6 dicembre 2010    

“La mafia spiegata ai ragazzi”, strumento pedagogico al servizio della crescita civile (di Luisa Lombardo)


Che cos’è la mafia? Quando nasce? Quanto guadagna? Verrà mai sconfitta? A cosa è servito il sacrificio di Falcone e Borsellino?

A queste e a tante altre domande cerca di rispondere il giornalista Antonio Nicaso nel suo ultimo libro “La mafia spiegata ai ragazzi”. Perchè - ha spiegato l’autore, saggista e studioso di problemi di criminalità, - per combattere la mafia abbiamo a disposizione un’arma potentissima: la conoscenza.

Centinaia gli studenti delle scuole medie superiori di Reggio Calabria che, nell’auditorium “Nicola Calipari, hanno partecipato all’incontro di presentazione patrocinato dal Consiglio regionale della Calabria.

“La Mafia spiegata ai ragazzi - ha detto il capo ufficio stampa del Consiglio regionale, Gianfranco Manfredi, che ha coordinato il dibattito - è un libro che sfata folklore e luoghi comuni, superando quell’orizzonte mitico costruito dalla mafia per darsi credibilità e restituendo così la realtà per quella che è: nuda e violenta”.

Nel volume, non si parla solo delle mafie italiane. Ma anche delle Triadi cinesi, dei cartelli colombiani e messicani e di tanti altri ancora. Il fulcro del libro, però, è e non poteva che essere il Mezzogiorno, “la cui storia - ha detto il Procuratore aggiunto antimafia, Nicola Gratteri - va riscritta”.

Più volte interrotto dagli applausi, Gratteri si è rivolto ai giovani con queste parole: “Fare parte della ‘ndrangheta non conviene. E dico ancora di più, contestate, ribellatevi al potere quando appare ingiusto e soprattutto ribellatevi alla cultura mafiosa, ma studiate, studiate intensamente e preparatevi al meglio per diventare la nuova classe dirigente del Paese”. Infine, un ammonimento “a non farsi mai abbindolare dagli adulatori e dal luccichio del denaro ma a giudicare una persona sempre dai fatti”.

“Il libro di Nicaso - ha detto il Presidente del Consiglio regionale - è uno stimolo per le Istituzioni, per tutti noi, ad impegnarci a spiegare bene ai giovani i disvalori mafiosi. Lavoriamo convinti che possiamo costruire una società diversa contribuendo a divulgare un messaggio di forte legalità”. Francesco Talarico ha anche parlato delle “parecchie sottovalutazioni della pericolosità del fenomeno mafioso in Calabria fino alla strage di Duisburg, un episodio eclatante - ha detto - che però ha svegliato molte coscienze”.

Appassionante anche l’intervento dell’autore. Giornalista calabrese che, da anni, vive in Canada, Antonio Nicaso, si è rivolto così alle tante associazioni impegnate nella diffusione della cultura della legalità: “Bisogna trasformare la rabbia in impegno e l’impegno in progetto”. Poi un invito a “rimuovere la miopia della memoria - che, ha spiegato Nicaso - non rende tributo a tutta la gente che in Calabria si è ribellata alla ‘nadrangheta quando ancora non c’erano le televisioni a documentarne il coraggio; così come bisogna ricordare i grossi colpi inferti alla criminalità organizzata dai magistrati e dalla forze dell’ordine, in Calabria”. Infine, il seguente auspicio: “In questa terra i diritti non dovranno più essere regolati dalla legge dello scambio e declassati a favori. Ma questo sarà possibile solo se ci si affrancherà dal bisogno e si restituirà dignità alle persone. Solo così - ha concluso - si darà un futuro alla nostra terra”.


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