23 dicembre 2010    

Le nuove sfide della PA in un interessante seminario (di Cristina Cortese)


Se riuscire ad ottimizzare le risorse, conseguendo il massimo dei risultati, è un po’ il sogno che, in qualche modo, coltiviamo fin da piccoli, oggi, più che mai, diventa priorità assoluta per la PA. Migliorare la qualità e il funzionamento dei servizi destinati ai cittadini è, infatti, sfida sempre più alta ed impegnativa alla luce delle innovazioni introdotte dal d.lgs 150/2009 in materia di lavoro pubblico e sulle limitazioni introdotte dalla manovra finanziaria sulle spese per il  personale.

In questa direzione, un contributo importante lo ha fornito il seminario “Le nuove regole del lavoro pubblico per il rafforzamento della capacità istituzionale della Pubblica Amministrazione regionale e locale” promosso dalla Regione di concerto con Formez PA (Dipartimento della Funzione Pubblica). Sul tappeto, modelli utili per l’applicazione del ciclo di gestione della performance e per l’utilizzo degli strumenti di pianificazione e programmazione strategica da parte delle amministrazioni territoriali.

Nella sala “Giuditta Levato”, la voglia di un ritorno alla normalità si è fatta sentire nelle parole del dott. Ruggero Giglio che ha organizzato il seminario. “Con la Devolution ormai si realizza il passaggio dai costi storici a quelli standard e l’obiettivo è davvero riuscire a fare bastare i soldi del Ministero”: è questo lo stato dell’arte disegnato, partendo dalle ragioni che hanno costretto ad intervenire in modo così invasivo. Così, Francesco Verbaro, segretario generale del Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali, ha individuato “nei comportamenti patologici della PA il peggioramento della qualità dei servizi e l’aumento delle spese”. Insomma, un’eredità  non facile, racchiusa, secondo Carlo Calabrò, direttore del settore Personale del Consiglio regionale, “nelle disfunzioni che hanno presieduto, alla fine degli anni 50, all’istituzione del Ministero della Riforma burocratica e che hanno caratterizzato, negli anni precedenti, l’attività della Pubblica Amministrazione. L’impegno, ovviamente, è cercare di ovviare a queste disfunzioni autoreferenziali”.

E c’è anche un criterio di fondo, rilanciato ancora da Calabrò: “Fare in modo che le performance che gli Uffici della PA debbono realizzare non siano inferiori a quelli delle imprese tenendo conto che i nuovi canoni della buona amministrazione pongono al centro dell’azione dei pubblici uffici il cittadino che, in quanto destinatario dei servizi, e mediante la customer satisfaction, è l’ultimo giudice della bontà della performance  della pubblica amministrazione”. Da qui, diversi passaggi che hanno arricchito il confronto tra i diversi livelli istituzionali (presenti il sindaco di Campo Calabro, Domenico Idone; la dott. Carmela Bonarrigo del Distretto Corte d’Appello; Elio Rivezzi, direttore regionale Inpdap Calabria; Paola Fuso, ricercatrice Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e Maria Rosa Casuale, responsabile del Progetto “Rinnova”).   E dall’avvocato Bruno Calvetta, direttore generale-Autorità di gestione FSE 2007-2013, un ammonimento: “Sarebbe sbagliato pensare ad una mera applicazione formale della normativa. Necessita, invece, una filosofia diversa che, sulla base dell’art. 97 della Costituzione, porti ad una separazione tra politica e gestione. La politica deve fare un passo indietro rispetto alla gestione che provoca ricadute sul cittadino. E l’Amministrazione Scopelliti sta andando proprio in questa direzione”.

Dunque, guardando anche all’integrazione tra le diverse politiche d’intervento per rafforzare l’efficacia della politica regionale e sviluppare ulteriormente la capacità istituzionale di programmazione e gestione dei fondi strutturali, davvero si può dire che si affaccia una nuova era, o magari, una nuova “primavera” della PA.

Perchè una pratica che arriva a compimento in tempi ragionevoli significa anche alleggerire le casse della Regione.

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