7 dicembre 2010    

Un patto contro la ’ndrangheta: parla il presidente Magarò (di Cristina Cortese)


Il presidente della Commissione contro il fenomeno della mafia in Calabria Salvatore MagaròTra i tanti modi che esistono per dare un senso compiuto alla democrazia e ai valori che racchiude, la Calabria e la Lombardia hanno scelto la via dell’azione e della concretezza. Hanno, infatti, siglato, attraverso i rispettivi Consigli regionali, un patto contro la ’ndrangheta che pone le basi di una collaborazione che, attraverso strumenti legislativi mirati, vuole evitare le infiltrazioni mafiose nella gestione delle risorse pubbliche.

Così, in via Filzi, sede del Consiglio regionale della Lombardia, il presidente della Commissione antimafia della Regione Calabria Salvatore Magarò e il presidente della Commissione ‘Affari Istituzionali’ della Regione Lombardia Sante Zuffada, hanno definito e suggellato un’intesa che diviene strumento in più da mettere in campo per fronteggiare uno dei mali cronici della nostra società. Spenti i riflettori sulla cerimonia, resta tutto il valore di un vero e proprio evento segnato da tante presenze istituzionali (i due vicepresidenti del Consiglio regionale della Lombardia, Filippo Penati (Pd) e Franco Nicoli Cristiani (Pdl), nonché il segretario del Pd lombardo Maurizio Martina). Ed allora, al Presidente Magarò chiediamo: “da dove far partire la grande alleanza tra la Lombardia e la Calabria  contro la mafia?”.

 “Credo che le parole del presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Davide Boni, diano il senso di tutto. “Lo Stato sta facendo bene la sua parte contro la ‘ndrangheta, adesso è il momento che anche le Regioni facciano altrettanto. La collaborazione fra la Lombardia e la Calabria va esattamente in questa direzione, sviluppando uno scambio di esperienze e conoscenze (saranno  coinvolti i Dipartimenti delle due Commissioni) fra le due Regioni”.

Quali le priorità?

“Approntare una legislazione ad hoc con cui  impedire alla mafia di utilizzare per i suoi scopi le varie  lacune legislative, i  ritardi burocratici e gli  ostacoli di varia natura (per esempio - è stato detto – quelli che si  frappongono tra il provvedimento di confisca del patrimonio illecitamente conseguito dalle mafie e l’effettiva assegnazione e utilizzazione dei beni; l’inesistenza di un’anagrafe degli appalti e dei subappalti e il ritardo dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione). Ancora, per quanto riguarda la Lombardia, il presidente Zuffada, dopo l’importante documento approvato all’unanimità dal Consiglio regionale il 5 ottobre, “per contrastare ogni tipo di infiltrazione malavitosa nelle Istituzioni e nei settori vitali della società lombarda”,  sta procedendo, attraverso un comitato ristretto, ad approfondire la materia e riunire in un unico testo organico le disposizioni di ben cinque progetti di legge (tra cui l’istituzione del conto corrente unico per gli appalti pubblici; azioni di sostegno alle vittime; azioni formative rivolte alla forze di polizia locale e provinciale ed agli operatori sociali, l’attribuzione agli entri locali di contributi per la realizzazione di progetti di utilizzo a fini scoiali dei patrimoni confiscati alle associazioni criminose, sostegno ad iniziative in ambito scolastico tese a promuovere il valore della legalità)”.

Diciamo anche che quest’ evento s’inserisce in un cammino ben preciso.

“E’ proprio così. La Commissione antimafia della Calabria, dal canto suo, ha proceduto a dare via libera alla Bottega della Legalità, ossia la destinazione nel suo  Consiglio regionale,  di uno spazio per la visibilità dei prodotti  delle cooperative che lavorano sui beni sequestrati alla mafia; a varare, in sintonia con l’Agenzia nazionale per i beni confiscati, la legge per l’istituzione di un’Agenzia regionale per i beni confiscati che coordini le azioni con tutti i comuni. In Calabria, fino al 6 settembre 2010, i beni confiscati sono 1532, di cui 1421 gli immobili e 111 le aziende. Avendo però i comuni calabresi scarsissima capacità finanziaria, si è provveduto a votare una norma che destina il 5 per cento  del Piano regionale delle opere pubbliche al  recupero produttivo e sociale dei beni confiscati.

Per concludere, cosa si sente di dire?

“Ho preso atto con soddisfazione della reazione forte e corale assunta dalla Regione Lombardia contro la ‘ndrangheta. Ho colto un’attenzione non retorica verso ciò che, assieme ai presidenti  Scopelliti e Talarico, stiamo  facendo in Calabria. D’altronde, contro la mafia non ci possono essere divisioni di alcunché, anzi occorre il massimo di unitarietà. In questo senso, l’intesa tra le due Regioni è iniziata col piede giusto. Mi auguro si possa procedere speditamente  con lo stesso spirito che ha caratterizzato questo importante e solenne  appuntamento, perché - ha concluso -  mi pare che l’analisi seria e  sgombra da ogni pregiudizio, su un fenomeno che impoverisce l’Italia, sia ciò che di più serve in questi difficili  momenti”. 

 segnala pagina ad un amico
 CHIUDI