23 dicembre 2010    

La violenza sulle donne si combatte dai banchi di scuola (di Cristina Cortese)


Se sicuramente sono tanti i passi da fare per arginare il fenomeno della violenza su donne e minori, dalla storia recente viene, comunque, un significativo segnale di civiltà. Va, infatti, in questa direzione l’approvazione in Consiglio regionale di una mozione per la costituzione di parte civile da parte della Regione, in tutti i processi di violenza contro le donne e i minori. Se si parte dai dati statistici, infatti, solo nel 2010, la violenza sulle donne, è la prima causa di mortalità e disabilità femminile per la fascia di età compresa tra i 15 e 44 anni. Ed è da qui che ha preso le mosse il convegno, tenutosi all’Auditorium “Nicola Calipari” “Stop alla violenza sulle donne…Verso nuovi orizzonti”, promosso dal Rotaract  “Reggio Calabria” e  da “Unimeda Reggio Calabria Sud “Parallelo 38 che è stata concluso dal segretario-questore Giovanni Nucera e che ha visto la partecipazione della Presidente Commissione Pari Opportunità Giovanna Cusumano.

L’iniziativa, volta a formare e sensibilizzare le giovani generazioni sull’importanza del ruolo che le donne rivestono nella società, ha lanciato il messaggio fondamentale che la prevenzione non può essere solo affidata al diritto penale ma si forma sui banchi di scuola. Un messaggio richiamato da Giovanna Cusumano, presidente della Commissione regionale per le Pari Opportunità. “Nessuna iniziativa - ha detto - può sortire effetto se non supportata da un impegno sociale e dalla collaborazione della società civile”.

E quale occasione più ghiotta per riproporre il dibattito sulle quote rosa, viste da molti come l’unico sistema per garantire la rappresentatività femminile nelle istituzioni? Così, di fronte a Nucera, la professoressa Carmela Salazar ha ricordato “come, finora, sia stato sistematicamente rifiutato ogni meccanismo che agevolasse la presenza delle donne”.  Fermamente contraria alle quote rosa si è dichiarata invece Barbara Varchetta, presidente della Fidapa, rifiutando il principio che le donne vengano chiamate in causa, all’ultimo momento, solo per riempire le liste. “Le parole chiave della donna di oggi  - ha ribadito Barbara Varchetta - sono istruzione e competenza. Per questo, dobbiamo osare di più ed essere più audaci”.

Ed alla fine a mettere tutti d’accordo, ci ha pensato il presidente della Camera penale, Carlo Morace, citando l’articolo 23 della Carta europea dei diritti fondamentali: “La parità tra uomini e donne non osta al mantenimento o all’adozione di misure che prevedono vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato”.

Infine, nelle vesti di chi deve suggellare i diversi interventi, Giovanni Nucera ha ammesso di condividere pienamente lo spirito del convegno “perché la violenza alle donne si combatte in primis sul piano culturale e pedagogico, partendo dalla giovane età. In questo senso- ha concluso - il sistema normativo deve essere armonizzato per consentire la diffusione e la conoscenza dei reati cui si va incontro sul piano penale. Per le donne, cellula fondamentale della società, la sfida è integrazione lavoro e sostegno sociale”.

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