18 febbraio 2011    

Battaglia (Pd) su legge elettorale: ''Meglio l’uninominale con tanti collegi quanti sono i consiglieri''


Il consigliere del Pd Demetrio Battaglia ''Il presidente Scopelliti vuole cambiare la legge elettorale della Calabria per i consiglieri regionali. Ha spiegato che per scoraggiare l’infiltrazione mafiosa nelle liste e nelle istituzioni, per due legislature, va abolita la preferenza votando su liste bloccate. Scopelliti ritiene che i calabresi accetterebbero questa emergenza, peraltro temporanea, contro la mafia.

Il modello, quindi, è quello nazionale al centro di polemiche molto aspre, definito dal suo stesso ideatore, l’on. Calderoli, una “porcata”. Autorevoli magistrati, impegnati nella lotta contro la ‘ndrangheta hanno osservato che le liste bloccate restringono la sovranità popolare e il diritto di scelta dei cittadini ma che, cito il dottore Cisterna, l’attuale “sistema elettorale nazionale, benché pessimo per i diritti di cittadinanza, ha mandato letteralmente in fumo il potere delle cosche di condizionare l’elezione dei parlamentari”. Una notazione lontana da qualsiasi proposta o acritica accettazione della “porcata” perché, aggiunge Cisterna: “tocca ovviamente alla politica” individuare i “sistemi elettorali”. In Italia, più in generale, molti sostengono che le liste bloccate vanno eliminate perché inquinano i partiti e provocano abbandono degli interessi del territorio, subalternità a gruppi di potere capaci di influenzare le centrali dei partiti. Partiti che vivono una crisi che ha cancellato la partecipazione degli iscritti alla discussione e alle decisioni.

Credo si farebbe un errore se ci si limitasse a rigettare la proposta di Scopelliti rifiutando il confronto anche sui suoi aspetti positivi. Scopelliti pone infatti un problema reale. E’ il problema del consenso e del modo in cui viene ricercato e accumulato. Un modo che oggi condiziona pesantemente la vita delle istituzioni: vuoi dal punto di vista della possibile interferenza delle cosche; vuoi soprattutto per il peso schiacciante del clientelismo, che è uno dei motori principali dell’accumulazione di un consenso malato e dell’inquinamento delle istituzioni.

Va aperta, invece, una discussione limpida che elimini furbizie e contraddizioni facendo emergere la questione che in Calabria prima o poi, chi punta a un cambiamento vero, dovrà necessariamente affrontare se non vuole togliere credibilità ai propri progetti.

Scopelliti, quindi, solleva un problema vero anche se offre una soluzione drammaticamente sbagliata che farebbe fare passi indietro alla Calabria.

E’ un’illusione pensare che togliendo ai calabresi il potere di scegliersi i rappresentanti, per delegarlo ai partiti, si possano fare passi avanti. Questa proposta, già avanzata proprio per la Calabria da osservatori come Angelo Panebianco, getta insieme all’acqua sporca anche il bambino e lo uccide. E il bambino è la democrazia calabrese, sono le energie pulite e trasparenti che solo la democrazia può fare emergere.

Se allora si vuole veramente affrontare il problema, non per far crescere il proprio potere di capo-partito, né di dominus di gruppo di potere, si abbia il coraggio di una scelta radicale che darebbe forza alla Calabria lanciando un ponte verso nuove generazioni, merito, legalità, selezione una nuove classi dirigenti. Si definiscano in Calabria tanti collegi elettorali quanti sono i consiglieri da eleggere e li si elegga con un meccanismo uninominale, fermi restando i criteri della proporzionalità e del premio di maggioranza per bloccare i ricatti dei singoli. Si potrà poi meglio definire quale sia il modo migliore per dare corpo a queste esigenze. Ma di questo si tratta. E in questo quadro si potrebbero anche impegnare i partiti a non promuovere liste fai da te.

E’ questa la proposta che avanzo. Mi pare la migliore possibile: garantisce la sovranità dei calabresi e il loro diritto-dovere di scelta; lega l’eletto al territorio che lo esprime; garantisce il governo, l’opposizione, perfino la testimonianza; marginalizza e toglie peso al voto mafioso riducendolo alla quota del territorio di influenza della cosca, dove per i partiti sarebbe difficile proporre, senza la copertura di un lungo elenco, il fiduciario del boss (al contrario di quanto accadrebbe con la lista bloccata dove i partiti potrebbero continuare a infiltrare chi vogliono).

Il vero dissenso, camuffato con altri argomenti, su questa impostazione, a me pare, è che così si colpirebbe non solo la ‘ndrangheta ma anche, e con durezza, il clientelismo costringendo i partiti a selezionare un ceto politico di livello almeno medio-alto. Ma non è forse questo l’obiettivo per dare futuro alla Calabria?''


 segnala pagina ad un amico
 CHIUDI