21 novembre 2005    

Fortugno: 16 ottobre-16 novembre 2005 (di Cristina Cortese)



Dopo trenta giorni, segnati da dolore, ricordi, da una attenzione sempre alta della gente comune e delle istituzioni, sono tante le persone che si ritrovano, commosse, nella Cattedrale di Locri per celebrare il trigesimo di Francesco Fortugno, vice presidente del Consiglio regionale, barbaramente ucciso. FRANCESCO FORTUGNO
 Nelle prime file ci sono i familiari più stretti; unico ristoro del loro grande dolore sono le parole di Don Crescenzo De Mizio, la speranza “di quel seme che possa nascere dalla morte e far germogliare il bene e la pace in un territorio martoriato”.
 Sono queste tra le parole più suggestive della funzione religiosa celebrata oltre che da Don Crescenzo De Mizio, anche da Don Francesco La Badessa, Don Francesco Laganà e padre Tarciso (segretario del vescovo d Locri-Gerace, Mons. Giancarlo Maria Bregantini, impegnato alla Conferenza episcopale italiana).
 Parole che arrivano dritte al cuore della gente di Locri, degli amici del vicepresidente, degli studenti del Liceo classico di Locri “Ivo Oliveti”, che intonano i canti e invitano all’amore e agli insegnamenti evangelici.
Il presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Bova, guida la partecipazione dei consiglieri regionali. Nel pieno rispetto di una cerimonia che la famiglia ha voluto fosse la più sobria possibile, il presidente Bova non interviene, come è stato in occasione dei funerali.
Ma ricorda sempre “che, per la collettività e soprattutto per i giovani, più che mai, non si può e non si vede abbassare la guardia”.
Un messaggio dunque, indirizzato soprattutto ai quei giovani di Locri che, nei giorni successivi al delitto, Bova ha ospitato al Consiglio regionale, per lanciare un percorso di speranza e di impegno che dalla Locride si propaghi per tutta la Calabria.            

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