7 ottobre 2010    

“Il Mezzogiorno tra Federalismo e Unità Nazionale” al centro di un convegno di Idv (di Luisa Lombardo)


Nell’anniversario dei 150 anni dell’Unità di Italia e nel pieno della stagione della riforma Federalista, c’è da domandarsi, quali prospettive e quali ipotesi di sviluppo sono immaginabili per il Mezzogiorno.

Su questo tema, il Dipartimento Cultura e Istruzione de “L’Italia dei Valori”, coordinato dal Prof. Giuseppe Caridi dell’Università di Messina, ha promosso, in collaborazione con il gruppo regionale del partito, una giornata di riflessione. Il professore Caridi ha parlato della riforma federalista come “della più grande dopo l’unità d’Italia” per poi aggiungere: “è un processo, però, che deve essere guidato dalla politica ed al quale la cultura può dare un significativo contributo”.

Dopo il fallimento dell’intervento straordinario per il Sud e le sfide che chiamano oggi il Paese ad affrontare una crisi economica globale, occorre ripensare al Mezzogiorno in chiave nuova. Un’idea di sviluppo che poggi su un rinnovato sistema di impiego delle risorse pubbliche contro sperperi, malversazioni ed inefficienze, soprattutto al Sud.

Su “Mezzogiorno tra federalismo e unità nazionale”, significativi i contributi dei professori Domenico Da Empoli (Università “La Sapienza” di Roma) e Josè Gambino (Università di Messina) alla tavola rotonda a Palazzo Campanella alla quale hanno partecipato anche Ignazio Messina, deputato, commissario regionale di Idv, nonché responsabile nazionale enti locali dello stesso partito ed il Capogruppo di Idv in Consiglio regionale, Giuseppe Giordano. Quest’ultimo ha voluto ribadire “il contributo del partito di Di Pietro con l’inserimento di norme qualificanti per un federalismo virtuoso”.

“Grazie ai nostri emendamenti - ha precisato - si è innanzitutto sventato il rischio di un federalismo spendaccione: non ci potranno essere, infatti, nè aumenti di spesa nè di pressione fiscale, con la garanzia per i cittadini di un controllo sulla spesa degli enti pubblici”.  

Qualche perplessità sulla riforma federalista in atto, è stata espressa dal Professor Domenico Da Empoli. I tempi, a suo avviso, non sarebbero ancora maturi. “Il Paese - ha detto - è a più velocità, non siamo ancora pronti a reggere una riforma così radicale. Se l’idea di fondo è condivisibile, allo stato, però, la burocrazia non è in grado di affrontare un tale cambio di passo. Poi un passaggio sui costi standard (i costi delle Regioni più virtuose) “cui si dovrebbero adeguare le altre realtà, e che, tradotto, significa nuove tasse per le Regioni più povere”. 

Non è affatto scontato - è stato ribadito nel corso degli interventi - che il semplice taglio delle risorse finanziarie produca una riduzione del divario fra Nord e Sud; “c’è  la necessità, invece, di una perequazione verticale effettiva - ha sottolineato il prof. Gambino - che allontani il rischio di scaricare sui livelli territoriali decentrati, specie su quelli ‘marginali’, la recessione del Paese e i costi dell’inevitabile riduzione della spesa pubblica”.

Dunque, per riformare profondamente il Mezzogiorno - viene indicata una strada precisa: provvedimenti seri contro ogni forma di assistenzialismo e di spreco, accompagnati, da una politica in grado di rendere efficace l’azione delle istituzioni centrali come di quelle periferiche e visibile l’assunzione di responsabilità.


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