4 ottobre 2010    

Nicola Zitara, meridionalista dal pensiero forte (di Romano Pitaro)


E' morto un tale che, quando Bossi neppure esisteva, aveva già le idee chiare sull’Unità d’Italia: è stata un danno, ma  per il Sud.  Il punto di vista è azzardato ma, si badi, ha dalla sua scuole di pensiero di antico lignaggio e di robusta  bibliografia.
Per dire, in breve, che quel punto di vista della nostra storia  non è suffragato, per quanto opinabile, dal nulla cosmico su cui, invece, poggiano le tesi (?) di Bossi e soci che, ciò nondimeno,  imperversano sui quotidiani nazionali e in tutte le televisioni.
Addirittura, Zitara  sosteneva, documenti (non ciance)  alla mano, che l’Unità d’Italia  “è stata la causa principale dei mali che affliggono il Meridione”.  Insomma se Bossi (e dietro a lui  molti dei cosiddetti poteri forti)  oggi  disdegna il Sud e sostiene che senza il Sud l’Italia ci guadagna, al Sud non mancano meridionalisti temprati e colti che, a parti rovesciate, sostengono l’esatto  contrario. Questi ultimi però restano, assieme alla loro produzione culturale, ancorché discutibile, nei cassetti delle case editrici che contano. 
Nicola Zitara era uno di questi illustri signori il cui contributo mancherà a quella parte del Paese la quale sa bene che senza il Mezzogiorno verrebbe meno il “core business” dell’Italia.
Anzi Zitara, secondo Domenico Innantuoni, che presiede da Milano (lui che è molisano) la battagliera associazione "per il SUD", Zitara “non era un semplice calabrese, ma un paladino di tutto il Sud. Quando presentammo le nostre liste per il Parlamento nel 2006 -  confida Iannantuoni – Nicola invitò tutti i suoi amici a votarci”.
Sulla bilancia di questo  Paese che, dopo la fine della prima repubblica, fatica a darsi una classe dirigente con una visione nazionale dei problemi, un intellettuale dalle molte letture e dai tanti scritti di vaglia come  Zitara (opere come “L'Unità d'Italia: nascita di una colonia"  e "Memorie di quand'ero italiano" sono pietre miliari del meridionalismo), in termini di notorietà, rispetto a Bossi che giganteggia, non ha neppure il peso di una piuma d’oca.
Questo è,  se riflettiamo, già  un sintomo grave  dell’indifferentismo culturale da parte del circuito editoriale  e massmediale  nazionale  verso istanze e scuole di pensiero del Mezzogiorno che meriterebbero, aldilà della loro possibilità di inverarsi, maggiore considerazione.
Un tema non secondario, su cui le classi dirigenti del Sud, Istituzioni culturali in primis,  dovrebbero insistere con ostinazione quasi, perché altrimenti  poi non ci si può stupire , come giustamente  ha  denunciato l’onorevole Tassone l’altro giorno, se le reti di mamma Rai  trattino un’imponente manifestazione di popolo come quella contro la ‘ndrangheta di sabato 25 a Reggio, alla stregua di un fatterello. 
Se succede, quindi, che una testa d’uovo come Zitara, che  è sulla scena culturale e politica da una vita, ha partecipato ad intensi dibatti politici ed ha animato dense e virulente  polemiche culturali, non sia neanche lontanamente paragonabile all’indice di popolarità di cui godono i vari Bossi della  Repubblica italiana, ci saranno delle ragioni profonde che sarebbe sciocco non indagare ed affrontare con il dovuto piglio.  
Perché è  ovvio che questa singolare  asimmetria  non riflette soltanto i rapporti di forza politici che fanno della Lega l’azionista di riferimento della maggioranza e di Zitara l’ultimo dei borboni; di Bossi un leader da ascoltare anche quando spara scemenze, sol perché se gli salta il ghiribizzo può mandare gambe all’aria il Governo, e di questo fine e scordato intellettuale calabrese un signor nessuno e dalle idee alquanto retrò.( Figurarsi che Zitara argomentava che devastando un regno, quello delle Due Sicilie, nel periodo preunitario florido e avviato verso un equilibrato decollo economico-sociale, si erano gettate le basi per un Sud italiano fatto di ascari e politici corrotti).
Ci sono altri motivi per spiegare l’asimmetria testé accennata. E qui le idee di Zitara ci possono soccorrere, eccome! Il Sud considerato, dall’Unità in avanti, esclusivamente come bacino di braccia  per il  Nord in crescita e agorà privilegiata  per le incursioni , spesso senza regole, di grandi imprese non del Sud che hanno fatto incetta di risorse e poi  lasciato, nelle sue  aree più svantaggiate,  un vero e proprio deserto sociale. Un Sud la cui protesta per le molte  ingiustizie subite andava sottaciuta, privandolo della parola e della forze per irradiarla oltre i suoi confini.  Il Sud, e la Calabria peggio ancora, senza voce oggi nel dibattito culturale e politico nazionale: questa è la spiegazione del perché il volto di  Bossi appare anche sulla carta igienica e  quello di  Zitara, uno dei principali esponenti del meridionalismo di estrazione socialista,  resta sconosciuto ai più. E la sua morte, pertanto, senza commenti  sui grandi quotidiani e magazine del Paese.

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