e dagli inquinati.

Intanto i partiti facciano una selezione rigorosa dei candidati; impongano il limite delle due legislature, senza deroghe, per eliminare caste e incrostazioni. Nell’uno e nell’altro schieramento troviamo consiglieri in attività permanente dal 1985! Altri meccanismi vanno introdotti con legge, tra cui l’obbligo del vaglio delle prefetture sulle liste dei candidati.

Naturalmente  il resto lo devono  fare la politica e i partiti. Occorre ricreare il contesto dove attingere i candidati. Più  regole per l’accesso e la partecipazione, più idee, più conflitto democratico. Nessuna legge può compensare tutto ciò. Puoi essere il migliore cercatore di funghi del mondo, ma se non piove…''


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