16 dicembre 2010    

Tripodi (Udc): 'Lavoro a rischio per i dipendenti di Sviluppo Italia Calabria'


Il capogruppo dell'Udc Pasquale Tripodi “La Regione intervenga sulla vicenda che rischia di lasciare a casa tutti i dipendenti di Sviluppo Italia/Calabria.  La percentuale altissima di disoccupati, che mette a rischio la tenuta dell’equilibrio sociale  in Calabria,  impone responsabilità ed anche, se fosse il caso, un appello forte rivolto al Governo. Non c’è altrimenti Piano per il Sud che tenga, se poi si agisce, nei fatti, dimenticandosi delle emergenze calabresi”.

E’ quanto afferma Pasquale Tripodi, capogruppo dell’Udc, secondo il quale “Ho appreso che l’11 ottobre  Sviluppo Italia/Calabria in liquidazione, ha  comunicato  alle rappresentanze aziendali sindacali di Sviluppo Italia Calabria, Cgil - Cisl - Uil, al Coordinamento nazionale del gruppo Invitalia  Cgil – Cisl - Uil, alle Federazioni nazionali di categoria, alle Confederazioni e alle Federazioni regionali di categoria della Regione Calabria ed alle  Direzioni del lavoro provinciali e regionali l'avvio della procedura di mobilità per tutti i lavoratori in organico per la cessazione dell'attività in ossequio alla legge 27 dicembre 2006, n, 296 (legge Finanziaria 2007), che ha disposto, all'articolo 1, comma 46, la dismissione delle partecipazioni non strategiche dell'agenzia nazionale per l'attrazione degli Investimenti e lo sviluppo d'impresa Spa, socio di maggioranza.”

“Ho anche appreso - aggiunge Tripodi -  che, per quanto riguarda le società regionali,  la legge di Stabilità   ha previsto che la dismissione possa avvenire anche tramite la loro cessione alle Regioni. La stessa disposizione ha fissato al 30 giugno 2OO7 il termine finale per il riordino delle partecipazione della capogruppo;  termine differito più volte, da ultimo al 31 dicembre 2010 (art. 23 5° comma del Decreto Legge n° 78 del 1° luglio 2009). Ma finora non è stato possibile, la cessione, di tutta o di una parte della stessa società alla Regione, benché questa abbia espresso la volontà di rilevare il ramo d'azienda. Pertanto,   in assenza di atti sostanziali e formali, finalizzati a questa acquisizione, l’azienda in liquidazione non può che cessare tutte le attività così come imposto  dalla legge”.

“In sostanza – spiega Tripodi – stiamo arrivando al redde rationem.  Ossia ad un licenziamento collettivo di tutte le risorse in organico. E la cosa in Calabria assume aspetti assolutamente ingiustificabili quanto preoccupanti.  Oltre tutto, mi è stato comunicato che la  società ha  registrato l' impossibilità di pervenire ad una intesa, avendo i sindacati  manifestato il proprio dissenso all'impiego  della mobilità, proponendo come scelte possibili la sospensione o l'interruzione della procedura; entrambe soluzioni, a quanto sembra,  non compatibili con quanto previsto dalla legge  che impone all’ Agenzia Nazionale per l'Attrazione degli Investimenti e lo Sviluppo d'Impresa Spa (società Capogruppo) di dismettere le società regionali entro il 31/12/2010,  termine del Piano di riordino del gruppo, e non sostenibili in assenza di un accordo ufficiale tra L'Agenzia e la Regione Calabria ed in presenza di una situazione economica e finanziaria fortemente deficitaria”. 

Conclude Tripodi: “C’è da occuparsi con tempestività della vicenda senza  perdere altro tempo. In questo senso l’azione della Regione è indispensabile. Mentre un Governo che   da un lato annuncia grandi attenzioni per il Sud, ma rimane  inerte quando scoppiano le emergenze, non è più credibile. Oggi, non quando sarà ormai tardi,  si tratta di manifestare, in concreto, la volontà di impedire che in aree depresse come la Calabria altri disoccupati si aggiungano al bacino enorme dei senza lavoro che rappresentano  una vera e propria emergenza  democratica”.

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