29 settembre 2010    

Contro la mafia serve un progetto di ampio respiro (di Francesco Talarico*)


Di seguito l’intervento del presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico dopo la manifestazione contro la ‘ndrangheta di Reggio Calabria Fasi della manifestazione contro la mafia


“La presenza di migliaia di persone giunte da ogni parte della Calabria, per partecipare alla manifestazione contro la ‘ndrangheta ieri a Reggio Calabria è un tassello importantissimo nella ricostruzione del tessuto democratico di questa nostra regione. Ho sfilato anch’io con piacere, accanto a  tantissima gente sorridente, felice di  assaporare, sebbene per una giornata, quel  senso di liberazione dalla criminalità che la Calabria auspica e senza cui difficilmente la nostra terra potrà avere futuro.
Ma aldilà degli aspetti emotivi, che pure restano essenziali perché ridanno nuova linfa ed entusiasmo,  e dell’apprezzamento per gli organizzatori di una manifestazione che ha avuto successo, sia per la quantità dei partecipanti  che per la qualità delle proposte esplicitate dalle diverse testimonianze che si sono succedute sul palco, la protesta contro la ‘ndrangheta di sabato scorso stimola analisi, riflessioni  e chiede, in particolare alla politica,  l’assunzione di nuove responsabilità.
Anzitutto, essa rappresenta  la risposta più efficace al bisogno della ‘ndrangheta di radicamento nel territorio per meglio dispiegare le proprie strategie locali, nazionali ed internazionali.
In secondo luogo, la sfilza di associazioni, movimenti e sigle varie che erano presenti a Reggio, pur preservando ciascuna la propria identità e il proprio percorso di impegno, meritano da parte della politica un’attenzione che probabilmente finora non è stata sufficiente.  L’Assemblea legislativa che mi onoro di rappresentare a questo desiderio di protagonismo della società civile ed all’urgenza di metterlo in sintonia con la buona politica, non mancherà di dedicare tempo e approfondimenti.
Noi politici   avvertiamo il disagio della  stragrande maggioranza dei calabresi   alle prese con un’organizzazione criminale che non tollera la libertà d’opinione, perciò si preoccupa quando la società civile vince la  rassegnazione ed il silenzio,  né  il   rinnovamento istituzionale ed amministrativo. Ma siamo convinti, dopo quaranta anni di regionalismo dagli esiti insoddisfacenti,  che non c’è altra strada da percorrere, se non vogliamo soccombere a logiche violente e feudali.
La piazza di Reggio ci chiede di assumerci, ognuno per la propria funzione, le nostre responsabilità. Ed è questo sentimento che io ho colto nei visi di molti ch anziché starsene a casa hanno avuto il coraggio di scendere in piazza.  E noi, come stiamo facendo da tre mesi a questa parte alla guida della Regione,  a questa richiesta di cambio di passo, intendiamo dare risposte nell’azione legislativa ed amministrativa di ogni giorno. 
 In queste nostre città, ma purtroppo quasi  in tutta la regione, si respira da un po’ di tempo un clima molto pesante e preoccupante, perciò l’altro giorno a Roma  abbiamo chiesto al ministro dell’Interno, on. Roberto  Maroni,   che lo Stato concentri sforzi ed energie in Calabria, se davvero si intende arginare la malapianta mafiosa.
Riconosciamo che lo Stato, grazie all’impegno di investigatori intelligenti  ed alle  forze dell’ordine, cui non finiremo mai di esternare la nostra gratitudine, ha conseguito, nel contrasto alla criminalità, importanti successi, con la cattura di pericolosi  latitanti e il sequestro di enormi  ricchezze in mano alla ‘ndrangheta.
Ma ciò che è ormai imprescindibile,  è raccordare efficacemente le azioni   nazionali con le investigazioni svolte in Calabria, non soltanto per ottenere il massimo dei risultati, ma anche   per evitare che il desiderio della società civile - espresso con forza a Reggio Calabria da associazioni, sindacati, politici, imprenditori e gente comune - di debellare la la ‘ndrangheta, resti ancora una volta frustrato.
Siamo tutti coscienti, e i partecipanti alla manifestazione ce lo hanno ricordato con  grande senso civico, che in Calabria è in atto una sfida di eccezionale gravità. Si tratta di una sfida nazionale: questo concetto, a mio avviso,  va ben puntualizzato. Non si tratta di una sfida che riguarda solo una parte dell’Italia, perché   se la perdiamo  non perde  solo la Calabria, ma l’Italia e la democrazia in tutte le sue articolazioni.  
 Per quel che ci riguarda direttamente, dunque,   e ribadendo che una lotta alla mafia serrata e non episodica, debba farsi con l’impegno quotidiano che ciascuno di noi dispiega nel pieno rispetto della legalità,  sono convinto  che l’Assemblea regionale  possa dare un  contributo significativo perché in Calabria  si volti pagina rapidamente.
Io credo che l’Assemblea regionale   debba tornare ad essere, ed è un concetto su cui sto insistendo da settimane,  palestra di democrazia e di dibattito sulle grandi questioni che angustiano il nostro tempo e la nostra società. Aperta e trasparente, l’Assemblea legislativa, in cui sono presenti tutte le forze politiche in rappresentanza della società calabrese,  è per sua natura l’ambito ideale dove scandagliare problematiche sociali, economiche e culturali e sostenere il confronto tra sensibilità diverse ed a volte anche conflittuali. Mettendo in sinergia il meglio della società civile con il meglio della politica. Mi prodigherò, pertanto,  perché i cittadini possano sempre più identificarla come la loro Casa, luogo in cui si legifera in vista degli interessi generali.
In tal senso, proprio sul fenomeno mafia, convinto come sono che lo Stato debba sostenere gli sforzi che in Calabria le Istituzioni ed i cittadini stanno facendo, stiamo  ipotizzando la possibilità  di tenere, quanto prima possibile e nello’Aula del Consiglio regionale,  un dibattito a più voci, col coinvolgimento dello Stato nelle sue massime espressioni, le amministrazioni pubbliche interessate, la Regione, i sindacati, la Confindustria, la magistratura e le forze dell’ordine.  Alla Calabria serve contro la ‘ndrangheta un progetto di ampio respiro. Il “Caso Calabria”, inoltre, va affrontato anche con una politica economica nazionale che tenda a includere la regione nel Paese e non ad escluderla.
Un progetto condiviso, che sintetizzi gli sforzi di tutti i soggetti coinvolti  e inizi a dare i risultati da tutti noi sperati. Per definirlo fin nei  dettagli, occorrerà un lavoro meticoloso e partecipato, così come sarà  indispensabile che per  concretizzarlo  sia costituito un organismo ad hoc che lo segui e ne orienti l’attuazione”.  


* Presidente del Consiglio regionale
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