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21 novembre 2005
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Una nuova coscienza del Paese (di Romano Pitaro)
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Nessun punto di conclusione nelle indagini sull’omicidio del Vicepresidente del Consiglio regionale Franco Fortugno. Purtroppo. La sfiducia che, però, sembrava serpeggiare dopo ciò che è stato definito l’11 settembre della Calabria, ossia il 16 ottobre, la domenica in cui Franco Fortugno è stato assassinato mentre votata in un seggio per le primarie dell’Unione a Locri, pare essersi diradata. Quando sopraggiunse il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu nell’Aula del Consiglio regionale, convocato con urgenza in seduta straordinaria dal presidente Giuseppe Bova il giorno dopo l’omicidio, ci fu in chi l’ascoltò una sorta di rigetto. D’incomprensione. Come: dinanzi ad un omicidio cosi terribile il ministro, lo Stato, non trova di meglio che rendicontare i fermi e le operazioni effettuate dalle forze dell’ordine in Calabria ? Lo stupore fu generale. La situazione paradossale. Ma, per fortuna, non durò molto. Lo Stato, immediatamente, si è attivato ed ha, quindi, destinato a Reggio Calabria un Prefetto dal curriculum eccellente, il dottor De Sena che incarna, con la sua stessa presenza, la forte intenzione dello Stato di porre un argine alla recrudescenza mafiosa. Staremo a vedere. L’attenzione, frattanto, del Paese, animata anche dal coraggio straordinario dei giovani di Locri - uno dei più interessanti soggetti politici nato in Calabria dopo il 16 ottobre - non scema. Anzi cresce a dismisura e Locri e la Locride diventano autentiche agorà di democrazia da difendere strenuamente dalle incursioni criminali e dall’indifferenza del Paese. Quasi il simbolo dell’Italia ferita che intende scrollarsi di dosso arretratezze culturali ed economiche. Di un’Italia che si rende conto che con un Mezzogiorno stretto nella morsa della dalla mafia e dei suoi efferati condizionamenti, non ha speranza di entrare a fare parte dell’Europa.
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