17 gennaio 2011    

Un confronto nazionale per Gioia Tauro (di Cristina Cortese )


Dalla preoccupazione alla speranza. Il Porto di Gioia Tauro si è fermato per trenta ore, un tempo che potrebbe passare inosservato in molti casi, ma non quando al centro della questione ci sono priorità assolute, come il lavoro e l’occupazione, in un’area, tra l’altro, dove, a vista d’occhio, mancano iniziative imprenditoriali. Così, in queste ore di interruzione dell’attività, è suonato il campanello d’allarme e il dibattito si è alimentato come nei momenti più fervidi dell’agone politico. Giorni intensi, quelli vissuti nella seconda settimana di gennaio, come un pericoloso segnale da valutare nel prosieguo.Tanti i contributi e le voci che si sono alzate a difesa della preziosità ed unicità di questo porto e della risorsa lavoro quale cellula della società, fino a quando l’unità diventa momento concreto ed operativo nel tavolo tecnico convocato dal  vice presidente della Giunta regionale, Antonella Stasi. Qui, il punto di partenza diventa certezza con l'impegno per Gioia Tauro  da parte della Regione Calabria (il presidente Giuseppe Scopelliti che ha già fissato un incontro con il Governo per i prossimi giorni), ma, ancor di più, c’è la consapevolezza di una sfida che deve coinvolgere i livelli più alti con l’apertura di un confronto nazionale sui temi che riguardano non solo lo sviluppo in senso stretto per le imprese che operano, ma anche un confronto per quel che riguarda il valore aggiunto che il porto può dare alla Calabria, e, soprattutto, per l'interazione del porto con l'intera regione.
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