18 febbraio 2011    

Censore (Pd): ''No alle liste bloccate ipotizzate da Scopelliti''


Il consigliere del Pd Bruno Censore “La lotta alla 'ndrangheta è un dovere ineludibile per la politica, ma, e lo rammento con fermezza, non è una battaglia che si vince con la propaganda”.

E' quanto afferma Bruno Censore, consigliere regionale Pd e vicepresidente della Commissione regionale antimafia commentando le parole del presidente della Giunta Regionale Giuseppe Scopelliti, “il quale - riporta una nota - ha manifestato l'intenzione di voler modificare la legge elettorale regionale, introducendo le liste bloccate”.

“Quando si parla di rappresentanza politica e, quindi, di legge elettorale - sostiene Censore - non si può prescindere da un diritto inalienabile e da un caposaldo della democrazia: la sovranità popolare. Per questo dico no all'ipotesi di adottare un sistema che emula quello del cosiddetto porcellum, ossia la legge elettorale che il suo stesso estensore, con una schiettezza disarmante, ha definito una porcata. A giudizio di Scopelliti la riforma della legge elettorale rientrerebbe nella strategia di contrasto alla 'ndrangheta. A giudizio del Governatore, introducendo le liste bloccate, le segreterie regionali dei partiti si darebbero un maggior senso di responsabilità perchè candiderebbero solo persone pulite e poco interessate a fare accordi con la criminalità nella rincorsa al consenso ad ogni costo”.

“Ma a Scopelliti, che mi risulta essere anche il coordinatore regionale del Pdl - sostiene ancora Censore - porgo un interrogativo: oggi chi sceglie gli aspiranti consiglieri regionali? Non sono le segreterie regionali dei partiti ad individuare i candidati? Quindi, cambiare la legge elettorale e introducendo le liste bloccate è davvero un espediente efficace per contrastare le infiltrazioni della 'ndrangheta? Anch'io credo che occorra maggiore senso di responsabilità, ma per evitare alcune collusioni basterebbe osservare il codice di autodisciplina per la non candidabilità di persone accusare di legami con la criminalità organizzata. Rimuovere un diritto inalienabile e sottrarre ai calabresi la possibilità di scegliere i propri rappresentanti significa far fare un passo indietro alla Calabria, significa avviarsi verso una oligarchia e la nostra Regione, soprattutto in questo frangente, di tutto ha bisogno tranne che di ulteriori e nuovi gruppi di potere che si perpetueranno nel tempo per cooptazione”.


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