24 ottobre 2005    

Un efficace coordinamento tra Stato e istituzioni locali (di Luigi Sbarra*)




LUIGI SBARRA “Grazie, Presidente, per l’invito e, anche a nome, dei colleghi Pignataro e Castagna faccio solo qualche breve considerazione.
Il mondo del lavoro vive con sgomento, incredulità ed inquietudine, l’efferato tragico assassinio di Franco Fortugno trucidato in pieno giorno a Locri dal piombo delle organizzazioni criminali e mafiose.
Abbiamo questa mattina espresso, formulato, personalmente i sentimenti di profondo cordoglio di tutti i lavoratori della Calabria alla famiglia dell’onorevole Fortugno. Ho il dovere di trasferire messaggi di convinta e piena solidarietà a questo Consiglio regionale e alla famiglia di Franco Fortugno pervenuti dai leader nazionali Epifani, Pezzotta ed Angeletti.
Fortugno, è stato detto, era un ottimo servitore delle istituzioni, uno stimato professionista e, se ci consentite, anche un ottimo dirigente sindacale, avendo egli stesso per molto tempo ricoperto incarichi di grande responsabilità guidando la federazione della Cisl medici.
Il sindacato è convinto che la mafia in Calabria stia alzando paurosamente il tiro. Lo fa con spavalderia e aggressività, toccando al cuore la massima istituzione regionale. Contro questa mafia e contro questi poteri criminali il sindacato confederale calabrese il 21 maggio ha mobilitato portando nella città di Lamezia Terme oltre 40 mila lavoratori disoccupati e pensionati per gridare forte il no alla mafia e per rivendicare una maggiore attenzione dello Stato non solo per contrastare, debellare e colpire questo fenomeno ma anche per associare all’attività di redenzione e repressione un’attività forte di politica finalizzata ad aiutare lo sviluppo, la crescita economica, il lavoro nella nostra Regione.
C’è la sensazione diffusa, Presidente, di un clima di pesante ed inaccettabile sottovalutazione rispetto a quanto sta avvenendo nella nostra Regione. Decine e decine di attentati a rappresentanti delle istituzioni locali, del mondo del lavoro, dell’impresa, delle professioni, conclamate infiltrazioni in gangli vitali della economia, sono il segno tangibile di una realtà – quella calabrese – fortemente condizionata in cui l’illegalità è diffusa, il potere criminale avanza e controlla interi territori e pezzi importanti dell’economia, determinando di fatto un arretramento, un indebolimento della stessa nostra democrazia.
La mafia e la criminalità organizzata rappresentano un costo elevatissimo per i nostri territori, per le comunità, per l’economia e la società locale perché la mafia deprime il livello di attività delle imprese, depotenzia l’intraprendenza imprenditoriale, mette in discussione i diritti dei cittadini, scoraggia gli investimenti esterni, ostacola lo sviluppo e mette in discussione il lavoro.
Noi siamo convinti della necessità di sostenere fortemente che la questione sicurezza in Calabria va bene al di là del concetto di ordine pubblico. Essa richiede un progetto integrato e forte, non solo e non tanto investimenti in prevenzione ma investimenti per agevolare, sostenere lo sviluppo, il lavoro, la cultura, il libero dispiegarsi dell’impresa nella nostra Regione.
Noi pensiamo che l’eccessiva dipendenza economica, la fragilità del tessuto imprenditoriale produttivo, i fenomeni di disagio e di esclusione sociale, la debolezza anche e la frammentarietà del sistema politico ed istituzionale rappresentino condizioni e situazioni che fanno lievitare e propagare il fenomeno criminale.
Veniva detto questa mattina in Calabria che siamo ben oltre l’allarme rosso. C’è un rischio evidente nell’immaginario collettivo non solo tra i lavoratori calabresi ma anche nell’insieme della società italiana. C’è un rischio evidente che la Calabria venga considerata una sorta di protettorato della mafia e questo è ingiusto per un paese civile e per una Regione che invece vanta antiche tradizioni di civiltà e di responsabilità.
Ognuno si deve assumere di fronte a questi delitti le proprie responsabilità, contribuendo a rendere effettiva e concreta la sovranità dello Stato nei nostri territori e per far questo dobbiamo pretendere certamente più attenzione da parte delle istituzioni nazionali verso la Calabria. Abbiamo bisogno di maggiore presenza dello Stato, di più iniziative democratiche dello Stato.
Ma occorre anche un nuovo e diverso protagonismo nella classe dirigente di questa Regione e parlo di classe dirigente e ci metto tutti, anche il sindacato.
Un nuovo protagonismo che deve abbandonare la logica sterile della lamentazione, della protesta improduttiva, della divisione, delle lacerazioni ed invece assolvere, assumere una funzione nuova di progettualità, di programmazione, di costruzione di una ipotesi vera e forte per lo sviluppo, il lavoro contro la illegalità nella nostra Regione.
Perché la mafia si combatte anche sul terreno dei comportamenti individuali e collettivi riscoprendo il valore etico della responsabilità, del rispetto delle regole privilegiando sempre la trasparenza, l’efficienza amministrativa, spezzando i legami ed i rapporti molte volte invisibili, le collusioni, le contiguità tra ‘ndrangheta, mafia e anche pezzi delle istituzioni e del mondo della politica.
Dobbiamo fare, in poche parole, gesti concreti per favorire un impegno politico e sociale finalizzato a realizzare il bene comune.
Siamo d’accordo con lei, Presidente Bova, di sostenere questa richiesta al Capo dello Stato. Serve un efficace coordinamento forte tra lo Stato nazionale e le istituzioni locali per fronteggiare e contrastare l’azione della criminalità organizzata e della mafia.
Il Sindacato confederale, chiudo, le assicura Presidente Bova, ogni impegno finalizzato a sostenere, realizzare, intraprendere, insieme alle istituzioni locali, insieme alle forze democratiche di questa Regione, insieme alle associazioni imprenditoriali, una vasta e forte iniziativa di lotta e di mobilitazione civile e democratica contro la mafia e il crimine organizzato.
La Calabria degli onesti ha bisogno del contributo unitario e responsabile di tutti noi in questa lunga e difficile battaglia. La dobbiamo fare questa battaglia nella memoria di quanti hanno creduto che questa Regione potesse liberarsi dalle catene della criminalità organizzata.
Questa battaglia la dobbiamo ancor di più fare oggi per ricordare il sacrificio dell’amico Franco Fortugno, affinché la sua testimonianza non sia inutile nella nostra regione.
Vedete – e chiudo veramente – serve un nuovo protagonismo di tutti noi, una maggiore responsabilità di tutti, degli onesti nella nostra regione. Dico questo perché ricordo una frase famosa di uno scrittore americano che ripeteva sempre che la tragedia, la vera tragedia del nostro tempo non è solo l’opera dei malvagi ma molte volte la vera tragedia è l’inutilità, l’arrendevolezza delle opere dei buoni in questa nostra società. Grazie”.

 


* Segretario generale Cisl Calabria
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