24 ottobre 2005    

Limitare la legislazione premiale (di Renato Meduri*)




 “E’ con profonda emozione che, dopo tanti anni, riprendo la parola nell’Aula del Consiglio regionale che, sia pure in altro sito, mi ha visto insieme a tanti colleghi che oggi sono qui presenti. Da Mario Oliverio a Geppino Camo a Pino Gentile ed altri ancora, il Consiglio regionale ci ha visti protagonisti di grande battaglie, di grandi cimenti, di grandi incontri e scontri politici combattuti sempre all’insegna della correttezza e della grande passione civile. Ricordo i dibattiti, spesso infuocati ma anche la grande collaborazione all’interno delle Commissioni consiliari. Grande lavoro spesso fino a notte inoltrata sempre al servizio di questa Regione.RENATO MEDURI
Tutte le volte che incontravo Franco Fortugno rivivevo quelle battaglie perché Franco era genero dell’onorevole Mario Laganà, ma soprattutto era nipote di quel Guido Laganà col quale abbiamo condiviso 15 anni di battaglie politiche all’interno di questo Consiglio regionale.
Ebbene, anche allora, noi abbiamo fatto battaglie imponenti per la legalità e si può ben dire che anche quelli di allora erano tempi difficili. Non ci dimentichiamo che fu il tempo della strage di Razzà di Taurianova.
La mafia, ieri come oggi, faceva quasi da padrona anche nella locride. Le stesse famiglie di allora sono, con qualche piccola variazione, le famiglie che dominano anche oggi.
Ecco, il nostro impegno non può rimanere pura enunciazione di principio. Ed è anche per questo che noi abbiamo subito inteso riunire l’Esecutivo regionale del Partito.
Ringrazio Gianni Dima, nostro coordinatore regionale per la sensibilità dimostrata, così come ringrazio il Presidente del Consiglio regionale per aver convocato questa riunione con urgenza; ma – se mi consentite – ringrazio anche il ministro dell’Interno, onorevole Pisanu, che non ha esitato un attimo a precipitarsi a Reggio Calabria per coordinare le azioni e le idee che devono portare ad un pieno coinvolgimento di tutte le forze ed una più forte azione di tutti noi per combattere la mafia e la criminalità organizzata.
Voglio ringraziare anche il mio Presidente nazionale, onorevole Fini, che con grande spirito di solidarietà ha già telegrafato alla famiglia di Franco Fortugno ed a Francesco Rutelli per esprimere la solidarietà della nostra civiltà politica, della nostra comunità politica. Una comunità che, in queste come in altre occasioni, non bada alla appartenenza politica ma alla comune appartenenza ad una società civile che si vuole veramente svincolare dai tentacoli di una mafia che impedisce uno sviluppo reale alla nostra Regione.
Vedete, io non credo che sia esatto dire che la Calabria è sola ed isolata, non è vero. Condivido maggiormente l’analisi che è stata fatta oggi in questa sede sulla frammentazione di una ‘ndrangheta che è tanto più forte perché organizzata orizzontalmente e non verticalmente, per cui è più difficile combatterla.
Non bisogna però dimenticare i grandi successi che ha registrato lo Stato con l’arresto, in questi ultimi tempi, di latitanti che risultavano ai primissimi posti nella graduatoria della latitanza italiana.
Io come tanti ritengo che Franco Fortugno sia stato il più mite, il più educato, il più garbato tra tutti i politici calabresi.
Non è un caso – sono d’accordo con voi – che Franco sia stato colpito durante una manifestazione politica. Condivido l’opinione espressa da Marco Minniti e cioè che quella riunione, quel fatto elettorale, che pure era di una parte, rappresentava un po’ la politica nel suo complesso. Ognuno di noi si è sentito colpito da quell’atto feroce e cinico perché è stato compiuto nei confronti di una persona che era nella piena espressione del suo mandato popolare. Era l’espressione della democrazia che veniva colpita in quel momento.
Sono convinto che le indagini accerteranno che Franco Fortugno non aveva nulla da temere né tantomeno aveva alcun motivo per cui la mafia dovesse colpirlo per eventuali interessi convergenti. Credo che nessuno in questa società politica calabrese abbia interessi convergenti con la mafia. Sarebbe veramente triste pensare una cosa del genere.
Questa mafia e questa espressione criminale si combatte con la solidarietà, una solidarietà che però deve essere complessiva ed univoca.
Tu, Marco, hai fatto chiaramente intendere una richiesta di indurimento nei confronti di questa mafia con qualunque sistema, naturalmente legale.
In questa direzione, ritengo che la sllidarietà si debba trovare (come è stato nella conferma definitiva del 41 bis) nel tentativo di limitare la legislazione premiale nei confronti della criminalità. Perché, cari amici, potrebbe accadere che preso un giorno l’omicida feroce, cinico, violento di Franco Fortugno, accada il miracolo che il giorno dopo egli si penta. Ed in quanto pentito, invece di essere condannato per l’omicidio di Franco Fortugno, venga premiato perché indica l’omicida di un altro delitto.
Credo che sia l’ora di smetterla in questo senso. Noi dobbiamo trovare il coraggio di essere sì una società democratica ma, ferma e determinata nei confronti della criminalità e,perché si arrivi a questo, dobbiamo smetterla un po’ tutti con un garantismo troppo gratuito che c’è stato per il passato, c’è anche ora e speriamo che ci sia di meno per il futuro.La solidarietà degli onesti deve significare anche questo: l’indurimento delle misure di repressione nei confronti di chi è meno solidale con la società civile.Anche un’altra cosa deve significare, caro Marco: la diminuzione del peso di questa legislazione premiale. E’ ora che nei palazzi di giustizia si ricominci ad usare il cervello, a pensare, a fare le indagini senza aspettare l’imbeccata del pentito.Questa rappresenta la debolezza dei palazzi di giustizia più impegnati a spargere veleni fra di loro anziché pensare come devono mettere in opera il cervello per combattere veramente la criminalità. Il rischio altrimenti è quello di fare soltanto parole. Perché nello Stato c’è chi ha ottenuto successi strepitosi – e sono le forze dell’ordine in Calabria – e c’è chi invece insegue spesso fantasmi e quei fantasmi spesso li cerca all’interno del proprio palazzo.
In questo senso, credo che oggi tutti noi dobbiamo mobilitarci per rappresentare una solidarietà che non deve essere di facciata, ma che deve essere effettiva e che deve consentire a questa società calabrese di potersi rilanciare verso la speranza che non deve morire e non morirà, di potersi sviluppare nella libertà.In una libertà che le consenta di pensare che di lato a noi non abbiamo il cinico assassino o l’affarista che fa dell’affare, più che della propria missione politica, il senso dominante della propria vita. Dobbiamo metterci in condizione di essere convinti che di lato a noi c’è uno che come noi vuole lottare per questo tipo di battaglie.
Abbiamo speso una vita in questa direzione, continueremo in questa direzione, ma io mi auguro caro Marco che insieme si continui confrontandoci e scontrandoci quando è necessario ma soprattutto confrontandoci per ricercare tutti assieme le migliori ricette per essere al servizio vero e reale della società calabrese.
 

* Senatore della Repubblica di Alleanza Nazionale
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