24 ottobre 2005    

Una speranza ferita, ma non annientata (di Mario Tassone*)




 “Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta regionale, credo che questi siano momenti difficili. E’ difficile, ovviamente, darsi una ragione, come è difficile anche dare delle risposte appropriate. Anche queste iniziative, che sono importanti e fondamentali, rischiano, se non hanno un seguito coerente, di essere un momento racchiuso in se stesso, senza respiro e senza incidenza.MARIO TASSONE
E’ il momento, certo, delle riflessioni, delle considerazioni molto forti ed accentuate, le stesse considerazioni che noi abbiamo fatto anche in questa sala del Consiglio regionale alla presenza, qualche tempo fa, del ministro Pisanu, ma anche in altre occasioni. Noi possiamo coniare le parole più efficaci, ma nessuna parola e nessun ragionamento danno il senso del nostro tormento, del nostro travaglio e del nostro dolore, che è un dolore verso un uomo, un amico che è scomparso, verso la famiglia, che è il tormento della inanità di questa nostra regione, della sua debolezza. E’, sì, la democrazia sequestrata, imbavagliata, certo non muore semplicemente un consigliere regionale, muore ancora una volta una parte di questa regione, di noi stessi, muoiono alcune speranze, vengono meno alcune certezze, alcuni ottimismi, muore una parte di noi: ancora una volta viene ad essere sotterrata una cultura che più volte recuperiamo nei nostri discorsi, nei nostri approcci, nelle nostre manifestazioni, questa grande cultura della Magna Grecia che, purtroppo, è uccisa continuamente ed ogni giorno da questi atti e da questi gesti infami.
Cosa dire e cosa fare? Questa mattina, a Roma, avevo alcune sollecitazioni: ‘Dobbiamo militarizzare la Calabria!’. Io ricordo la Calabria quando fu militarizzata, nel 1970. Basta tutto questo oppure c’è un percorso molto più efficace e ragionevole da seguire? Parliamoci con estrema chiarezza: è il percorso della nostra solidarietà e della nostra identità. Guardate, la ‘ndrangheta è orizzontale, la difficoltà di esorcizzarla è di sconfiggerla è proprio perché è distribuita e frammentata, come a volte è frammentata questa nostra regione. Pensate un momento che cosa significhi per noi le frammentazioni, le divisioni e quindi la distribuzione di piccoli o grandi concentrati di potere. Ma noi che abbiamo e siamo una classe dirigente a livello istituzionale tentiamo il percorso della solidarietà, di dare un respiro.
Quindi non la militarizzazione, ma l’occupazione dei cittadini. Una grande mobilitazione che però non si raggiunge attraverso un semplice appello o gli appelli. No, una mobilitazione in Calabria si può raggiungere se tutti noi altri diamo una testimonianza vera, di dignità e di decoro. Se non ci sono queste testimonianze ovviamente non c’è nemmeno una rispondenza da parte della realtà di questa nostra Regione.
Allora possiamo chiedere il rafforzamento delle forze di polizia, l’invio di militari, una magistratura attenta ed incidente ma fanno ognuno il loro dovere. Tutti quanti nel nostro piccolo o nel nostro grande facciamo il nostro dovere ma c’è uno sforzo. Pittella ricordava il terrorismo vissuto pienamente negli anni di piombo in Parlamento.
Il terrorismo è diverso dalla mafia ma allora si sconfisse con una grande mobilitazione, il Paese si stava perdendo. Noi dobbiamo cercare questa solidarietà al Paese ma prima di cercarla al Paese diamo anche testimonianza di essere anche noi portatori di solidarietà verso noi stessi.
Ve lo dico con estrema chiarezza anche perché ho visto alcuni servizi giornalistici che non c’entravano nulla con questa vicenda. Il tentativo di strumentalizzare ogni cosa, sono queste le piccole cose che contraddistinguono il ritmo della nostra vita politica.
Qui è un lutto di tutti, è la morte di tutti sul piano politico di tutti noi altri. Era uno di noi che faceva parte della nostra storia.
Ecco se noi sentiamo in questi momenti questo grande afflato possiamo anche trovare le grandi iniziative. Certo Presidente del Consiglio regionale, l’incontro con il Capo dello Stato, con il Parlamento, con tutti quelli che voi volete, ma ci deve essere un incontro fra di noi vero e vi chiedo scusa se io ho voluto impostare il mio intervento su questo tema che non è ininfluente, non è un tema che butto lì perché tanto è un tema consumato e quindi lo voglio recuperare. E’ il tema che riguarda quindi una nostra sensibilità.
Questo per dar forza agli amministratori, agli imprenditori, a questa Calabria che vive e opera, a questa Calabria che si vuole sempre più piegata e rattrappita, indebolita e mortificata.
Credo che la reazione deve essere quella che non vale per una settimana o per un mese ma deve essere un modo di vita, di essere e di stare nelle istituzioni e nelle società. Questa è la parte più difficile senza inseguire parzialità, particolarismi e settorialismi.
E’ unita questa Calabria? Io dico di no. E’ solidale questa Calabria? Io dico di no. E’ questo il fallimento della politica e di tutti noi altri. Non è solidale, siamo divisi da paese a paese e anche all’interno dello stesso paese. Quindi poi ci sono coperture e connivenze che si consumano via via nel tempo.
Dare alla Regione un senso a quella che è una battaglia di civiltà significa proiettarsi in termini diversi. Credo che questo sia stato il compito di questo Consiglio, ecco perché ho voluto parlare certamente come uomo di governo ma come esponente di un partito politico e ritengo anche a nome del mio Partito in Consiglio regionale.
Ecco, parlare come me stesso, come parlamentare e come calabrese profondamente innamorato della propria terra che vede questa come una giornata di lutto, come una speranza colpita e dissolta ma certamente le speranze non possono morire. Se siamo qui c’è una speranza di essere noi stessi, andare e guardare avanti in fiducia e sicurezza”.

 


* Viceministro per le infrastrutture e i trasporti
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